L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea condizionerà in maniera significativa l’economia britannica: è questo il parere di David Cameron, intervenuto alla Camera dei Comuni, nella quale il premier dimissionario ha annunciato di non voler chiedere l’attivazione dell’articolo 50: «Il risultato del referendum va accettato. Abbiamo la responsabilità di tenere il paese unito, ma non ci saranno cambiamenti immediati per i cittadini Ue residenti in Gran Bretagna». La possibilità di indire una seconda consultazione popolare è stata, quindi, nettamente esclusa. Cameron, che ha ribadito l’intenzione di fare un passo indietro per il bene del Paese, ha rivelato di aver parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel e con il presidente francese François Hollande. Cameron ha poi espresso quello che secondo lui sarà una delle sfide più grandi per quanto riguarda i negoziati con l’Unione Europea: «Far rimanere la Gran Bretagna all’interno del mercato unico».
Alle ore 16.30 inizia l’attesa discorso post referendum Brexit al Parlamento inglese dell’ormai dimissionario Premier David Cameron: in Gran Bretagna le parole del primo ministro sono attese anche e sopratutto per capire cosa verrà presentato e richiesto domani al vertice europeo del Consiglio Ue, attesissimo dopo il voto clamoroso dell’uscita Regno Unito. Intanto, oltre ad alcuni voce persistenti che sono convinte Oltre Manica che Cameron domani non farà attivare l’articolo 50 per l’iter di uscita, lasciando invece l’onere al nuovo premier (e prendendo così molto tempo di azione), il premier dimissionari ha già fatto sapere che sono impensabili altri tipi di referendum oltre a quello Brexit già avvenuto. Inoltre, “no ad un altro referendum sull’indipendenza scozzese”, visto che già è stato bocciato dagli elettori una prima volta, due anni fa. La spinta del priore scozzese, Nicola Sturgeon, è imponente ma la fermezza del governo Uk in questo momento prova a tendere a bada la richiesta. Ci riusciranno, specie senza un primo ministro fino ad ottobre?
Il vertice di domani al Consiglio Europeo dopo il voto della Brexit e il referendum che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea si prospetta assai in tensione visto che le posizioni in campo sono tutt’altro che concorsi. Per primo va detto che l’Unione, ovviamente, è spaventata dalle possibili conseguenze dell’uscita inglese dall’Europa, e il crollo delle banche di venerdì scorso è stato un sinistro presagio. Ma sentite le dichiarazioni del cancelliere George Osborne, ministro delle finanze britanniche e da molti dato come possibile successore nei Tory a David Cameron: «usciremo dall’Unione solo quando saremo pronti. La Gran Bretagna ha una economia abbastanza forte e solida da poter affrontare la sfida, ma attiveremo l’articolo 50 solo quando saremo pronti». I principali capi di stato europei invece spingono perché questa Brexit sia rapida e il meno possibile dolorosa, dunque le parole del numero 2 del governo britannico che intende smorzare la velocità dell’inter di uscita non sta scusando grandi apprezzamenti. Oggi parla David Cameron, davanti ad un Parlamento gremito e curioso di vedere, come del resto anche l’Europa, cosa riferito il premier dimissionario e criticassimo negli ultimi giorni.
Oggi a Berlino si tiene l’importante vertice post-Brexit tra Italia, Germania e Francia, i tre stati sui quali ora, senza la Gran Bretagna, si fondano gran parte delle decisioni forti a livello politico europeo. Dal tavolo Renzi-Hollande-Merkel uscirà, anzi dovrebbe uscire questa sera, la linea comune da tenere domani al Consiglio Europeo – per questo oggi sarà presente anche Donald Tusk, presidente del Consiglio Ue – sul tema della Brexit davanti alle possibili parole di Cameron, premier dimissionario. Al vertice di oggi si dovrà stabilire la posizione comune su come affrontare ora la crisi causata dal referendum Inghilterra-Unione Europea che ha visto la vittoria del Leave. Finora Parigi e Berlino sono d’accordo sul fatto che si debba agire subito e velocemente, in maniera decisa sulla messa in atto dell’uscita effettiva del Regno Unito dalla Ue. Renzi segue a ruota e prova a rilanciare: «l’Europa può svegliarsi con crescita e Migration Compact», annuncia in una lettera diretta al Sole 24Ore.
Martedì al primo consiglio Europeo dopo la Brexit, potrebbe andare in scena un incredibile “trucco” del premier dimissionario di Gran Bretagna, David Cameron: dopo il voto del referendum che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ora si fa strada una soluzione “temporeggiatrice” che farebbe andare su tutte le furie la Ue, già fragile in questi giorni di rischio mercati finanziari e futuro incerto per la Brexit. Ma cosa ha in mente Cameron? Lo rivela una fonte Ue: il premier britannico, sconfitto dai Leave nel voto, medita vendetta e non sarebbe intenzionato a chiedere l’attivazione dell’articolo 50 dei Trattati di Lisbona che per regolamento avvierebbe il lungo iter per l’uscita della Gran Bretagna nei prossimi mesi. Secondo le regole europee è infatti il Paese che intende uscite a dover partire l’iter, comunicando l’attivazione dell’articolo 50 davanti al Consiglio Europeo: ma Cameron intende prendere tempo facendo invece partire l’intero percorso al nuovo primo ministro che però arriverà non prima di ottobre, dopo le sue dimissioni. «Ci aspettiamo che Cameron presenti il risultato del referendum e la situazione in Gran Bretagna, non ci aspettiamo che Cameron chieda l’attivazione dell’articolo 50 in questa fase», riferisce la fonte all’Ansa. È bufera, con intanto sia Scozia che Irlanda del Nord che chiedono un altro voto per poter uscire dal Regno Unito; non solo, la petizione lanciata online mesi fa per fare un altro referendum Brexitè arrivata a tre milioni di firme. L’impressone è che la giornata di oggi sarà decisiva per Cameron e per il governo già spaccato, di poter decidere cosa fare e presentare domani a Bruxelles: i dettagli saranno decisivi, si gioca molto del destino britannico e anche europeo in questi giorni.