Interviene anche il presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Marco Gay sul Referendum d’ottobre 2016 definendolo un’ “occasione imperdibile”. Gay, come riporta l’agenzia di stampa Agi, ha dichiarato: “Lasciate che siano i cittadini a dibattere, a farsi un’idea e alla fine a decidere. Per parte nostra come Giovani imprenditori di Confindustria, abbiamo le idee chiare”. La riforma perfetta “non esiste, esistono però grandi passi avanti che potremmo fare”: tra questi “il superamento del bicameralismo perfetto, tanto perfetto che esiste solo in un paese del mondo, il nostro; l’eliminazione di un organo costoso e sorpassato dai fatti come il Cnel; una ripartizione logica delle competenze tra Stato e Regioni, che permetta al Governo di fare politica industriale e alle aziende di pianificare investimenti e insediamenti senza dover sottostare alle logiche di campanile”. In merito alla consultazione confermativa del prossimo autunno Gay ha anche aggiunto che “la nostra non è una cambiale in bianco verso l’uno o l’altro schieramento ma la possibilità concreta di chiudere la stagione delle riforme costituzionali e di accelerare quella delle riforme economiche. Lo vogliamo dire chiaro, i prossimi quattro mesi non si possono trasformare in campagna elettorale infinita che tiene in ostaggio i provvedimenti per le imprese, il lavoro, i giovani”.



Continua la polemica politica sul Referendum d’ottobre 2016, consultazione confermativa sulla riforma costituzionale prevista dal Ddl Boschi. In un’intervista al Corriere della Sera il premier Matteo Renzi risponde a Pier Luigi Bersani che chiede di non mettere i banchetti per il sì alle Feste dell’Unità: “Dovrei vergognarmi delle cose fatte? Avremo i banchetti per il sì al referendum”. Renzi commenta anche le ipotesi di un allargamento dello schieramento contro di lui dopo il risultato delle elezioni comunali dello scorso 5 giugno: “Non mi fa paura chi fa politica contro qualcuno. Se c’è una novità che ho portato, fin dall’inizio del travagliato rapporto con Berlusconi, è stata quella di fare politica per un’idea e non contro un nemico. Io penso che gli italiani siano molto maturi, più dei politici e più dei raffinati commentatori. Al referendum sulla scheda c’è la possibilità di avere un Paese più semplice o di mantenere il sistema com’è”. Infine aggiunge: “È ovvio che il Pd anche in caso di vittoria in queste elezioni deve affrontare un problema interno. Non si può continuare con un gruppo che tira e altri che lavorano per dividere”.



In vista del Referendum d’ottobre 2016 sulla riforma costituzionale gli italiani sono indecisi su cosa votare. E’ questo il risultato di un sondaggio realizzato da Euromedia Research perl’Osservatorio Politico Euromedia Research. Al campione di elettori è stato chiesto di indicare che cosa voterebbero. Ma in maggioranza hanno risposto di essere ancora indecisi: il 37.6%. Più basse le percentuali di chi voterà per il sì o per il no. Agli italiani è stata posta la seguente domanda: “Nell’autunno del 2016 si terrà il referendum confermativo della riforma costituzionale e in modo particolare della riforma del Senato che ha portato all’abolizione del Senato elettivo così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi, voluta dal Governo Renzi e approvata dal Parlamento. Lei in che modo voterà?”. Il 32,5% ha risposto che voterà contro la riforma costituzionale quindi per non confermarla mentre il 29,9% afferma che confermerà il Referendum d’ottobre 2016 votando a favore.



Il voto delle Amministrative sta oscurando il referendum costituzionale d’ottobre 2016, anche se ci pensa il Premier Renzi a riaprire la lotta pur in piena campagna elettorale per i ballottaggi comunali. Il leader del Pd paga pegno in questo momento con un problema per ora contenuto di immagine, un “magic touch” che di certo non sembra quello dell’inizio. E allora si gioca tutto, fa “all in” con il voto sulla legge Boschi, la base e la scommessa piuttosto forte di questo Governo: “se perdo vado a casa”, continua a ripetere il premier italiano con un gioco che ancora non si capisce sia un sorta di tutto per tutto o se vi sia un profondo calcolo politico, magari proprio legato al voto delle Amministrative. Nell’attesa di comprenderlo ieri durante il discorso, fischiato per una certa parte dell’eloquio, tenuto avanti a Confcommercio il premier ha provato a rispolverare il tema sempre caldo del referendum costituzionale per rispondere alle critiche ricevute sul taglio dei costi alla politica che non arrivano. «Chi vuole incidere sui costi della politica avrà nel referendum di ottobre l’occasione di dire la sua. Nel merito, ho sfidato le associazioni di categoria e Confcommercio a darci una mano per restituire fiducia ai consumatori e ai cittadini. L’Italia ha tanti talenti da giocare, non sprechiamoli nella rassegnazione. Vi confesso che gli abbracci finali anche da chi in partenza contestava mi hanno fatto piacere. Viva l’Italia che ogni giorno ci prova, che non si lamenta, che si mette in gioco», scrive su Facebook dopo la discesa dal palco, dove aveva da poco tuonato, «80 euro a questa platea sembreranno pochi, ma per chi guadagno 1200 euro al mese sono una cena in più al ristorante, uno zaino nuovo. Sono un atto fai giustizia sociale e lo rivendico. Io guadagno 5mila euro netti al mese che sono tanti, ma ho fatto l’arbitro in Garfagnana e se pensate che mi spaventi una discussione sugli stipendi…». Ci sarà un ritorno di voti e inversione di marca positiva per il suo governo? L’impressione è che la strada e la battaglia siano ancora lunghe.