“La fiducia degli italiani in Matteo Renzi è al 29%, e di solito quando scende sotto al 23-24% le cose diventano pericolose perché significa che c’è un vuoto di legittimazione che prima o poi sfocia in un giudizio politico”. Lo osserva Roberto Weber, sondaggista di Ixè, secondo cui il Pd è al 31,5% e M5s al 29%, ma i Cinque Stelle stanno aumentando i consensi e in caso di ballottaggio con l’Italicum vincerebbero con il 55% contro il 45%. Al referendum costituzionale di ottobre invece i Sì sono al 52% e i No al 48%.
Partiamo dalla fiducia nel presidente del Consiglio. Lei come la valuta?
La fiducia in Matteo Renzi è intorno al 29% se consideriamo tutti gli italiani e del 35% tra quelli che vanno a votare. E’ una soglia ancora accettabile: Berlusconi, Letta e Monti prima della fine del loro mandato erano tutti e tre al 21%, 8 punti sotto al livello attuale di Renzi. In caso di elezioni nazionali comunque il dato sarebbe diverso da quello delle ultime amministrative, anche se resta il fatto che Renzi non gode del livello di fiducia che aveva quando affrontò le Europee del 2014. All’epoca infatti la sua fiducia personale era al 41%.
Qual è la soglia di pericolo?
Quando ci si avvicina al 23-24% le cose diventano pericolose perché significa che c’è un vuoto di legittimazione, che prima o poi sfocia in un giudizio politico. Nel caso di Renzi questo vuoto ancora non lo vedo. La perdita di consensi e di legittimazione ci sono state, ma va tutto quanto relativizzato e messo di fronte al contesto complessivo. Certo non è più il Renzi di un anno e mezzo fa, ma il premier è abituato a risalire: è già capitato in passato che si trovasse su soglie analoghe e poi recuperasse.
Ha ancora lo slancio per farlo?
Può ancora farlo, molto dipenderà dalla congiuntura economica che non è ancora favorevole, nonché da un contesto internazionale che viaggia su variabili che noi non conosciamo più. Renzi si sta confrontando con una situazione globale con cui nessuno si è mai confrontato.
Pd e M5s a quanto sono?
Al primo turno alle politiche il Pd è al 31,5% e M5s al 29%. La tendenza però è favorevole ai Cinque Stelle, ma soprattutto in caso di ballottaggio M5s vincerebbe prendendo il 55% contro il 45% del Pd. Ai consensi dei grillini va aggiunta infatti la quota di rancorosità storica del centrodestra, come è accaduto a Roma, a Torino o a Parma.
Agli italiani che cosa interessa di più, il lavoro, le tasse, l’Italicum o il referendum?
Due cose sostanzialmente: l’economia e la trasparenza. Lo stesso Renzi ha basato buona parte dei suoi successi sui temi dell’antipolitica come il taglio delle Province e dei finanziamenti ai partiti. A livello economico invece l’erosione del ceto medio va a colpire proprio il Pd. A seconda del momento uno dei due fattori prevale.
Se si votasse domani per il referendum costituzionale chi vincerebbe?
I Sì sono al 52% e i No al 48%. Renzi finora ha inanellato una serie clamorosa di errori, adesso però li sta correggendo in modo rapido e questo potrebbe pagare. Se ci sarà una corretta gestione della campagna elettorale, i Sì possono ancora vincere. Molto dipenderà anche dal fatto che si modifichi l’Italicum.
Quanti punti vale al referendum una modifica dell’Italicum?
Una modifica della legge elettorale peserebbe molto. Il tema dell’Italicum incide fortemente sull’orientamento verso il Sì o il No. Anzi, in parecchi pensano addirittura che al referendum si voterà anche sulla legge elettorale, e quindi c’è ancora confusione. Se si chiariscono alcuni elementi di questa natura le cose possono cambiare. Del resto i Cinque Stelle non possono rimanere a lungo nella loro dorata ambiguità, basterebbe che qualcuno riuscisse a stanarli.
In che senso?
Per esempio dovrebbero spiegare perché prima hanno votato No all’Italicum, mentre adesso vorrebbero che rimanesse così com’è. Mercoledì inoltre quando al Senato si è votato sulle intercettazioni di Berlusconi, le presenze dei Cinque Stelle erano del 68% e quelle del Pd dell’87%. Quel terzo di senatori di M5s che non era presente in aula ha rappresentato un aiutino significativo a Berlusconi. E queste contraddizioni prima o poi affiorano.
(Pietro Vernizzi)