Il 12 agosto 2016 è arrivato con una “gelata” sui dati economici italiani che probabilmente metterà i brividi alla schiena a tutti i vacanzieri italiani di ferragosto. Lo si capiva da mesi, dopo l’affluire di altri dati, che le stime sul Pil erano al ribasso, ma che fossero dimezzate (da +1,2 a +0,6 realistico) per una crescita zero negli ultimi mesi, non lo pensava nessuno.
Nello stesso tempo, il debito pubblico è aumentato in sei mesi di altri 77 miliardi di euro, toccando un nuovo record storico, quello di 2.248,8 miliardi, che tradotto in percentuale (sinora ci è stata risparmiata) supera abbondantemente il 130 per cento.
La frenata italiana è stupefacente, dopo tutte le parole confortanti e le speranze elargite che vengono dal governo e dalla maggioranza. Commenta un banchiere che “Non si è mai vista una dicotomia tanto stridente tra la realtà e quello che raccontano i media della carta stampata e della televisione. A proposito della famosa narrazione!”.
A questo punto prepariamoci al lungo week-end di ferragosto nell’illusione della propagandata “ripartenza italiana”. Poi, quando si ritorna a casa, bisognerà affrontare di nuovo i conti e soprattutto rifarli, perché la legge di stabilità partiva da una previsione di crescita del più 1,2. Quanto ai vari interventi a favore di pensionati, poveri e ai “bonus” vari, ci dovrà essere un ripensamento, perché questo debito pubblico, nonostante la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, nonostante le spending review tentate e mai realizzate, continua a salire in modo misterioso, dato che dalla fine del 2011 abbiamo avuto un “mago della finanza” come Mario Monti, in compagnia di Elsa Fornero. Poi è arrivato Enrico Letta, allievo di famosi economisti. Infine Matteo Renzi con il prode Pier Carlo Padoan. Come tutti questi “custodi del risparmio e della finanza pubblica” non siano riusciti a centrare un accidenti sarà compito, dati gli anni che son passati, degli storici dell’economia accertarlo.
Chi si è permesso di parlare di “ricette sbagliate” è stato definito “gufo”, termine più morbido del “disfattista” ai tempi del fascio. In ogni caso, senza stare a dilungarsi in recriminazioni che alla fine non servono a nulla, c’è da prendere atto che nella nuova frenata dell’economia mondiale c’è una frenata più accentuata di tutta l’area dell’euro e ancora più accentuata in Italia e in Francia.
Dopo anni di ordocapitalismo teutonico, dopo il dramma della Grecia e del sud dell’Europa, non è più il caso di discutere con il croupier lussemburghese, che dirige la Commissione a Bruxelles, ma direttamente con la Germania, con la signora Angela Merkel, e con il resto dell’Europa non su momenti di flessibilità da concedere, ma complessivamente su una nuova politica economica, che riveda i parametri del vecchio Trattato dell’Unione Europea.



Sicuramente ci saranno da considerare i problemi creati dalla Brexit, dal terrorismo, dall’incertezza e via dicendo. Ma non comprendere che questa Europa così congegnata non riesce che a creare “sacche di populismo” (come si usa dire), oppure un malessere diffuso e una contestazione che sta crescendo in quasi tutti i Paesi, significa essere completamente ciechi.
L’impressione è che lo stesso Mario Draghi, il Presidente della Bce, abbia esaurito le munizioni a sua disposizione e il fatto sorprendente della stagnazione italiana è proprio da mettere in relazione alla liquidità introdotta dalla Banca centrale europea.
A questo punto appare evidente che si impone una correzione e che le ragioni della finanza vengano magari messe in seconda fila rispetto a scelte politiche che vanno prese da statisti e non da comparse di una classe dirigente che si è completamente liquefatta.
L’autunno è molto più vicino di quanto possa sembrare e le scadenze di politica internazionale, di problemi geopolitici non possono essere affrontati con società lacerate e impoverite da una politica economica che si è dimostrata completamente fallimentare.
La signora Angela Merkel vuole essere la leader europea? Lo faccia, ma con il consenso degli altri, non in un coro di lamenti, di contestazioni, di frustrazioni che possono in un breve periodo trasformarsi in rabbia sociale.
Sarebbe proprio il caso che ci fosse una nuova riunione tra Renzi, Hollande e la Merkel. Ma non per fare il punto; per risolvere i problemi che stanno avvelenando l’Europa.

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