Novità clamorosa dal Regno Unito: Nigel Farage si è dimesso da leader di Ukip, il partito euroscettico protagonista del referendum Brexit a favore del Leave. La notizia rimbomba dopo le dichiarazioni pubbliche dell’ormai ex leader di destra britannica, appena una settimana dopo lo show di Farage al Parlamento Europeo. Il partito da lui fondato ora rimanenza leader, una decisione forse tattica per evitare di “bruciarsi” come politico in un periodo che sarà davvero complesso per i prossimi anni di negoziati. «Ho deciso di mettermi da parte come leader dell’Ukip. Dopo la vittoria del Leave nel referendum significa che ho raggiunto la mia ambizione politica: l’obiettivo è raggiunto ed è il momento giusto dopo la vittoria del referendum». A livello politico questo voto della Brexit sta generando un vuoto e una voragine nelle istituzioni britanniche davvero impensabili: dopo le dimissioni di Cameron da leader Tory e premier inglese; le pressioni al Labour per far dimettere Corbyn dopo il fallimento e la frattura del partito riformista inglese, e ora anche l’Ukip, che pure ha stravinto questo voto storico, vede andarsene il suo leader che comunque rimarrà deputato Ukip all’Europarlamento e manterrà la carica di presidente del gruppo euroscettico Efdd, dove sorge l’alleanza con il Movimento 5 Stelle. Ora dunque, dopo Boris Johnson che si è ritirato dalla corsa alla guida dei Tory, anche il secondo grande vincitore della Brexit, si mette da parte: cosa significa? Il fuggi fuggi sembra preannunciare più di ogni altra previsione economica, come i prossimi mesi rischieranno di “bruciare” ogni leader politico con ruolo rilevante e pubblico. Questa “fuga” in effetti appare davvero molto sospettosa,