“Ho sbagliato a personalizzare”. Il mea culpa di Renzi sul referendum costituzionale è sembrato un passo indietro ma forse non lo è, perché il Pd ha varato un simbolo che schiera tutti dalla parte della riforma: una grande x rossa e verde con lo slogan “L’Italia che dice Sì”. Dichiarazioni e scelte che alzano il livello di scontro in un partito insofferente e lacerato. Renzi cambi l’Italicum altrimenti votiamo No al referendum: è questa l’ipotesi che prende corpo nelle file dalla minoranza del Pd. Ma lo farebbero davvero? Ieri, sul Corriere, Roberto Speranza è stato cauto (“Non è una discussione di oggi. Il Pd ha ancora un tempo congruo per costruire un nuovo equilibrio istituzionale”). Lo abbiamo chiesto a Federico Fornaro, senatore della minoranza dem.
“Il problema non è nuovo — spiega Fornaro —. Ciò che pensiamo lo abbiamo detto in Parlamento. Nell’agosto dello scorso anno, se si ricorda, un lungo braccio di ferro sull’elettività del Senato è finito con un compromesso di modifica del nuovo articolo 57 (Composizione ed elezione del nuovo Senato, ndr). In secondo luogo, come tutti sanno, l’Italicum non lo abbiamo condiviso e non lo abbiamo votato”.
Dunque è tutto fermo?
Non proprio: due passi avanti, da parte nostra, ci sono stati. Nel gennaio di quest’anno, alla vigilia dell’ultima lettura al Senato, abbiamo presentato pubblicamente una proposta di legge a mia prima firma per dare attuazione proprio a quel compromesso, una legge che consentirebbe il giorni dell’elezione dei consigli regionali di far scegliere ai cittadini — e non ai consigli regionali — i consiglieri-senatori di ogni Regione. Da allora non c’è stata alcuna risposta ufficiale, né del governo né del partito.
E poi avete presentato una nuova legge elettorale che supererebbe l’Italicum.
Sì. Del resto, le file di coloro che si sono pentiti di averlo votato si sono ingrossate.
Che cosa li avrebbe folgorati, secondo lei?
Si sono resi conto del rischio sistemico insito nel ballottaggio come previsto dall’Italicum, una cosa che noi abbiamo denunciato a più riprese in tempi non sospetti. Nel mio piccolo, ho evidenziato da tempo l’effetto calamita di un partito antisistema al secondo turno. Qualcuno ha pensato che quel 41 per cento alle europee fosse la panacea di tutti i mali e consentisse di fare quel che si voleva, ma si è sbagliato.
Oggi cosa direbbe a Renzi?
Che l’hashtag #staisereno lo si può usare una volta sola. Noi non siamo affatto sereni, né di fronte a un vertice del Pd che si dice disponibile dopo il referendum a cambiare l’Italicum se ci sarà in Parlamento una maggioranza che lo vuole; né rispetto alla legge attuativa del Senato.
Quindi, senatore?
A settembre si apra un’iniziativa forte e percepibile ai cittadini del Pd sul tema della legge elettorale di Camera e Senato.
Altrimenti?
Ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Siamo ancora in tempo a cambiare, se c’è la volontà, ma non mi pare di vederla. Sarà forse il caldo estivo. Ha visto l’ultimo sondaggio di Piepoli uscito sul Messaggero? Dà circa un terzo degli elettori del centrosinistra indirizzati verso il No al referendum.
Come mai, secondo lei?
Italicum e riforma costituzionale si tengono e la gente l’ha capito, nonostante Renzi lo neghi. Il cosiddetto “combinato disposto” di riforma costituzionale legge elettorale di fatto cambia la forma di governo e introduce un premierato che non ha equivalenti in Europa.
Ci rispieghi perché, in breve.
Perché si costruisce una sorta di elezione diretta del presidente del Consiglio a cui si garantisce la maggioranza assoluta in Parlamento, qualunque sia la sua consistenza elettorale.
Senza nemmeno una soglia minima di votanti al secondo turno.
E’ un problema di legittimità democratica. Il sindaco di Napoli, che è parso a tutti come uno dei grandi vincitori delle ultime amministrative, al secondo turno ha vinto con il 36 per cento dei votanti. Quello che non va bene dell’Italicum è che così com’è oggi rende possibile a una lista che prende meno del 20 per cento di vincere il ballottaggio triplicando la sua rappresentanza. Una situazione che mi pare palesemente in conflitto con la sentenza 1/2014 della Consulta, che dichiarò incostituzionale il Porcellum.
Che cosa chiedete al Pd?
Che non ci si fermi a una dichiarazione insostenibile e pilatesca come quella di Renzi quando dice che non ha nulla in contrario a che si trovi in Parlamento una maggioranza favorevole a un’altra legge elettorale. Renzi è il segretario del più grande partito italiano, deve prendere sul serio l’iniziativa.
Gli dia una ragione buona per farlo.
Smascherare le ipocrisie del M5s, che quando venne approvato l’Italicum gridò al tradimento, e ora vuole lasciarlo così com’è perché ha capito che è l’unica legge elettorale che può portarlo al governo. Questo è autentico doroteismo.
Insomma, se non si cambiasse la legge elettorale lei voterebbe no al referendum?
Credo che a quel punto diventerebbe per molti di noi una via obbligata.
(Federico Ferraù)