“L’Italicum danneggia tutti, anche chi vincerà le prossime elezioni. Renzi lo cambi ascoltando le proposte delle minoranze di Cuperlo e Speranza che in Piemonte e in altre regioni Italiane si sono organizzate con un unico coordinamento per presentare delle modifiche concordate”. Lo afferma Andrea Giorgis, deputato della minoranza Pd, vicepresidente del Comitato per la Legislazione e membro della commissione Affari costituzionali. Negli ultimi giorni il dibattito politico italiano è stato in larga parte assorbito dai risultati del referendum in Gran Bretagna, tanto che la direzione Pd prevista per venerdì scorso è saltata. Martedì intanto la Camera ha votato la fiducia al governo sul decreto banche con 336 sì e 178 no.



Dopo la Brexit la politica italiana sembra essere entrata nel congelatore. Che cosa si sta muovendo sotto questa apparente calma?

Intanto la Brexit ha riaperto la questione del rapporto tra politica economica dell’Ue e dei singoli Paesi. Anche il risultato elettorale delle Comunali ha per certi aspetti confermato la necessità di politiche economiche più capaci di ridurre le disuguaglianze e fare ripartire una crescita effettiva. Il successo di M5s alle Amministrative tra i tanti significati ha anche quello di una fortissima critica verso politiche che hanno acuito le disparità e fatto aumentare l’insicurezza. Dall’altra è un voto che testimonia una paura e un malessere che in parte sono le stesse che hanno indotto il 51,9% dei cittadini britannici a votare “Leave”.



Le Comunali hanno messo in luce che l’Italicum premia M5s ai danni del Pd. Va cambiato?

Io sono molto critico nei confronti dell’Italicum che a suo tempo non votai. La mia critica però non sta nel fatto che potrebbe avvantaggiare i Cinque Stelle, perché una legge elettorale non si giudica in base al fatto che favorisca o meno qualcuno, ma in base al fatto che corrisponda o meno all’interesse generale. Mi auguro quindi che ci sia un ripensamento dell’Italicum, ma per la ragione giusta. Il vero problema infatti è che potrebbe portare a un ulteriore marginalizzazione del parlamento e dei partiti intesi come realtà radicate sul territorio, che non cedono alle tentazioni della semplificazione e della demagogia.



Nello specifico quali sono i punti deboli dell’Italicum?

Le preferenze non sono la soluzione migliore per consentire ai cittadini di esprimere un giudizio sulla qualità dei candidati. Inoltre il premio di maggioranza è attribuito a una lista attraverso il ballottaggio, indipendentemente dal consenso che quella lista ottiene. Non essendoci un quorum di partecipazione, al ballottaggio potrebbero recarsi al voto soltanto coloro che avevano sostenuto quella lista al primo turno, e la lista vincitrice conseguirebbe comunque il 55% dei voti. Potrebbe quindi accadere che un’esigua minoranza si trasformi in una consistente maggioranza.

Con quali conseguenze?

Il meccanismo che consegna il 55% dei deputati a una sola lista può produrre due effetti opposti entrambi poco desiderabili. Da un lato può consegnare la maggioranza del Paese a una lista che in realtà rappresenta un numero troppo limitato di cittadini, dall’altro può indurre le forze politiche a costruire delle liste contenitore. In queste ultime si snaturerebbe il profilo politico identitario e la specificità programmatica, per offrire ai cittadini soltanto un grande contenitore.

 

Renzi finora ha detto che l’Italicum non si tocca. Verrà a più miti consigli?

Renzi ha detto che l’Italicum non si tocca, ma persone anche autorevoli che avevano condotto all’approvazione della legge elettorale hanno dichiarato invece che bisognerà discuterne. Penso per esempio al capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato. Lo stesso vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, ha detto che secondo lui non c’è bisogno di cambiare l’Italicum, ma che si può discuterne. Sono prese di posizione che sembrano preludere a un confronto di merito che mi auguro avvenga il più in fretta possibile. L’obiettivo però non deve essere quello di definire un sistema che favorisca il Pd.

 

Perché sottolinea questo punto con tanta insistenza?

Perché la fiducia dei cittadini nei confronti del Parlamento è ai minimi storici, al punto che ci sono degli studi su questo tema che fanno tremare i polsi. L’obiettivo che si deve mettere al primo posto è quindi quello di dare vita a un sistema elettorale che incoraggi un percorso di rilegittimazione delle istituzioni parlamentari.

 

In questo dibattito lei sta con Bersani, Cuperlo o Speranza?

A Torino io coordino quest’area politico-culturale che si riconosce nelle due minoranze di Roberto Speranza e Gianni Cuperlo. In Piemonte abbiamo dato vita a un processo che auspico assuma una dimensione nazionale, e che vede unite le minoranze del Pd. Le aree di Speranza e di Cuperlo si trovano quindi insieme. In Piemonte siamo un unico soggetto con un solo coordinamento, e anche in altre regioni questo processo è in uno stato molto avanzato.

 

(Pietro Vernizzi)