Dopo l’allarme lanciato dal Fmi riguardo al Referendum Brexit – se la Gran Bretagna dovesse uscire dall’Unione Europea sarebbe a rischio recessione nel 2017 – intervengono anche gli economisti anti-Ue. Come riportato da il Secolo d’Italia, gli accademici britannici del gruppo “Economists for Brexit“, sostengono che le previsioni del Fondo monetario internazionale siano viziate da “un modello eurocentrico errato”. Il coordinatore del gruppo, Patrick Minford, ha infatti spiegato che “il rapporto del Fmi, come quello del Tesoro usa modelli imprecisi e trae conclusioni sbagliate e ingannevoli”. Per Matthew Elliot, della campagna Vote Leave, “il Fmi ha scelto d’ignorare i benefici di un’uscita dall’Ue focalizzandosi solo su supposti aspetti negativi. Se votiamo Leave potremo viceversa creare 300.000 posti di lavoro grazie ad accordi commerciali bilaterali con le economie in più rapida crescita nel globo”.



Il premier inglese David Cameron ha annunciato che, qualunque sarà il risultato del Referendum Brexit di giovedì prossimo 23 giugno non lascerà il suo incarico a Downing Street. Lo ha dichiarato al Times come riferisce l’agenzia di stampa Agi riportata da Il Foglio. Cameron ha ammesso che si sente “responsabile” della consultazione in cui gli inglesi sono chiamati a decidere se continuare a stare nell’Ue o uscirne: è stato lui stesso infatti a indire il Referendum Brexit durante la campagna per le elezioni generali del 2015. Ma aggiunge che ritiene di essere proprio lui la persona più adatta a guidare i negoziati necessari con l’Unione europea in caso di eventuale vittoria dell’opzione Brexit. Cameron sostiene che “è molto importante che le vittorie individuali dei politici non si mescolino in questa questione”.



E’ a rischio recessione nel 2017 la Gran Bretagna secondo il Fondo monetario internazionale. E’ questo lo scenario indicato nel caso in cui il Referendum Brexit del prossimo 23 giugno abbia come esito l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. L’Fmi torna a sollevare l’allarme ma questa volta punta l’obiettivo sulla Gran Bretagna prevedendo ripercussioni sul suo pil: come riferisce Rainews, se la Gran Bretagna resterà nella Ue il pil inglese è previsto salire del 2,2%, in caso contrario il Fondo ipotizza due scenari: una crescita contenuta dell’1,4% o addirittura una contrazione dello 0,8%. Per quanto riguarda invece l’Italia, “non ci sarebbe nessun rischio specifico”: a sostenerlo è il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, in un’intervista a Repubblica. Visco ha difeso la posizione dei governi italiano e francese che hanno chiesto alle autorità europee di non esagerare con le richieste alle banche di rafforzare i loro bilanci.



Si apre domani la grande settimana del referendum Brexit in Gran Bretagna e in tutto il Commonwealth, per decidere se rimanere o meno in Europa: il voto in questi ultimi giorni ha ricevuto forti scossoni con la tragedia della morte di Jo Cox, la deputata laburista anti-Brexit, uccisa da un militante neonazista al grido di “Britain first”. Effetto doppio, con il paese sotto choc ma anche con i sondaggi pro Brexit che si sono attenuati e con i mercati finanziari che guardano con fiducia alla ripresa del vantaggio dei “Remain” sui “Leave”. Comprendere cosa succederà davvero nel voto di giovedì 23 è difficile e solo le urne probabilmente daranno un’indicazione chiara, ma resta una grande sfida tra europeisti e isolazionisti, con mille sfumature dentro a questi due schieramenti. Ha voluto parlare proprio sul tema Brexit anche l premier italiano in visita a Putin nel Forum economico di San Pietroburgo: Matteo Renzi ha lanciato parole nette sul referendum inglese, «Penso che vincerà chi vuole restare nell’Ue. Se però dovesse vincere i sostenitori della Brexit, nella prima fase immagino tensioni finanziare molto serie, anche se nel breve sarà un problema per tutti ma nel medio periodo sarà un disastro per gli inglesi, non per gli europei. Chi rischia di più sono i cittadini, i pensionati inglesi», ha dichiarato Renzi al cospetto di Vladimir Putin. Secondo il giovane Preisdente del Consiglio, se il Regno Unito lascia l’Europa è per sempre, ovvero «sarà un disastro per gli inglesi, non c’è partita di andata o ritorno, è per sempre». CI avrà visto giusto Renzi oppure i sostenitori di Boris Johnson avranno la meglio?