«Stefano Parisi è l’unico personaggio del centrodestra che in questo momento abbia un minimo di credibilità come leader. Forza Italia però sarà costretta a correre da sola, perché la Lega nord non ha nessun interesse a entrare a far parte di un’ammucchiata come è avvenuto alle Comunali di Milano». È l’analisi di Vittorio Feltri, direttore di Libero, dopo che Silvio Berlusconi ha affidato a Parisi l’incarico di organizzare Forza Italia e, in prospettiva, l’intero centrodestra. Un’idea subito bocciata da Matteo Salvini, che ha commentato così: “Se Parisi è un riorganizzatore di Forza Italia facciano quello che credono, se però qualcuno pensa di fare digerire alla Lega alleanze indigeste che hanno già fallito in passato, io non ci sto”.



Feltri, quali chance ha Parisi come leader del centrodestra?

Nella partita delle Comunali a Milano come candidato sindaco aveva avuto un risultato molto importante, arrivando vicinissimo alla vittoria. Ciò ha portato Berlusconi a pensare che Parisi sia capace di battersi alla pari anche con elementi del centrosinistra. Il Cavaliere ha identificato in lui l’uomo che può anche tentare di rilanciare il centrodestra, anche se non è detto che poi ci riesca.



Lei scommetterebbe su Parisi?

Chi altro se non Parisi può essere legittimato a fare il capo del centrodestra? Io non vedo nessuno. A Milano se non altro ha dimostrato di saper fare qualcosa. Se Parisi riesce a fare a livello nazionale quello che è riuscito a fare a Milano, sarebbe un’operazione molto importante. Teniamo presente che il partito di Berlusconi è sceso dal 37,4% del 2008 al 9% attuale.

Salvini si è opposto all’idea che Parisi sia il nuovo leader. Il centrodestra può fare a meno dei voti della Lega?

Il punto è che a Salvini non conviene rimettere in piedi una coalizione sul modello del vecchio centrodestra, che puzza di dejà vu e che comunque non incontra il favore dei leghisti. Non a caso la Lega nord nelle Comunali di Milano, dove si è schierata insieme a tutto il centrodestra, ha portato a casa la miseria dell’11%. Questo significa che l’elettorato leghista non è tanto d’accordo nel ridare vita alla coalizione inventata da Bossi e Berlusconi, nella quale Lega e Forza Italia erano socie e potevano tentare di governare insieme il Paese. Siccome questo esperimento non ha funzionato, oggi i leghisti sono più convinti che sia bene rimanere isolati e tentare la scalata elettorale per conto proprio.



Il modello del centrodestra unito quindi non ha più senso?

Per quanto riguarda l’elezione del sindaco, la gente è abituata ad avere delle ammucchiate. Le possibilità di tradurre questo modello a livello nazionale sono però limitate. Forza Italia deve andare avanti da sola, in quanto appunto alla Lega non conviene partecipare a queste ammucchiate.

Le elezioni a Roma però hanno dimostrato che quando il centrodestra si divide non va da nessuna parte…

Ma anche quando non si divide. Il centrodestra è in difficoltà, e quindi deve ritrovare un modello di organizzazione che sia in grado di raccogliere i voti di tutti coloro che non sono di sinistra.

 

M5S ha cambiato l’intero panorama politico. In questo scenario quale centrodestra può esserci?

Secondo me il vero problema è un altro: bisogna vedere che cosa riuscirà a fare M5S a Roma e Torino. Se i Cinque Stelle riescono a risolvere i problemi di queste due città allora hanno delle chance. Se invece l’amministrazione romana e torinese non sarà particolarmente brillante, anche M5S andrà incontro a un calo di consensi.

 

A quel punto i loro voti torneranno al centrodestra?

Non sono un mago, ma posso pensare che se il centrodestra offre un’opzione politica credibile può ancora recuperare qualcosa, altrimenti è destinato a dissolversi.

 

Berlusconi accetterà di dare vita a un dibattito per trovare una nuova formulazione credibile?

Non è un problema di dibattito, ma del fatto che Berlusconi è vecchio, malandato e probabilmente anche deluso. La sua reputazione è andata a farsi benedire. Quindi o il centrodestra si trova un nuovo leader, e potrebbe essere Parisi, o altrimenti assisteremo al suo ulteriore declino.

 

Lei ritiene che al centrodestra convenga cercare di cambiare l’Italicum?

Se si dovesse votare con l’Italicum verrebbe fuori un caos. L’attuale legge elettorale è abbastanza particolare, perché prevede un modello per la Camera dei Deputati che però non si applica al Senato.

 

Il Parlamento riuscirà a trovare una soluzione diversa?

Si può fare tutto, bisogna trovare gli accordi. I partiti si devono parlare e trovare il modo per fare sì che la legge elettorale sia costituzionale e funzioni sia per la Camera sia per il Senato. Se al referendum dovessero vincere i No, il Senato manterrebbe le attuali funzioni. Con l’attuale formulazione dell’Italicum ci sarebbero grossi problemi di funzionamento.

 

(Pietro Vernizzi)