Quando nel 1823 il presidente americano Andrew Jackson mise in pratica per la prima volta quello che è passato alla storia come “spoil system”, nessuno si sarebbe immaginato che quel principio sarebbe balzato di attualità nella gestione delle amministrazioni locali italiane. In verità lo spoil system ha sempre riguardato, partendo dall’esempio americano, quel personale di vertice nella gestione dell’apparato statale con compiti strettamente riconducibili alla politica e quindi con un legame necessario di fiducia e consonanza con il nuovo presidente.



In tutti i paesi democratici lo spoil system più che dalle leggi è sempre stato dettato dalla coerenza, oltre che dalle consuetudini: è chiaro che gli stretti collaboratori di un capo di governo devono essere legati da un rapporto di fiducia e che lo stesso meccanismo dell’alternanza nel momento in cui si verifica richiede la sostituzione dell’intera squadra nei posti di vertice.



Il problema è dove può arrivare lo spoil system. Perché se è del tutto corretto che un presidente del consiglio così come un sindaco possano scegliere i loro diretti collaboratori è difficile pensare che questo principio si possa automaticamente estendere a tutti i dirigenti e amministratori, magari anche a quelli delle società controllate.

È quanto era avvenuto nel 2011 a Milano dopo l’arrivo a Palazzo Marino di Giuliano Pisapia: vennero sostituiti vertici della società Milano Ristorazione, controllata dal Comune, che ha il compito di gestire le mense scolastiche. Una vicenda che ha avuto diversi passaggi giudiziari prima di arrivare alla sentenza della Corte d’appello che ha condannato il Comune a risarcire i danni ai agli amministratori (assistiti dallo Studio legale Chiello & Pozzoli di Milano) indebitamente sostituiti. 



In effetti è vero che esistono due successive leggi, del 2002 e del 2006, che prevedono la possibilità di far decadere alti e medi dirigenti della Pubblica amministrazione dopo la nomina di un nuovo governo, ma è altrettanto vero che più sentenze della Corte costituzionale hanno limitato lo spoil system alle posizioni “apicali” escludendo la media dirigenza e le società controllate. Questo sistema infatti, secondo la Corte, non può infrangere lo spazio riservato all’indipendenza della pubblica amministrazione con la politica che deve essere impegnata solo a definire gli obiettivi e le linee guida per raggiungerli.

Proprio in questa prospettiva i giudici milanesi hanno sottolineato come “le valutazioni del sindaco sull’operato della vecchia gestione della società appaiono correlate al fatto che gli amministratori di Milano Ristorazione erano stati designati da un’amministrazione che aveva un orientamento politico-amministrativo diverso e, dunque, non erano più in grado di rappresentare gli interessi del nuovo corpo politico. Il che contraddice col fatto che il sindaco ha poi proceduto a bandire un concorso per individuare i sostituti con esperienza, competenza professionale di direzione, controllo, insegnamento e ricerca in organismi del settore pubblico o privato, tutti elementi che prescindono da valutazioni di natura politica e di stretta matrice fiduciaria”.

Sembra quasi un memorandum per le amministrazioni che verranno elette tra poco in molte piccole o grandi città italiane. Anche la politica ha grande necessità di valorizzare il merito, le competenze, la professionalità: troppe carriere nei settori pubblici o vicini al pubblico sono state invece costruite sulla vicinanza, l’amicizia e l’ossequio verso il potere. Con effetti negativi su quell’efficienza della Pubblica amministrazione che è un valore che va al di là e al di sopra del colore politico di sindaci e governanti.