La squadra per il Comitato nazionale del Referendum costituzionale d’ottobre è in procinto di essere preparata, e ovviamente l’imprimitura iniziale lo darà Renzi che sta lavorando assieme a Maria Elena Boschi e Luca Lotti per sistemare i nomi e chiedere le presenze a vari personaggi in vista nel mondo politico e giuridico per il sostengo al Sì nel voto referendario confermativo in autunno. Per preparare al meglio l’intera squadra, il premier si serve del guru della comunicazione di Obama, Jim Messina: dopo il no incassato da Napolitano per rappresentare il volto simbolo del Sì al referendum d’ottobre, si cercano altre personalità che dovrebbero portare Franco Bassanini, Luciano Violante, Pierluigi Castagnetti e Anna Finocchiaro come punte di diamante tra i politici, dal punto di vista parlamentare lavorano ai fianchi genere come Emanuele Fiano e Andrea Romano. Sul piano accademico invece? Qui, secondo il Fatto Quotidiano, tra politologi, costituzionalisti e giuristi, dovrebbero essere della squadra per il Sì, Francesco Clementi (Professore diritto pubblico), Nicola Pignatelli (Università di Pisa), Carlo Fusaro (Professore di scienze politiche e giuridiche a Firenze) e Salvatore Curreri (Diritto Pubblico) e tanti altri ancora. Resta ancora da trovare il voto simbolo, ma tra Lotti, Boschi e Messina a breve dovrebbero presentare la figura ideale all’approvazione di Renzi.



Matteo Renzi lancia per la terza volta in pochi giorni la battaglia sul referendum costituzionale d’ottobre: la sua battaglia politica, il suo manato come premier passa tutto da quella riforma che in autunno i cittadini andranno a giudicare nel referendum confermativo. Il ddl Boschi è sempre già dentro alla partita politica con i comitati per le due posizioni contrapposte che stanno sorgendo in tutta Italia, e di cui Renzi stesso è entusiasta. Ieri durante il consueto #MatteoRisponde sui social il giovane presidente del consiglio è andato dritto alla meta: «Se il referendum di ottobre vedrà sconfitto il fronte del sì io ne trarrò le conseguenze perché io non sono un politico come gli altri e so che la politica è un servizio», spiega Renzi sulle riforme. «C’è chi mi critica perché sto personalizzando il referendum? Ma se perdo quella che è la partita epocale che fai, non ne trai le conseguenze? La conseguenza dell’andare a casa sta nella logica dei fatti, perché a differenza degli altri io non sto aggrappato alla sediolina», ha aggiunto. Si attendono ovviamente reazioni con la minoranza dem che, siamo certi, si segneranno queste parole per il primo giorno dopo il voto in autunno: chi avrà l’ultima parola?

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