“Il voto degli elettori ‘last minute’ penalizza la candidata di M5s, Virginia Raggi, favorendo la rimonta di Giorgia Meloni e Roberto Giachetti”. Lo afferma Fabrizio D’Esposito, giornalista politico de Il Fatto Quotidiano. Dall’inizio della campagna elettorale tutti i sondaggisti hanno riproposto quasi ossessivamente lo stesso scenario: la Raggi in testa con un ampio vantaggio, Giachetti , Meloni e Alfio Marchini più indietro sostanzialmente a parimerito. Ora ci troviamo nella fase del silenzio elettorale e i sondaggi non possono più essere pubblicati. Ma secondo voci di corridoio sempre più insistenti la situazione sarebbe cambiata negli ultimi giorni, in quanto la Meloni e Giachetti avrebbero “agganciato” la candidata dei Cinque Stelle.
Che cosa ne pensa di uno scenario con Raggi, Giachetti e Meloni sostanzialmente a parimerito?
Uno scenario di questo tipo non mi meraviglia affatto. I sondaggi fatti finora non tengono conto di due elementi. Il primo è che in Italia oramai si è consolidata un’area di astensionismo che è all’incirca del 40%. Al suo interno c’è comunque una fascia di persone che decidono per chi votare nell’ultima settimana o addirittura nell’ultimo giorno. E’ il cosiddetto “elettorato last-minute”.
A Roma chi favorirà l’“elettorato last minute”?
Nei sondaggi che sinora sono stati pubblicati la Raggi era in vantaggio in quanto espressione di un elettorato con le idee ben chiare, a differenza di altri cittadini più delusi e sfiduciati. Questi ultimi con l’approssimarsi del giorno del voto adesso entrano in fibrillazione scegliendo un candidato tradizionale come Meloni o Giachetti. Ma c’è anche un altro dato che penalizza la Raggi.
Quale?
Per le Comunali M5s presenta un’unica lista, a differenza di altri schieramenti che hanno una rete molto più vasta di candidati consiglieri e che quindi al primo turno possono esprimere un voto più “clientelare”. Proprio per questo, il vero problema della Raggi è più il primo turno che non il secondo.
Come andrà a finire?
In quest’ultima settimana gli elettori stanno decidendo come andare a votare, e soprattutto c’è una serie di liste che sostengono i vari candidati e che adesso sono al rush finale. E’ la stessa dinamica che nel 2013 alle Europee ci faceva gridare al sorpasso di M5s nei confronti del Pd, senza calcolare che anche allora c’era un 40% di elettori last minute.
La Meloni ha detto: “Trovo surreale il commissariamento continuo che il M5s sta facendo sulla candidata a Roma”. Questo fatto quanto indebolisce la Raggi?
Non la indebolisce affatto. Quello dei Cinque Stelle è un voto che esprime protesta, rabbia e voglia di cambiamento. La Raggi ha dalla sua anche una fisionomia chiara dal punto di vista della presenza in campagna elettorale. Quella della Meloni è dunque soltanto una frase propagandistica per guadagnare voti e magari arrivare a un clamoroso ballottaggio tra due donne. La Meloni avrebbe infatti maggiori possibilità di giocarsela in un ballottaggio contro la Raggi, mentre tra Meloni e Giachetti prevarrebbe quest’ultimo.
Lei come legge la proposta degli “assessori a tempo determinato” avanzata da M5s?
Premesso che sono tutte chiacchiere da campagna elettorale, a Roma questa proposta può avere un suo senso profondo. Se l’ex sindaco, Ignazio Marino, avesse avuto degli “assessori a tempo determinato” magari si sarebbe accorto prima di tutto quello che non funzionava prima di farselo dire dal procuratore Giuseppe Pignatone con Mafia Capitale.
In che senso?
Spesso un sindaco può essere “prigioniero” dei suoi assessori. Al contrario la proposta di M5s indica innanzitutto il primato del sindaco. E soprattutto in una città complessa e difficile e dal passato rovinoso come Roma, consentirebbe subito di fare un check per capire come viene svolto il lavoro dei vari membri di giunta.
Per il candidato di Sinistra Italiana, Stefano Fassina, il Pd a Roma è sempre più in difficoltà. E’ vero?
Il Pd è in difficoltà in tutta Italia e non solamente a Roma. In questa campagna elettorale l’immagine del candidato del Pd a Napoli, Valeria Valente, che abbraccia e bacia Denis Verdini fa perdere al partito migliaia e migliaia di voti in tutta Italia. Per Renzi le difficoltà del Pd possono essere un grande campanello d’allarme in vista del referendum. Il sentimento nazionale anti-renziano a Milano potrebbe fare sì che il grillino o l’elettore di sinistra votino per Stefano Parisi in un ballottaggio. Il Pd rischia quindi di perdere Roma, Milano e Napoli e di vincere soltanto a Torino.
(Pietro Vernizzi)