“Renzi ha sottovalutato l’importanza strategica delle elezioni comunali, perché non si è reso conto che la legge elettorale delle amministrative è molto simile all’Italicum e che la sua sconfitta nelle grandi città prelude a una debacle nelle prossime politiche”. E’ il commento di Peppino Caldarola, ex direttore dell’Unità ed ex parlamentare dei Ds. Il Pd ha raccolto un risultato deludente nelle principali città. A Roma Giachetti ha preso il 25%, contro il 35% della Raggi (M5s). A Milano Sala è in testa (41,7%) con un distacco minimo con il candidato del centrodestra, Parisi (40,78%). Mentre a Napoli Valeria Valente si è fermata al 21,13% e non è riuscita nemmeno ad arrivare al ballottaggio.



Come vede Renzi dopo il primo turno delle Comunali?

Il premier è sconvolto. Sta toccando con mano una cosa che non credeva possibile, e cioè che mettersi contro tutti non aumenta i consensi ma li diminuisce. La battaglia delle Comunali, che aveva sottovalutato, per il premier rischia di diventare totalmente perdente. Tutti i fronti nelle diverse città sono aperti, e quindi Renzi non aveva previsto l’importanza strategica di questa campagna amministrativa. A ciò si aggiunge una sconfitta d’immagine.



In che senso?

A sfidare il Pd sono candidature femminili come la Raggi a Roma, la Appendino a Torino e la Bergonzoni a Bologna. Dopo essersi vantato di avere portato molte donne nella sua segreteria, Renzi si trova a combattere solo con uomini mentre i suoi avversari schierano delle donne molto dotate.

In quali città i candidati del Pd rischiano di più e perché?

A Roma il rischio è molto grosso perché Giachetti si porta appresso una zavorra che non è sua, a causa della gestione di Marino ma soprattutto del post-Marino, legata agli errori di Orfini. A Milano Renzi era convinto di vincere facile candidando Sala, l’uomo dell’Expo. La trovata geniale di Berlusconi che ha candidato Parisi, un manager della stessa caratura di Sala, per giunta con un maggiore appeal mediatico, ha creato una difficoltà. A Torino si trova a dover fare i conti con la Appendino, un’avversaria che è molto più forte della Raggi a Roma, in quanto ha fatto cinque anni di consiglio comunale ed è stimata. Fassino d’altra parte è stato un buon sindaco, ma il suo rischio è che passi l’idea che bisogna voltare pagina comunque.



Renzi ha detto che se il Pd perde a Roma non si faranno più le Olimpiadi. E’ la stessa logica degli 80 euro?

Questa uscita è meno efficace degli 80 euro, perché per i romani le Olimpiadi possono significare anni di lavori in corso, e quindi un traffico ancora peggiore. Nell’immaginario collettivo inoltre un minuto dopo che sono finite le Olimpiadi, i Paesi che le hanno ospitate si trovano pieni di debiti. Per non parlare di un altro fattore …

 

Quale?

I grandi eventi sportivi ormai sono fenomeni televisivi. Alla gente non interessa se si svolgono nella loro città o altrove. Ci può essere un interesse da parte di settori quali ristorazione e alberghi che può muovere un certo numero di voti. La stessa Raggi però sul no alle Olimpiadi è diventata più prudente, e quindi non è certo questa la carta sulla quale si gioca l’esito del ballottaggio.

 

Per chi voteranno i Cinque Stelle a Milano, Napoli e Bologna?

Ormai c’è una circolarità di voto tra settori dei Cinque Stelle e del centrodestra, che nasce fondamentalmente dal rifiuto del miglior perdente di favorire il Pd di Renzi. La regola è “à la guerre comme à la guerre”. Se il nemico è il Pd, l’altro nemico del Pd è un tuo alleato. Questo è lo schema che abbiamo visto a Parma e a Livorno, e cui assisteremo a Torino, a Roma, a Milano, a Bologna e in tutte le altre città.

 

Anche per la legge elettorale con cui si vota, l’esito delle Comunali può anticipare quello delle prossime Politiche?

La mia previsione è che Renzi vincerà il referendum costituzionale, perché in fondo il parlamentarismo è indifendibile, ma grazie all’Italicum perderà le elezioni politiche, a prescindere dal fatto che le vinca M5s o il centrodestra. Lo stesso Renzi sente che questa votazione può preludere a uno schema nazionale sfavorevole.

 

(Pietro Vernizzi)