La legge elettorale Italicum è ormai tornata stabilmente ad occupare le cronache politiche: paradossalmente, a pochi giorni dalla sua effettiva pubblicazione. Mentre si percorre la irta strada verso il referendum costituzionale d’ottobre, la legge sull’Italicum continua ad essere messa sulla graticola dagli avversari Pd che intendono in questo modo provare un ulteriore sgambetto a Renzi. Prova a difendere la legge, il presidente della Commissione Bilancio del Senato, Giorgio Tonini: «si vuole fare un dibattito serio sull’Italicum? Allora, chi lo vuole cambiare deve dire con estrema chiarezza in quali parti modificarlo. Dopodiché corredi questa proposta con i numeri necessari per avere una maggioranza in Parlamento. Realizzate queste due premesse, si può aprire una discussione seria. In caso contrario staremmo parlando, come in questi giorni, di aria fritta». Lo ha detto intervistato dall’agenzia il Velino che segue da vicino le vicende dal Parlamento e dai palazzi della politica. «È una conquista enorme, non fare questa riforma e anche quella del Senato inserita all’interno del ddl Boschi su cui ci sarà il referendum, significa gettare l’Italia nell’ingovernabilità e finiremmo come la Spagna».



Il referendum costituzionale d’ottobre e la legge elettorale Italicum sono i punti nodosi su cui il Governo, la politica e il Pd stesso stanno affrontando in questo periodo molto caldo, e non certo per l’estate. In una intervista a La Stampa, Massimo D’Alema torna all’attacco contro il proprio segretario, definendo “pasticciata e non rispettosa la legge elettorale e anche il ddl Boschi”. «Se vincerà il No a Renzi insisterà nel volersi dimettere, dopo di lui non ci sarà il diluvio, semmai il buonsenso», con i toni all’interno del Partito Democratico che di certo non si sono ridotti dopo la Direzione Pd infuocata. “Massimino” attacca duramente Renzi, considerandolo un pericolo più che una risorsa per la sinistra di oggi: «se cade questa pasticciata e confusa riforma, il Parlamento non sostano potrà non essere sciolto ma io credo che ci saranno anche un governo, se necessario e una nuova legge elettorale». Ma quale sarebbe la ricetta proposta da D’Alema? «Tre articoli semplici e non in politichese: ridurre il numero complessivo dei parlamenti, 200 deputati e 100 senatori in meno; rapporto fiduciario del governo è solo con la Camera, fine del bicameralismo perfetto; nel caso in cui il Senato o la Camera apportino delle modifiche ad un testo di legge, tali modifiche vengono esaminate entro un tempo limitato da una apposita commissione, costituita dai parlamentari dei due rami».



Mentre si inasprisce il confronto all’interno del Partito Democratico soprattutto in virtù dei risultati ottenuti nell’ultima tornata elettorale, l’appuntamento referendario di ottobre assume sempre di più i contorni di una sorta di resi di conti. A dare una mano all’attuale Presidente del Consiglio Matteo Renzi che anche nelle ultime ore ha ribadito come in caso di sconfitta il Governo andrà a casa, è l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Napolitano intervenendo al 70esimo anniversario della CNA assieme alla Ministro Maria Elena Boschi, ha di fatto invitato i cittadini italiani nel prestare molta attenzione al referendum in programma nel prossimo mese di ottobre per non vanificare gli sforzi sulle riforme che sta portando avanti il Governo. L’ex capo dello stato ha sottolineato: ”Sì, ci sono delle imperfezioni, ma io ritengo che sia legittimo e auspicabile, e io me lo auguro fortemente, che la stragrande maggioranza dei cittadini non faccia ancora una volta finire nel nulla gli sforzi messi in atto in due anni in Parlamento. Noi amiamo la Costituzione, i suoi principi, valori, indirizzi a cui non rinunceremo mai, ma nella seconda parte l’opera dei costituenti non è stata perfetta e lo sapevano anche loro”. Anche la Boschi ha colto l’occasione per ricordare l’importanza del referendum chiedendo ai cittadini di assumersi le proprie responsabilità: “Ora la parola spetta a tutti noi come cittadini. Siamo di fronte a un bivio perché o si vota SI o si vota No. E’ una scelta importante e mi auguro che tutti noi ci sentiremo protagonisti. Un cambiamento così importante della nostra costituzione dipende da tutti noi, da chi decide di partecipare attivamente e non fare che altri scelgano per noi, anche se in questa fase è più facile stare alla finestra, perché sembra che i liberi pensatori siano tutti quelli contro le riforme”.

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