“Le ricostruzioni di stampa sono destituite di ogni fondamento”, hanno detto fonti di Palazzo Chigi e ribadito dalla Federcalcio. Il presidente del Consiglio non ha mai “suggerito” il nome di Vincenzo Montella come commissario tecnico della Nazionale al numero uno della Figc Carlo Tavecchio. Le pressioni, riportate dal Fatto Quotidiano e dalla Gazzetta dello Sport, non sono mai avvenute.
Eppure Matteo Renzi e Vincenzo Montella si scambiano complimenti da anni. Almeno dall’11 giugno 2012, cioè dal primo giorno dell’Aeroplanino sulla panchina della Fiorentina, la squadra del cuore dell’allora sindaco del capoluogo toscano. Non si tratta solo di convenevoli “in bocca al lupo” come accadde subito dopo la firma dell’ex attaccante della Roma, ma anche di endorsement e apprezzamenti aperti tra due quasi coetanei — il premier è classe ’75, l’allenatore del ’74 — che negli ultimi anni hanno velocemente scalato posizioni nei rispettivi campi.
Poi parte la corsa alla segreteria del Partito democratico. Durante un dibattito in radio si discute di calcio: “Lì i rottamatori sono già arrivati, vediamo in politica”, dice Renzi riferendosi ai successi di Montella. In effetti la Fiorentina va bene. Il gioco impostato dall’Aeroplanino è divertente e coinvolgente. “Grazie al mister Montella, quest’anno la Fiorentina sta volando”, si sbilancia Renzi il 30 aprile 2013 durante la cerimonia di apertura della notte bianca a Palazzo Vecchio, alla quale prende parte lo stesso tecnico napoletano. Poi nel dicembre dello stesso anno arrivano le primarie del Pd e Montella fa l’endorsement: “Non so se riuscirò ad andare a votare, dipende dagli impegni, vediamo. Comunque metaforicamente il voto lo do a Renzi”. Che vince e pochi mesi dopo è pronto per andare a Palazzo Chigi, completando la scalata. Il 17 febbraio 2014, nel giorno del sì con riserva alla formazione del governo, l’allenatore della Fiorentina lo incensa: “Renzi? Ha l’entusiasmo giusto per fare bene. Lo conosco, è molto partecipe e vicino alla squadra — dice al Processo del Lunedì —. Da italiano che segue la politica con distacco, spero in un rinnovamento vero”. Passa una settimana e il cambio della guardia Letta-Renzi è realtà. “Siamo ottimisti noi italiani che lui possa dare un po’ di speranza ai nostri figli”, ribadisce ancora Montella.
Dopo le cocenti delusioni degli ultimi anni, il Milan ora è in cerca di speranze. Ed è arrivato il renziano Montella. Montella è reduce da una stagione difficile alla Sampdoria, ma le sue qualità sono innegabili. È giovane, mediaticamente funziona. Un “rottamatore”, come disse Renzi. Che però nega di aver suggerito il suo nome a Tavecchio.
Negherà adesso di averlo suggerito a Berlusconi? Magari abbinandolo a promesse di cambiamento dell’Italicum e in cambio di un passo indietro di Forza Italia sul referendum costituzionale? Al ritorno di Berlusconi assisteremo al varo di un patto non del Nazareno ma di San Siro?
Fantapolitica, fantacalcio? Ci sono Piersilvio e Confalonieri con relative preoccupazioni aziendali per Mediaset dietro questa scelta? O più semplicemente il contorno di una situazione paradossale in cui la politica italiana è fatta da due blocchi, Pd e Cinquestelle, e da un’area vasta, quella di centrodestra, sfibrata dai personalismi e appesa agli umori di un uomo dai troppi interessi che anche in questa circostanza sembra aver bisogno di un governo che gli faccia da taxi anzi da aerotaxi con “l’Aeroplanino” Montella? Peccato che Conte e Ranieri siano in piena Brexit. A Forza Italia non avrebbero fatto che bene.