Il vertice è partito, i capi di stato sono presenti a Bruxelles per parlare della Brexit e dei rischi / effetti del voto al referendum britannico rispetto al futuro dell’Unione Europea. Mentre David Cameron ha preso ancora tempo non presentando la richiesta formale di avvio procedura, si scaglia contro questa decisione il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk. «Dobbiamo rispettare la volontà degli elettori del Regno Unito, ma anche rispettare i nostri trattati: ed è il governo britannico che deve avviare il processo di uscita dalla Ue. È l’uni modo legale che abbiamo», affermate prima del Consiglio Europeo in programma in queste ore e con code anche domani mattina a Bruxelles. «L’Europa è pronta ad avviare il processo di divorzio, anche oggi, ma senza alcun entusiasmo. Questo non è lo scenario che stavamo sognano». Per quanto riguarda invece le procedure, l’agenzia Dire Ue riporta la “sentenza” di Tusk, «senza la notifica da parte del Regno Unito, non possiamo avviare alcun negoziato sul processo di uscita, né sulle nostre relazioni future».
Il Consiglio Europeo è in corso e durerà fino a domani: il voto della Brexit non placa l’effetto delle polemiche con l’intera Unione Europea ancora nella totale incertezza per comprendere cosa attenderà il futuro di ogni singolo Paese e soprattutto dell’intero complesso Ue. Quello di oggi è il primo vertice europeo dopo la decisione del referendum britannico di uscire dall’Europa che da oggi non sarà più a 28 Paesi, bensì uno in meno. «Voglio che sia un processo il più costruttivo possibile con un risultato il più costruttivo possibile, perché lasciamo la Ue ma non voltiamo le spalle all’Europa, con questi Paesi siamo partner, amici, alleati, vogliamo il rapporto più stretto possibile in termini di commercio, cooperazione e sicurezza», sono le parole del premier dimissionario David Cameron, raccolte dai cronisti presenti all’entrata sul vertice Brexit a Bruxelles oggi pomeriggio. Ha replicato subito dopo il presidente francese Hollande, affermando come «la storia continua, si è fermata la storia dell’Unione Europea ma la storia dell’Europa continua».
Il Consiglio Europeo tutto dedicato alla Brexit questa mattina ha visto l’intervento, dopo lo scontro tra Nigel Farage e Jean-Claude Juncker, della leader di Front National, Marine Le Pen. La destra europea sta gongolando dopo il voto del referendum in Inghilterra che ha visto uscire la Union Jack dall’Unione Europea e dopo Farage e Salvini ora anche Le Pen dice la sua con forza e schiettezza. «Mi impegno a portata la Francia verso un progetto di grandeur. Il patriottismo economico e il patriottismo tout court, prometto il ripristino delle frontiere e lo stop all’immigrazione». Secondo la leader della destra francese la Gran Bretagna ha «spezzato le catene dell’Ue a cui era stata legata dai propagandisti respingendo le minacce d’apocalisse delle vostre borse, mettete da parte i vostri musi lunghi e gioite». La Brexit rappresenta un punto di svolta incredibile per la storia europea, in entrambi i lati da cui si può vedere: «il referendum inglese dimostra quanto la storia è belle e i britannici con questo hanno la sciato un segnale di libertà al mondo intero». Fischi e applausi, Bruxelles è divisa, ma la stessa Europa è divisa: andrà risolto questo punto, altrimenti parlare di Unione sarà davvero troppo anacronistico.
È bufera al Consiglio Europeo in corso oggi e anche domani: dopo il voto della Brexit, mattinata di fuoco con gli interventi da Bruxelles che hanno visto un primissimo scontro tra il Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker e il leader dell’Ukip, protagonista del Leave britannico, Nigel Farage. Qui sotto trovate tutti i dettagli, ma in tanto le discussioni a livello europeo continuano, specie dopo la decisione di Cameron di non richiedere oggi l’attivazione del famoso articolo 50, l’iter europeo per l’uscita formale di uno stato dall’Unione Europea. Duro il giudizio della cancelliera tedesca Angela Merkel, che ritorna sul voto Brexit dopo il vertice di ieri con Renzi e Hollande, parlando oggi al Bundestag nella comunicazione del governo sulla Brexit: «Prendiamo atto che la Gran Bretagna non ha ancora presentato richiesta formale di uscita, ma la Gran Bretagna prenda atto che nessun colloquio informale potrà partire prima. La Gran Bretagna non può aspettarsi di non avere più obblighi, ma mantenere i privilegi».
