Con il referendum sulla Brexit alle porte fanno sempre più paura i risultati emersi dall’ultimo sondaggio realizzato da Orb, secondo cui il fronte dei “Remain” sarebbe indietro di 10 punti rispetto ai No. Sarà anche per questo motivo, a detta del Daily Telegraph, che il premier David Cameron ha intenzione di cambiare strategia e tentare di screditare il sindaco di Londra Boris Johnson, acceso sostenitore dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. L’intento di Cameron, secondo il retroscena, sarebbe quello di dare in pasto all’opinione pubblica l’idea che Johnson rema contro di lui soltanto per sottrargli il ruolo da primo ministro. Uno scenario portato avanti, come ricorda l’Ansa, per la prima volta durante un dibattito tv da Amber Rudd, ministro dell’Energia, che ha accusato Johnson di pensare esclusivamente alla propria carriera. Dietro questi attacchi parrebbe esservi proprio la regia di Downing Street. 



Il referendum sulla Brexit che vedrà impegnati i cittadini della Gran Bretagna il prossimo 23 giugno, rischia di diventare una consultazione in grado di definire il destino di tutta l’Unione Europea. Ne è convinto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, che in un’intervista rilasciata allo Spiegel e ripresa da Il Corriere della Sera, mette in guardia i britannici:”Se necessario, l’Europa funzionerà anche senza la Gran Bretagna”, ma ammette “sarebbe un miracolo se un ritiro della Gran Bretagna non avesse svantaggi economici”. Schauble annuncia che una vittoria del No porterebbe ad un’uscita della Gran Bretagna da parte del mercato unico, con una riscrittura delle regole sulle quali i britannici non avrebbero a quel punto voce in capitolo perchè “In is in, out is out”, chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. Intanto Angela Merkel tenta un approccio meno invadente, non perché per la Germania l’uscita della Gran Bretagna non rappresenti un problema, ma proprio per evitare che il fronte del No strumentalizzi un suo intervento tacciandolo come “invadente”. Per questo la cancelliera si limita a commentare:”Dal mio punto di vista, la Gran Bretagna che rimane nell’Unione europea è la cosa migliore e più desiderabile per noi tutti”.



Mancano due settimana al voto del referendum sulla Brexit che chiama alla urne l’intera Gran Bretagna per decidere il futuro sulla permanenza o meno in Unione Europea: forse uno dei voti più importanti dell’intera storia recente degli inglesi che sotto la Corona si trovano a dover decidere se uscire o no dall’Europa. Dibattito durato mesi e che diventa sempre più aspro a pochi giorni dal voto: con oggi partiamo nel nostro speciale di avvicinamento al voto del referendum sulla Brexit, partendo subito a spiegare il vero motivo per cui si è arrivati a questo referendum. La questione divide gli inglesi da decenni e il premier David Cameron lo scorso anno ha promesso di indire un referendum sulla Brexit per dare al popolo una voce su tale questione: il successo del partito Ukip, anti Ue e anti immigrazione ha portato alle estreme necessità di estendere il voto a tutta la Gran Bretagna, per la prima volta dal 1975 quando si decise l’ingresso nella Comunità Europea.



Alla domanda «La Gran Bretagna dovrebbe restare membro dell’Unione Europea o lasciare l’Unione Europea?», a favore del Sì – ovvero della permanenza in Europa, è ovviamente il premier David Cameron, il cancellerie dello Scacchiere George Osborne e il ministro dell’Interno, Theresa May, e gran parte dei Tories conservatori, come riporta il Sole 24Ore. Il Labour, anche se non interamente, i liberal-democratici e i Verdi sono a favore del Sì: campagna elettorale insieme eccezionalmente per Labour, Tories, Verdi e libdem per rimanere continuamente in Europa, con anche multinazionali, Confindustria britannica e ovviamente tutto il mondo industriale che conta. Per la Brexit invece l’Ukip di gel Farage, metà dei deputati conservatori come l’ex sindaco di Londra Boris Johnson e tante piccole realtà sparse per il Regno Unito che non intendono più rimanere legati alle politiche Ue. Si vota giovedì 23 giugno 2016, con le urne aperte in tutta la Gran Bretagna dalle 7 alle 22, con il voto postale che invece è già avvenuto negli scorsi giorni: gli elettori dovranno mettere una casella sul Sì se vogliono rimanere in Europa e No se invece desiderano la Brexit. Chi può votare a questo referendum Brexit? In sostanza tutti i cittadini britannici, gli irlandesi o quelli dei Paesi del Commonwealth che hanno residenza in Regno Unito, ma non i residenti invece in altri Paesi dell’Unione Europea. Non ci sarà un quorum ne un’affluenza minima: vince chi avrà anche solo un voto in più dell’avversario. La battaglia è vicino all’atto finale.