Tony Blair torna alla carica: dopo la Brexit l’ex premier inglese del Labour fa la sua ufficiosa “candidatura” nel cercare un ruolo nei prossimi negoziati che dovranno portare la Gran Bretagna fuori definitivamente dall’Unione Europea. Lo fa con un articolo sul Telegraph, giornale conservatore, dove l’ex primo ministro scrive: «ci vuole uno statista serio per negozia la Brexit. Un ministro pro Brexit ed e euroscettico non è una scelta saggia», riferendosi a Michale Gove, tra i leader dei Tory pronti a prendere il posto di David Cameron. «Saranno negoziati incredibilmente complessi, pieni di trappole ad ogni passaggio. È cruciale riuscire a comprendere la psicologia dei 27 paesi membri dell’Unione Europea», sembra dunque dire “bene, ci sono io ad esempio” anche se ovviamente si tiene ben lontano dallo sbilanciarsi. «Il nostro Paese è in pericolo e per superare questo momento abbiamo bisogno di politiche adulte. Dobbiamo procedere con calma, maturità e senza recriminazioni. Perché in gioco c’è il futuro del Regno Unito», e lo dice un ex premier come Tony Blair, ultra europeista convinto.
La notizia non è delle migliori: dopo la Brexit Standard & Poor’s ha tagliato il rating dell’Unione Europea dopo averlo fatto anche alla Gran Bretagna. SI pensava che il blocco europeo fosse per il momento al riparo da speculazione delle agenzie di rating mondiali e invece la sorpresa è arrivata con Bruxelles che ovviamente non fa i salti di gioia. «L’uscita della Gran Bretagna – fa sapere in un comunicato S&P?- richiederà inevitabilmente nuove e complicate trattative. Indebolendo la sua flessibilità di bilancio e introducendo incertezza sulle stime di bilancio. L’outlook stabile riflette l’idea che nessun altro stato lascerà l’Unione Europea e che i 27 paesi restanti confermeranno il loro appoggio all’Ue e ai suoi programmi di spesa». Parole importanti che ora ribaltano leggermente le prospettive future economiche di un Eurozona ancora sotto shock per la Brexit del Regno Unito dai 28: come reagiscono le rispettive banche centrali, di Ue e Gran Bretagna? «Non possiamo permetterci di non risolver i problemi delle banche, è ora di farlo. Ci vuole una comprensione avanzata tra le anche centrali sui percorsi relativi alla politica monetaria», racconta Mario Draghi alla Bce nel suo discorso due giorni fa nel vertice post-Brexit. Il rischio terribile per la Ue è il calo dello 0-5 nel Pil in zona Euro, cosa che potrebbe essere evitare solo se «riusciamo a massimizzare gli effetti delle politiche monetarie, d modo che i nostri rispettivi mandati possano essere raggiunti nel modo migliore. È una realtà nuova quella dobbiamo affrontare, ma va fatto subito». E l’Inghilterra invece? La Bank of England ha lanciato la sua ricetta ieri riunendosi a Londra: «ci vogliono un tagli degli interessi già durante l’estate per contrastare gli effetti del voto sulla Brexit», dichiara Mark Carney, Governatore della Banca d’Inghilterra. Preoccupazione ma anche considerazione di “forza” per l’economia britannica dalle parole del suo discorso, riportate da Euronews: «La questione non è se il Regno Unito sarà portato ad operare degli aggiustamenti, ma quanto rapidamente e quanto efficacemente. L’economia britannica è tra le più flessibili al mondo ed è in grado di gestire questo periodo di transizione».