Una delle dirette conseguenze per la legge sulle Unioni Civili saranno tutti i diritti nuovi aa aggiunti per le coppie che decidono di registrare la loro unione gay o etero che sia con relativi diritti assimilabili a quelli del matrimonio normale. Uno di questi è la reversibilità della pensione per il partner, con possibili problemi sulle casse e finanze dell’Inps, già pesantemente in difficoltà: «c’è sicuramente un aggravio dei costi per il sistema, inevitabile e nell’ordine di qualche centinaio di milioni di euro, ma è sostenibile», dice Tito Boeri, presidente Inps intervenendo a margine del Rapporto Favo sull’assistenza dei malati oncologici. Boeri ha fornito alcuni elementi di valutazione sulle pensioni per le coppie gay alla commissione parlamentare ed i costi non stati rilevati come molto alti. «Ci siamo infatti allineati all’esperienza tedesca, perché la legislazione della Germania era simile a quella nuova italiana». Non sarà l’ultima e neanche la prima conseguenza di una legge storica che porta con sé un mare di polemiche, per molti anfratti legislativi che andranno chiariti di volta in volta dalle istituzioni.



Lo avevano detto ieri dopo l’approvazione con la fiducia della legge sulle Unioni Civili e oggi hanno convocato una conferenza stampa alla Camera per spiegare i motivi della scelta: alcuni membri trasversali del centrodestra-moderati hanno presentato la richiesta del referendum abrogativo del ddl Cirinnà, e metteranno in pratica con tutto l’iter di raccolta firme se il presidente Mattarella dovesse firmare la legge sulle Unioni Civili del Governo Renzi. «Non siamo contrari al riconoscimento dei diritti, ma Renzi ci ha impedito con la fiducia di emendare e discutere la legge», racconta Carlo Giovanardi, presente assieme a Sacconi, Quagliariello, Centinaio, Roccella, Malan, Gasparri e tanti altri esponenti di Lega Nord, Forza Italia, Ncd, Fratelli d’Italia, Italia Univca, Ds-Cd e Conservatori e Riformisti. Il centrodestra, con alcuni deputati, presenta dunque fronte comune contro la legge Cirinnà approvata ieri: «Chiediamo di abrogare solo alcuni articoli in particolare quelli che creano una discriminazione tra ipotesi di convivenza tra coppie eterosessuali e quelle omosessuali. Non siamo contrari a che vengano assegnati diritti alle persone e alle affettività, ma questa legge tende a creare un simil-matrimonio per poter consentire a due omosessuali di diventare genitori di figli programmati e che come tali avranno grandi problemi», spiega Gaetano Quagliariello durante la conferenza stampa finita poco fa.



Tra tante polemiche e scontri è stata approvata ieri la legge sulle Unioni Civili. Il via libera definitivo è arrivato con il voto dell’Aula della Camera: il testo è stato approvato a Montecitorio con 372 voti a favore, 51 contrari e 99 astenuti. Mentre in Italia dunque si dava l’ok al testo, oltralpe si parlava di divorzio lampo: in Francia infatti si discute proprio in questi giorni di una modalità veloce per mettere fine ai matrimoni, senza che i coniugi si presenti davanti al giudice. A darne notizia è l’agenzia di stampa Ansa che riferisce che “nella norma presentata dal ministro della Giustizia, Jean-Jacques Urvoas, le coppie in crisi potranno così procedere a una sorta di divorzio fai-da-te rivolgendosi semplicemente a due avvocati. Questi saranno chiamati a redigere una ‘convenzione collettiva’ che verrà poi approvata da un notaio di fiducia”. Già nel 2013 l’ex guardasigilli Christiane Taubira aveva provato a introdurre una norma del genere e ora ci riprova il suo successore Urvoas per il quale, come si legge sul Figaro, “la riforma contribuirebbe alla ‘semplificazione’ e alla ‘pacificazione delle relazioni tra congiunti’, velocizzando i tempi della giustizia, alleggerendo il lavoro dei tribunali e facendo risparmiare soldi allo Stato”.



