I sondaggi politici elettorali pubblicati di recente dall’Istituto Demopolis danno una lettura interessante alla situazione politica attuale in Italia legata al referendum costituzionale. Il governo Renzi è dato in affanno per le riforme costituzionali che nel voto di ottobre daranno in sostanza un giudizio netto se pro o contro l’azione dell’Esecutivo con Renzi che si rende conto in questi giorni come l’aver personalizzato il voto non sarà una garanzia di successo, anzi. Interessante è il dato dei sondaggi che mostrano come in questo 2016, dopo aver licenziato la legge Boschi in Parlamento, sia cambiato il giudizio degli italiani al voto. Nel gennaio il 60% avrebbe votato per il sì, nel trionfo del messaggio renziano sulla rottamazione di burocrazia e affini all’interno dello stato. Più il tempo passa però e più la personalizzazione del voto legata alla figura di Matteo Renzi ha fatto cambiar idea agli italiani: in aprile era il 58%, in maggio il 56% e ad inizio giugno il 53%. Punto più basso mostrato dal sondaggio è arrivato a fine giugno dopo la sconfitta alle elezioni del Pd, con il 49% dei sì al voto di ottobre che invece è risalito leggermente in questo luglio al 50%. I mesi non sono tanti, ce la farà Renzi a ribaltare il trend negativo in discesa contro il voto della legge Boschi?
Se i sondaggi politici ed elettorali di questo 2016 mandano segnali piuttosto indicativi per quanto riguarda la crescita di vari soggetti politici e la lotta in previsione del referendum costituzionale di ottobre, gli altri argomenti che compongono una vita politica in Italia come in Ue, non possono essere tralasciati. E allora, mentre cresce la tensione tra Pd e M5s verso le scadenze elettorali e la lotta sull’Italicum, sale anche lo spettro della crisi banche che sotto traccia prosegue la poco augurante situazione sui centri di credito italiani. Ma la colpa della crisi delle banche e in generale per l’economia italiana a cosa effettivamente dobbiamo imputarla? I sondaggi elettorali prodotti da Winpoll-Scenari Politici mostrano una situazione comunque urgente: gli italiani non si fidano delle banche, primo punto, con il 61% contro i fiduciosi che rimangono al 28%. Il Presidente Renzi ha detto ultimamente che “i risparmiatori possono dormire sonni tranquilli”, ma la reazione nel sondaggio è la seguente: il 42% non per niente d’accordo, il 27% abbastanza, il 19% in disaccordo parziale e solo l’8% è certo delle convinzioni di Matteo Renzi. Alla domanda però capitale sulla questione della crisi, ancora nel 2016 la sfida è legato a due grandi responsabili: il 33% dice Europa mentre il 24% se la prende con il Governo italiano. Le imprese al 5% e le banche stesse, come abbiamo visto prima, al 27% chiudono il cerchio verso una crisi che, seppur non terribile, è sempre dietro l’angolo.