Aspro oggi il dibattito politico a Milano in vista delle elezioni comunali 2016. Il voto per le amministrative è previsto per il prossimo 5 giugno in oltre 1300 comuni. Nel capoluogo lombardo i due principali sfidanti che gli ultimi sondaggi politici prima del silenzio elettorale danno in parità sono Giuseppe Sala, candidato per il Centrosinistra, e Stefano Parisi, candidato per il Centrodestra. In corsa per la poltrona di sindaco di Milano anche altri politici tra cui Gianluca Corrado, candidato per il M5s che ha dichiarato, al termine di un confronto elettorale all’università Statale: “Anche oggi, come praticamente in tutti i confronti cui ho partecipato, il pubblico non ha avuto la possibilità di ascoltare Giuseppe Sala. Il candidato Pd evita questi incontri, a meno che non sia lui a imporre le regole o siano eventi dedicati a lui, senza un confronto con gli altri candidati. Io sono convinto che i confronti siano un’occasione imperdibile per chi vuole diventare sindaco per ascoltare le richieste dei cittadini, oltre che per esporre le nostre proposte. Quella di Sala è una strategia politica: si sente sicuro di vincere e quindi di non aver bisogno di questi appuntamenti. In realtà Sala nega un importante diritto agli elettori, che spero si rendano conto della sua scarsa trasparenza e partecipazione”.



Scontro sul piano tasse in vista delle Elezioni Comunali Milano 2016 che si terranno il prossimo 5 giugno. Pierfrancesco Majorino, esponente del Partito Democratico e attuale assessore al Welfare nella giunta uscente Pisapia, ha scritto infatti sul proprio profilo Facebook un post sulle differenti proposte a riguardo dei due maggiori candidati a sindaco della città, Giuseppe Sala per il Centrosinistra e Stefano Parisi per il Centrodestra: “La differenza tra le proposte di Sala e quella di Parisi sull’abbassamento delle tasse locali è molto semplice. Quella di Sala si fa sapendo di poterla mantenere. Costa al Comune 40 milioni di euro e fa si che tre quarti della popolazione milanese non ‘paghi’ nulla sul piano dell’addizionale IRPEF. Quella di Parisi di milioni ne costa 150. Tratta i ricchi e il ceto medio allo stesso modo e per attuarla bisogna dare una botta pazzesca ai servizi sociali. Sala è un riformista serio. Parisi un uomo della destra liberista. Altro che ‘son tutti uguali’ “. (clicca qui per leggere tutto)



Milano in queste elezioni comunali 2016 è certamente il laboratorio politico più ricco di spunti che potremmo chiamare “non banali”: gli attori in campo, Stefano Parisi e Giuseppe Sala, si stanno sfidando con armi finora lecite ma che spesso sconfinano nel raggio d’azione avversario. Se Parisi si espone per una possibile moschea a Milano, mister Expo ha chiesto ieri maggiori controlli per la sicurezza, annunciando la richiesta da programma di 300 agenti militari in più. Sentite le sue parole durante un collegamento con il comitato elettorale: «Dobbiamo aumentare le forze in campo, la situazione non permette di rilassarsi nonostante i numeri positivi: l’esperienza di Expo e la capacità di creare un sistema coordinato e una collaborazione è fondamentale. Riteniamo che servano circa 300 agenti in più, ripartendo da giugno con le assunzioni ma soprattutto limitando i compiti amministrativi per liberare personale». Apriti cielo, la sinistra contro Sala definito ancora “di destra e con battaglie da destra”: Sala ha risposto tirando dritto, dicendo anche “ne sto parlando con il ministro della Difesa Pinotti, i soldati possono andare a integrazione, per esempio su obiettivi sensibili”. Quei militari li aveva chiamati la Moratti e non ha paura Sala ad ammettere che la scelta di Pisapia di fermare la richiesta della Moratti non è per lui condivisibile. Glielo fa notare ma cercando di criticarlo anche Ignazio La Russa che ha replicato direttamente sul Secolo d’Italia alla notizia riguardante la proposta di Sala per le prossime comunali di Milano. «Giuseppe Sala ha nella sua coalizione quelli che i militari li hanno tolti. Con questo governo non potrebbe nemmeno, il numero di militari in tutta Italia è così basso che non sarebbe più possibile farlo». Un rebus che certamente rimette Sala al centro delle polemiche per la parte più di sinistra della sua coalizione: di sicuro il voto dei centri sociali in questo modo non se l’è “ingraziato”.