Un tema sempre più insistente nella campagna elettorale verso le Elezioni Amministrative 2016, con i ballottaggi che entrano nel vivo a 10 giorni dal voto: le comunali a Roma vivono di tanti argomenti che provano a mettere pressione ai due candidati sfidanti, Roberto Giachetti e Virginia Raggi per poter comprendere dove indirizzare il proprio voto per il nuovo sindaco della città. Ma quel tema ritorna, continua a restare in auge: si tratta delle Olimpiadi Roma 2024, la candidatura che ancora deve essere ufficialmente presentata e che regna nella campagna elettorale perché segna la differenza tra Raggi, contraria, e Giachetti che invece intende puntare su rilancio della capitale anche da questo punto. A parlare è il presidente del Coni nonché primo a credere nel progetto olimpico, Giovanni Malagò: «se le Olimpiadi si faranno anche con Virginia Raggi sindaco? Assolutamente sì. Concordo che fare un referendum – come sembra proposte la candidata grillina – aiuterebbe ma le regole rispetto a tre anni fa sono cambiate. Un ultimo sondaggio dà i cittadini romani favorevoli al 77% alle Olimpiadi». Malga è anche onesto poi nel riconoscere come la questione olimpiaca non può essere il vero ago della bilancia per la campagna elettorale, “con tutti i problemi che ci sono in città, non la trovo una cosa giusta e neanche seria, perché partiamo di un evento tra 8 anni e invece ci sono dei temi che anch’io da cittadino ritegno molto più importanti”.
La sfida non è solo Milano o Roma: per le elezioni amministrative, il secondo atto che si preparato per il 19 giugno vedrà bene 126 comuni al voto e 20 capoluoghi di provincia che troveranno il nuovo sindaco. Per le Comunali 2016 i ballottaggi più interessanti sono ovviamente quelli delle città big, da Sala-Parisi a Milano a Fassino-Appendino a Torino, con Giachetti-Raggi di Roma e de Magistris-Lettieri a Napoli che non sono da meno. Ma da Bologna in giù sono tanti i comuni che attendono il risultato dei ballottaggi e che non sono certo meno importanti: Merola-Borgonzoni sotto le torri degli Asinelli, ma anche Trieste, Benevento, Brindisi, Carbonia, Caserta, Crotone, Grosseto, Latina, Novara, Olbia, Pordenone, Isernia, Ravenna, Savona e Varese. In tutto sono 126 comuni che domenica 19 giugno attendono il responso delle urne: il Partito Democratico confermerà la sua crisi o sarà stata tutta una “bolla” mediatica?
Uno tende la mano l’altro la rifiuta: le elezioni amministrative 2016 sono anche queste, in un momento in cui i risultati delle comunali al primo turno consigliano ai vari candidati in ballottaggio nelle città più importanti di cercare altri bacini di voti per poter arrivare alla vittoria il prossimo 19 giugno. Movimento 5 Stelle e Lega nord sono le protagoniste di questo braccio di ferro scoppiato oggi: in una intervista a Repubblica, il leader del Carroccio Matteo Salvini ha di fatto lanciato un amo piuttosto consistente. «Una convergenza che sta in un obiettivo comune tra M5s e Lega, ma nulla di concordato. Più che un’alleanza è una possibilità di cambiare. Se l’obiettivo è avere amministrazioni diverse rispetto a quelle del Pd penso di logico che noi votiamo i loro candidati e viceversa». Ecco, per il Movimento 5 Stelle con Di Maio, da sempre restio agli accordi elettorali, rifiuta di netto: «i voti sono dei cittadini non de segretari di partito. Il M5s non dà indicazioni per i ballottaggi in cui non è presente con le sue liste. Non facciamo inciuci né accordi preelettorali, Sala, o Parisi, de Magistris o Lettieri, Merola o Borgonzoni e così via. per noi pari sono». Su Facebook è durissimo Luigi Di Maio con queste parole al vetriolo contro Lega e anche Pd: “non esiste alcun asse con nessuno”.
Un confronto non più solo politically correct, con le Comunali e le elezioni Amministrative che vanno verso i ballottaggi a Milano, come a Roma, Torino, Napoli e Bologna, l’attenzione alle parole e le misure rispetto agli avversari ora vanno via via perdendosi. Nel confronto tv a Sky Tg24 è andato in scena ieri sera lo show Stefano Parisi e Giuseppe Sala, con domande e e risposte piccate su vari argomenti attinenti la città di Milano: sembra, ai punti, uscire leggermente vincitore il candidato del centrodestra, ma resta comunque una sfida molto equilibrata tra due candidati sindaco comunque stimati e validi, tanto da arrivare al pareggio quasi assoluto al primo turno. Scintille su tanti temi, tra cui il celebre centro sociale milanese del Leonkavallo: secondo Sala bigotta “regolarizzarlo”, mentre per Parisi “no ai centri sociali che occupano spazi privati”. Scontro anche sui blocchi del traffico: secondo Parisi è del tutto “inutile, vanno invece rigenerate le caldaie”, mentre per Sala bisogna proiettarsi su un’altra direzione, allungando le metro anche oltre al confine di Milano. Un vero vincitore non c’è, la sfida è sempre più agguerrita ma sicuramente il tentativo di strizzare l’occhio ad altri schieramenti è stato evidente, con Sala verso M5s e Parisi verso la destra.
È un Renzi show quello che a tre giorni dalle elezioni amministrative 2016 parla in tv nell’intervista a Otto e Mezzo, commentando i risultati delle elezioni e le difficoltà del Partito Democratico. I candidati dem nelle principali città al voto sono finiti tutti al ballottaggio, e se da un lato si può festeggiare per non aver perso in potenza ancora nessuna battaglia, tranne a Napoli dove il fallimento di Valente è evidente (e scusate la rima), dall’altro bisogna anche dire che nessuno tra Merola, Fassino, Sala e Giachetti è riuscito ad imporsi sopra il 50%. Renzi prova a difendersi di fronte a Lilli Gruber e dichiara un’importante promessa sul giorno dopo il voto del 19 giugno: «Se il Pd a Roma e Milano, cadrà il governo? Assolutamente no, abbiamo già detto che l’esito della permanenza al governo è legata al referendum costituzionale». Per il giovane premier-segretario il vero test per il governo è il referendum costituzionale di ottobre, e solo a quello è legata la vita dell’esecutivo e della sua poltrona di Presidente del Consiglio: prosegue poi sull’analisi delle Amministrative, «non condivido la lettura del M5s come vincitore: il Pd è nettamente il primo partito in Italia, senza alcuna ombra di discussione. Se oggi ci fosse il ballottaggio con l’Italicum al voto andrebbero Pd e Fi, non Salvini e neanche Movimento 5 Stelle». Basterà per ricacciare le polemiche dopo eventuali sconfitte ai ballottaggi? L’impressione è che forse servirà qualcosa di più per il pur combattivo premier: il countdown è cominciato…