Nel corso della seduta straordinaria del Parlamento Europeo che si sta tenendo oggi è intervenuto il Presidente della Commissione Europea per fare il punto della situazione dopo Brexit, il referendum attraverso il quale i cittadini del Regno Unito hanno espresso la volontà di abbandonare l’UE: «Sono triste per il risultato del referendum e non l’ho mai nascosto, ma ora è fondamentale che il Regno Unito chiarisca quanto prima la sua posizione», ha dichiarato Jean Claude Juncker, il quale ha poi annunciato di voler parlare con il premier UK. «Non siamo schiavi dei mercati finanziari, ma non possiamo essere lasciati a lungo nell’incertezza», ha aggiunto Juncker, che ha poi lanciato una stoccata ai parlamentari dell’UKIP: «Non dovreste essere qui visto che avete votato per l’uscita». Poi rivolgendosi direttamente a Nigel Farage: «È l’ultima volta che applaude in quest’aula». Il leader dell’UKIP ha intanto fatto sapere di non volersi dimettere dall’Europarlamento: «Abbiamo vinto la guerra, ora dobbiamo vincere la pace».
Ancora nell’Unione Europea da un punto di vista legale, il Regno Unito ne è ormai fuori da quello politico. La Commissione europea ora cercherà di evitare che il fenomeno Brexit si allarghi, mentre oltremanica regna l’incertezza. Non preoccupano i futuri accordi commerciali, ma potrebbero essere congelati alcuni progetti di investimento e con un elevato deficit la sterlina sarà più debole nel lungo periodo: «Il potenziale di crescita britannico sarà sicuramente più debole», ha spiegato Pierre Olivier Beffy, Chief Economist di Exane Bnp Paribas, a Milano Finanza. L’esperto propone all’Unione Europea la creazione di un fondo per le infrastrutture finanziato attraverso un budget europeo come soluzione a breve termine. Ora gli occhi degli investitori sono puntati su Olanda, dove il partito della libertà è popolare, e Danimarca, dove il flusso dei migranti è stato destabilizzante dal punto di vista sociale.
Dopo le turbolenze provocate dalla Brexit, sono state confermate le indiscrezioni degli ultimi giorni circa un intervento statale sulle banche. Sulle possibili soluzioni per difendere il sistema bancario nessuno finora si è sbilanciato pubblicamente, ma ieri è circolata voce di contatti con Margrethe Vestager, la commissaria alla Concorrenza che possiede il dossier del “bail in”, cioè il meccanismo per impedire il salvataggio pubblico delle banche. Non si pensa comunque al coinvolgimento del fondo salva Stati, bensì a deroghe al divieto di salvataggio pubblico o a ricapitalizzazioni dello Stato mediante bond. L’Italia, dunque, potrebbe chiedere l’attivazione della deroga prevista dall’articolo 108 del Trattato sul funzionamento dell’Unione per “circostanze eccezionali”, ma in questa fase è più probabile che si pensi a mettere in sicurezza le proprie banche con soldi pubblici. La situazione, come riporta La Repubblica, è fluida, ma bisogna velocizzare i tempi, visto l’andamento dei titoli bancari in Borsa.
«Il risultato del referendum sulla Brexit nel Regno Unito deve essere accettato, ma ho parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande e ho detto loto che per il momento non chiederemo l’articolo 50». Le parole di David Cameron sono prese come vero e proprio terremoto per i leader europei visto che dopo il risultato del voto in Gran Bretagna la Brexit deve essere affrontata nel modo più rapido e meno doloroso possibile, ma il premier dimissionario inglese ora prende tempo. Vedremo nel Consiglio Europeo di oggi a Bruxelles, che proseguirà fino a domani, cosa succederà visto che si radunano tutti i capi di stato dei 27 Paesi dell’Unione Europea, con anche il Cameron a rappresentanza del Regno Unito appena uscito. Già, ma quindi quando partirà l’iter di uscita? Stando alle parole del Premier Inglese avverrà tutto dopo il cambio di guardia alla guida del Paese, quindi non prima di ottobre, un tempo considerato troppo lontano dai leader europei. Ecco le reazioni dopo il vertice a tre di ieri a Berlino, con Italia, Francia e Germania a colloquio per capire gli scenari futuri: «Per avviare i negoziati serve la richiesta ufficiale del Regno Unito. A settembre ci rivedremo per poter parlare delle misure concrete. Dovremo procedere” nel modo “più rapido possibile per la procedura di uscita”. Si dovrà “evitare ogni movimento centrifugo in Ue», sono le parole della Cancelleria Angela Merkel. Anche Renzi ha parlato concluso il vertice, dicendo «Non dobbiamo perdere neanche un minuto, sono d’accordo con Merkel e Hollande e l’Italia farà la sua parte. Questo è un momento di rilevanza storica. Condivido le considerazioni di Angela e François. E’ un momento particolare, è come se i nostri cittadini improvvisamente si fossero resi conto della delicata bellezza del sentimento europeo. Il giorno dopo il referendum è come se ci fossimo svegliati privati di qualcosa». Simile il pensiero del presidente francese, Hollande che afferma come non bisogna perdere tempo, «Dobbiamo rispettare la decisione” della Brexit, “ma bisogna dare un impulso alla Ue, non c’è niente di peggio dell’incertezza. Non bisogna perdere tempo». Sembra però che Cameron non sia proprio del tutto d’accordo…