Due parlamentari Pd, il senatore Federico Fornaro e il deputato Andrea Giorgis, hanno presentato ieri il Mattarellum 2.0, una proposta di legge elettorale che intende superare il modello dell’Italicum. Il sistema è basato su collegi uninominali a turno unico, con un premio di maggioranza per un massimo di 90 deputati bilanciato da un “premio di minoranza” di 30 seggi. In questo modo per avere 350 deputati, pari al 55% dei seggi, sarà necessario avere almeno il 50% dei voti. Ne abbiamo parlato con l’onorevole Giorgis, autore della proposta insieme al senatore Fornaro.
Qual è il valore aggiunto del Mattarellum 2.0 rispetto all’Italicum?
Reintroducendo il collegio uninominale, il Mattarellum 2.0 riavvicina l’elettore agli eletti e contemporaneamente riduce i costi della campagna elettorale. L’esigenza prioritaria è porre rimedio alla crescente sfiducia dei cittadini nelle istituzioni politiche. E’ difficile immaginare un esecutivo forte se non c’è un’adeguata riconoscibilità e quindi una consistente capacità rappresentativa del governo stesso e della maggioranza che lo sostiene. Affrontare il tema del rapporto elettore ed eletti è oggi un modo serio per cercare di rafforzare l’azione politica delle istituzioni democratiche.
Quali altri aspetti della vostra proposta considerate un passo in avanti?
L’Italicum consente la possibilità di attribuire un numero di seggi molto significativo a una lista che in realtà rappresenta un’esigua minoranza. L’attuale legge è strutturata in maniera tale da attribuire comunque il premio di maggioranza, indipendentemente dal consenso ottenuto dalla lista in termini di voti assoluti e quindi di percentuali reali. Non essendoci quorum di partecipazione al ballottaggio, può accadere che una forza con il 20% dei voti, ma anche meno, conquisti il 55% dei seggi.
E con il Mattarellum 2.0?
Con la nostra proposta il premio viene attribuito in misura fissa. In ogni caso è previsto un tetto nel numero di seggi che non può essere superato se non c’è un consenso reale da parte della singola lista o coalizione.
In che modo funziona il tetto?
La nostra proposta contiene un tetto anche all’attribuzione dei seggi collegati all’uninominale. Si esclude la possibilità che i collegi siano vinti tutti da una forza politica che magari rappresenta solo il 30-35% degli elettori. In questo modo non si può superare il tetto dei 350 seggi se non si è rappresentativi di almeno il 50% degli elettori a livello nazionale. Quindi gli effetti distorsivi del collegio uninominale sono accettati solo se non determinano una disproporzionalità eccessiva.
Come ha percepito la reazione del Pd rispetto alla vostra proposta?
Per il momento c’è stata una dichiarazione di interesse. La proposta si rivolge in primo luogo al Pd, per fare in modo che diventi una proposta del Pd. Il nostro non vuole essere un atto di testimonianza, bensì un contributo reale affinché il Pd e l’intero parlamento trovino una soluzione che consegni al Paese una legge elettorale più equilibrata.
Insieme a quali partiti intendete modificare l’attuale legge elettorale?
Il Pd deve discutere al suo interno e assumere l’iniziativa politica in modo da coinvolgere il maggior numero di partiti. La nostra è una proposta pensata per corrispondere all’interesse generale, e non contro questa o quella forza politica. Inoltre noi abbiamo individuato alcune caratteristiche di fondo, ma poi abbiamo rimesso alla discussione gli aspetti più di dettaglio.
Il turno unico però sembra essere pensato apposta per non fare vincere M5s …
Io ritengo che il ballottaggio secondo il modello francese sia preferibile. La proposta al momento è costruita su un turno unico, ma si potrebbe benissimo pensare all’introduzione di un secondo turno.
Non è pretendere troppo chiedere che sia Renzi a portare avanti la vostra proposta?
Noi abbiamo molto apprezzato che il governo, dopo avere posto la fiducia sull’Italicum, adesso sia arrivato a riconoscere che la legge elettorale è una materia di competenza parlamentare. Detto questo, siccome il Pd è una forza politica determinante all’interno del Parlamento e il presidente del Consiglio è anche il segretario, non può certo disinteressarsi della ricerca di consenso. Non si tratta quindi di tornare al voto di fiducia, ma che il segretario nella sua funzione politica sostenga un processo nel quale il Pd non si disinteressi, ma al contrario cerchi di essere soggetto protagonista della costruzione di una maggioranza parlamentare.
Per Brunetta, Forza Italia non è disponibile a modificare l’Italicum prima del referendum. E’ una porta chiusa?
Quando Brunetta ha parlato noi non avevamo ancora illustrato il Mattarellum 2.0, e quindi il suo è un giudizio preventivo senza neanche conoscere la proposta. La tattica di Forza Italia è esasperare il clima e caricare il referendum di un significato che va al di là del suo stesso contenuto. Ma è proprio ciò che il Pd deve evitare, e quindi spetta a noi cercare di aprire questo confronto e superare quelle preoccupazioni che originano dal combinato disposto di legge elettorale e riforma costituzionale.
(Pietro Vernizzi)