Il giorno dopo la legge approvata sulle Unioni Civili il governo vive difficoltà su due fronti: l’area cattolica ha giurato guerra a Renzi e gli esponenti all’interno del Pd e dell’Ncd si trovano tra due fuochi nell’imbarazzo di dare un segnale al proprio elettorato, il che vorrebbe dire nell’immediato futuro qualche mossa in questo senso che provi a ricucire lo strappo del ddl Cirinnà. Dall’altro però l’area più sinistra, più laica e impegnata sul fronte dei diritti civili, come appunto le unioni di cui sopra: Michela Marzano, filosofa e deputata ha deciso stamani di lasciare il Pd per il motivo opposto, ovvero che la legge è troppo poco schierata per i diritti LGBT. «Me ne vado, lascio il gruppo Pd: inaccettabile lo stralcio a stepchild adoption e famiglia», sono le dure parole rilasciate in una intervista a Repubblica dove la donna spiega le sue ragioni nel dettaglio. «Aver eliminato dalla legge sulle unioni civili ogni riferimento a famiglia e stepchild adoption rappresentano un vulnus per me difficile non solo da accettare ma anche da giustificare pubblicamente». La scelta arriva in sostanza perché «non me la sento, oggi, di non essere coerente con me stessa e con le mie battaglie per opportunità politica. Lo so che, sulla unioni civili, non si poteva forse fare diversamente e considero che sia importante per l’Italia avere finalmente una norma che garantisca e protegga le persone omosessuali».

Le Unioni civili ora sono legge: dopo il passaggio della fiducia alla Camera e la conferma con il voto di ieri sera, il ddl Cirinnà trova la luce dopo mesi passati di lotte, divisioni e scontri politici-sociali. Ora è il tempo delle polemiche, dei giudizi e delle conseguenze dopo che la prima legge sulle Unioni Civili è diventata realtà, spaccando l’ala cattolica della maggioranza e rendendo ancora più aspra la tensione tra Governo e opposizioni, per non parlare della minoranza dem. In una intervista a caldo fatta da Radio Capital, il premier Matteo Renzi ribadisce l’importanza della legge in oggetto: «Nessuno ha diritto a disapplicare la legge, di fronte alla legge si ferma il politico, persino il magistrato. Se a Padova Bitonci non vorrà celebrare, lo farà qualcun altro ma il Comune ha l’obbligo e la responsabilità giuridica di farlo, Bitonci non potrà rifiutarsi di delegare a qualcun altro. È una battaglia finalizzata solo alla strumentalizzazione». Opposizioni che gli danno dello squadrista, con l’intervento “difensivo” della super ministra Maria Elena Boschi che fa da scudo: «Siamo ad un passo da un risultato storico per il nostro Paese, il resto è zero». Perderà ora tutti i voti cattolici? Renzi è convinto di no, «non so dire, nessuno ha fatto calcoli o verificato le posizioni con i dati dei sondaggi, perché quando ci sono cose giuste fanno fatte. Punto. Se uno deve perdere i voti per una battaglia giusta li perde. Ma l’atteggiamento di parte del mondo cattolico è atteso e persino comprensibile, solo un po’ fuori luogo le dichiarazioni di chi collega questo al referendum costituzionale», con chiaro riferimento a Massimo Gandolfini portavoce Family Day che in giornata aveva detto “fermiamo Renzi, ora in blocco per il no al referendum di ottobre”. Chiusura importante del Presidente del Consiglio sull’annoso problema delle adozioni gay, che dopo lo stralcio in Senato della stepchild adoption al ddl Cirinnà ora viene riproposto con un’altra legge. «Sulle adozioni gay non so se ci sono le condizioni parlamentari, vedremo nelle prossime settimane e mesi». Intanto domani alle ore 11.30 alla Camera si terrà la conferenza stampa con tutti i parlamentari che presentano il referendum abrogativo per la legge sulle Unioni Civili: la battaglia evidentemente non è finita.