Un altro giallo si agita sul referendum Brexit che giovedì prossimo dovrebbe consegnare il verdetto degli inglesi sul rimanere o meno in Unione Europea: dopo la orribile morte della deputata laburista anti-Cox, ora spunta un altro problema che potrebbe causare non pochi problemi al governo inglese, già in fermento e profonda spaccatura tra Leave e Remain. Più di 40 mila persone hanno firmato la petizione al governo britannico per chiedere di annullare il referendum sul futuro della permanenza del Regno Unito in Europa. Oggi, la petizione a mezzogiorno era stata firmata da quasi 45mila cittadini e secondo le norme, il governo di Cameron sarà obbligato a rispondere alla petizione se firmata addirittura da solo 10mila persone, se invece la petizione ottiene più di 100mila firme parola diretta al Parlamento britannico. Ma se dunque si annullare veramente il voto? Secondo l’Indipendent, come riporta Sputnik News, la petizione ha iniziato a raccogliere consenso il giorno dopo dell’omicidio della deputata britannico Jo Cox e potrebbe ben presto arrivare a 100mila firme prima del voto. Possibile veto sul voto? Difficile dirlo ora, certo sarebbe l’ennesima novità clamorosa negli ultimi mesi piuttosto movimentati per i Paese d’oltre Manica.



Un appello chiaro e netto sul referendum Brexit per l’uscita o meno della Gran Bretagna dall’Europa, arriva da uno dei massimi leader e sostenitori dei “Leave”, l’ex sindaco di Londra Boris Johnson. In una intervista stamani al Sun on Sunday, l’istrionico politico inglese assolutamente pro-Brexit, ha voluto rilasciare questo appello finale: «abbiamo la possibilità di cambiare la Gran Bretagna in meglio. È un’occasione che capita solo una volta nella vita; non abbiamo niente da perdere e si tratta di una occasione unica per riprendere il controllo». Di netto contro il premier conservatore, David Cameron, che questa mattina era uscito con un altro appello invece contro la possibilità della Brexit, al voto il prossimo giovedì 23 giugno. A dar manforte a Johnson ci ha pensato un membro importante del governo Cameron, il ministro della Giustizia Michael Gove sul Telegraph ha affermato «ci sono grandi cose che la Gran Bretagna può fare in futuro. Votando Leave abbiamo questa opportunità, la gente dovrebbe votare per la democrazia e la Gran Bretagna dovrebbe votare per la speranza. Ci sono rischi economici se restiamo e rischi se lasciamo, ma non penso che ci sarà una recessione se vincerà il Leave».



Mancano 4 giorni al referendum della Brexit che l’intero mondo occidentale teme come se si trattasse di vicende di casa propria: il voto per rimanere o andarsene dall’Europa dell’intero Regno Unito sta rendendo assai incerti mercati finanziari, scambi commerciali e relazioni politiche internazionali. Ma come finirà? Ha provato a rispondere e a dare la sua indicazione specifica il premier inglese, David Cameron, intervistato oggi dal Times: oggi dovrebbe riprendere la campagna elettorale referendaria, dopo la morte tragica della deputata laburista, Jo Cox. «Sono la persona più adatta per guidare i negoziati con l’Ue in caso di vittoria del Sì, grazie alle mie solide relazioni con Bruxelles. Sto semplicemente facendo il mio lavoro, ho un ruolo molto chiaro per i britannici per servire come primo ministro in un governo conservatore, convocando un referendum». Non si sbilancia sull’esito, davvero imprevedibile, ma è deciso nella sua campagna contro l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa: ma resterebbe in caso di sconfitta? «Sì, penso si molto importante che le carriere individuali dei singoli politici non vengano coinvolte in questa questione. Non sarà un verdetto su di me, qualunque sia il risultato. È un verdetto sulla questione della permanenza britannica nell’Ue. Una questione che a me importa molto». E l’ultimo appello: «inglesi, dal voto non si torna più indietro».

Leggi anche

Referendum aborto in Arizona e Montana durante Elezioni Usa 2024/ 8 Stati al voto dopo abolizione Roe v. Wade