Maria Elena Boschi è intervenuta oggi sul referendum costituzionale d’ottobre durante le discussioni al convegno del Centro Studi Americani di Roma: il ministro titolare della riforma Costituzionale al vaglio del voto in autunno ha espresso il suo giudizio sulla capacità del governo di arrivare al voto e sulla difficile situazione attuale del Partito Democratico. «Mi auguro che sia un voto per gli italiani che sia la scelta consapevole sul contenuto delle riforme. È però evidente che il governo ha fatto di queste riforme il tratto distintivo e non potremo non tenere conto che il risultato del referendum di ottobre sia un giudizio sull’operato dell’esecutivo». Per la bella ministra del Governo Renzi, «sarà una battaglia positiva e non violenta ma una battaglia, in cui saranno contrapposti schieramenti che non solo andranno nel merito della legge ma che vorranno augurare una lunga vita o non lunga all’azione del governo».



Che il Pd sia preso da da una profonda divisione interna non bisognava aspettare il referendum di ottobre sulla riforma costituzionale per scoprirlo, anche se la lotta e battaglia che Renzi dovrà portare sulla legge “madre” del suo mandato, il ddl Boschi, contro le opposizioni rischia di doverla condurre anche in casa propria. Lo scontro su una legge perfettibile che chiamerà al voto gli italiani il prossimo autunno è stat materia di intervista a Gianni Cuperlo su Quotidiano Nazionale. Uno dei leader della cosiddetta minoranza dem ha voluto esprimere in maniera chiara il punto di disfida: «Io la riforma costituzionale l’ho votata, ma ho detto che quel voto non era una cambiale in bianco». Servono infatti nuove migliorie secondo Cupelro che arrivino a definire, prima o dopo il voto questo poco conta, un impianto di legge accettabile: «vanno regolate l’elezione dei sanatori e la nuova disciplina sul referendum, inoltre va riaperto dibattito sull’accorpamenti delle regioni e chiarire alcuni aspetti regolamentari a tutela delle minoranze. Da ultimo va rivisto l’Italicum che non funziona con la nuova Costituzione», ovvero secondo Cuperlo bisognerebbe sistemare la modalità di assegnazione e la sua entità del premio di maggioranza. Il rivale di Renzi si dice aperto al confronto ma con un ultimatum: «chi insiste nel trasformare quel referendum in un plebiscito se ne deve assumere la responsabilità». 



Oggi al Senato si discute del referendum costituzionale d’ottobre che dovrà decidere con il voto dei cittadini se la riforma Boschi possa essere definitamente deliberata oppure bocciata definitivamente: si riunisce per la prima assemblea il Comitato Popolare per il No alla riforme costituzionali. Cresce il fronte del no dunque al referendum confermativo sul ddl Boschi e non solo per le ali estremi di magistratura e dell’opposizione alla maggioranza renziana, ma anche dal mondo più moderato sia politico che giuridico. Questo il senso del Comitato Popolare che oggi si riunisce per la prima volta in modo da presentare le istanze di una battaglia che si svolgerà nei prossimi mesi prima del reale voto in autunno. Alle ore 16.30 al Senato è convocata la prima assemblea pubblica promossa proprio per presentare il Comitato, con l’incontro aperto dal titolo «La riforma costituzionale: uniti per il NO! Le modifiche alla Costituzione non preparano il futuro ma ripropongono un passato superato, un uomo solo al comando non può garantire la stabilità». Messaggio chiaro che si contrappone alla riforma renziana che sta di fatto dividendo i settori politici e giuridici sui favorevoli e i contrari al referendum: intervengono oggi a Roma e faranno parte del comitato tra gli altri politici e giuristi, Luigi Compagna, Mario Mauro, Clemente Mastella, Carlo Giovanardi, Paolo Maddalena e Cesare Mirabelli.

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