Ultimi giorni di campagna elettorale per i candidati sindaco delle grandi città. A Roma sono in lizza cinque nomi: Virginia Raggi per M5s, Roberto Giachetti per il Pd, Alfio Marchini per Forza Italia e Ncd-Udc, Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia e Lega Nord, Stefano Fassina per Sinistra Italiana. A Milano corrono invece Stefano Parisi per il centrodestra, Giuseppe Sala per il Pd, Gianluca Corrado per M5s e Basilio Rizzo per SI. Ne abbiamo parlato con Roberto Weber, sondaggista e presidente dell’Istituto Ixè.



Come vede la situazione del voto a Roma?

Roberto Giachetti è in vantaggio rispetto a Giorgia Meloni. Questo quadro lascia intuire che Virginia Raggi vince sicuramente le elezioni, e viene sconfitta l’ipotesi che i moderati possano correre da soli. Pur con il sostegno di Forza Italia, Alfio Marchini è molto indietro. Non c’è incremento di consensi, e questo sta a dimostrare che se il centrodestra non si ricompatta perde la sfida sia con il centrosinistra sia con M5s.



La Raggi vince anche al secondo turno?

Sì, al secondo turno la Raggi vince in modo nettissimo. Gli elettori dei candidati esclusi dal ballottaggio si scaricano infatti su di lei. Nel caso di una sfida Raggi-Giachetti, gli elettori del centrodestra moderato al ballottaggio votano per M5s. Si aggiungono quindi consensi come nello schema di Parma.

C’è un fattore che può rimescolare le carte?

Niente e nessuno. Non vedo nessuna possibilità che ci possa essere una rimonta né di Giachetti né della Meloni né di Marchini. Vengono al pettine molti anni di governo cittadino da parte del centrosinistra e del centrodestra, e la risposta degli elettori è molto radicalizzata.



A Roma chi o che cosa può smuovere astenuti e indecisi?

Nella grandissima maggioranza dei casi gli indecisi si spalmano come quelli che hanno già dichiarato l’intenzione di voto. E comunque perché si spalmino in maniera diversa, bisogna che i distacchi tra il primo e il secondo siano limitati. Dal momento che qui sono ampi, non c’è nessuna possibilità di recupero. Tutti gli indicatori sulla fiducia e sulla credibilità delle altre forze politiche in campo sono negativi. E’ quindi una partita scontata.

Che cosa si aspetta invece dalla sfida tra Sala e Parisi a Milano?

Sala è avanti di qualche punto, con tutti gli indicatori a suo favore. Sostanzialmente assistiamo a uno scontro più tradizionale tra centrosinistra e centrodestra, perché i Cinque Stelle sono più deboli. Nel corso del tempo Sala ha perso qualcosa, ma è abbastanza avanti e risulta in testa anche al ballottaggio. A Milano possono ancora verificarsi eventi in grado di spostare qualcosa in un senso o nell’altro, ma è difficile dire che cosa.

 

E al secondo turno?

Il secondo può risultare un po’ più faticoso per Sala, non si sa mai che cosa può accadere. L’impressione che abbiamo è che, a meno di incidenti di percorso di varia natura, il favorito sia Sala.

 

Chi ha votato per M5s e Sinistra Italiana per chi voterà al secondo turno?

Si dividono in tre parti. Una parte non va a votare, una parte sceglie Sala e una Parisi, senza però spostare gli equilibri.

 

(Pietro Vernizzi)