Scende in campo anche Roberto Benigni per il Referendum ottobre 2016. L’attore, comico e regista toscano dichiara di “essere orientato a votare no” alla consultazione sulla riforma costituzionale. Dunque il dibattito sul Referendum ottobre 2016 si scalda sempre di più tra i sostenitori del sì e quelli del no. A riportare le parole di Benigni è il Manifesto: “Sarei orientato a votare no al referendum di ottobre sulle riforme costituzionali, proprio per proteggere la nostra meravigliosa Costituzione”. E ancora: “la Costituzione è certamente perfettibile, ma preferirei un dibattito ampio e pacato sui contenuti, piuttosto che il referendum su Renzi”. Roberto Benigni aggiunge poi: “Comunque non ho ancora un’opinione definitiva e mi informerò attentamente perché mi preme soprattutto difendere la Costituzione”.



Il caso Morosini continua ad imperversare sul referendum costituzionale d’ottobre aprendo scenari politici e scontri con la magistratura che aumentano invece che diminuire in questo periodo di campagna per il voto tra i sosentirori del Sì al referendum sulla riforma Costituzionale e i vari comitati del No che cercano di osteggiare la proposta del Governo Renzi. Il consigliere del Csm PierGiorgio Morosini, nell’intervista rilasciata al Foglio – con la rettifica del diretto interessato che ha confermato il colloqui ma ne smentisce il contenuto – aveva affermato “Renzi va fermato, rischio deriva autoritaria”. Inevitabile scontro politico con il Pd e il Governo che si è sollevato contro la possibile ingerenza della magistratura Csm nella campagna referendaria di ottobre. È intervenuto, chiedendo un incontro con il Csm stesso – il vicepresidente Legnini ha già ripreso pubblicamente il consigliere Morosini – il ministro della Giustizia Andrea Orlando: «Chiediamo un incontro formale per un chiarimento sulla vicenda. Se alcune di quelle parole risultassero in qualche modo confermate sarebbero in aperto contrasto con lo spirito di leale collaborazione che fino a qui ha ispirato i rapporti tra governo e Csm». Ma il timore più grande lo solleva il responsabile Giustizia nel Pd, David Ermini che a Omnibus su La7 ieri pomeriggio ha lanciato una possibile (e se confermata molto grave) versione dei fatti. L’intervista di Morosini alimenterebbe sospetti già presenti a Palazzo Chigi da giorno con possibili manovre delle Procure contro il Governo collegando inchiesta di Tempa Rossa, il caso sindaco Lodi e il presidente Pd Campania: «Per noi garantismo non significa difendere i singoli indagati, anche quando pensiamo che siano puliti. Ma invece ricordare tutti i provvedimenti anticorruzione che abbiamo stipulato. I magistrati dovrebbero riconoscerlo al Pd, invece di dire che non è cambiato niente rispetto al passato», conclude Ermini.

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