Il referendum costituzionale è alle porte dopo una lunga battaglia che proseguirà anche per il prossimo mese in attesa di scoprire quando Mattarella deciderà la data effettiva del voto alle urne per il referendum confermativo con a tema il ddl Boschi. Il Governo Renzi capirà molto del suo destino immediato da quel voto di ottobre-novembre-dicembre o quando sarà il voto, ma intanto sono le fratture interne al Pd e alla sinistra che agitano la lunga vigilia estiva per Renzi e soci. Sono i prodiani che intanto si dividono tra il Sì e il No alle riforme renziane, sottolineando involontariamente la decisione ancora non presa ufficialmente dell’ex leader Prodi che potrebbe spostare molto più che un voto a seconda della sua decisione. Giovanni Maria Flick attacca il Pd con il No e con la critica a Renzi, “non c’è più tempo per la scolorina” ha affermato di recente il costituzionalista ed ex ministro nel Governo Prodi, ponendo cioè l’attenzione sulla mancanza di tempo nel provare a “spersonalizzare” il voto referendariario dopo il presunto errore di Renzi. Di contro Arturo Parisi ha invece dato il suo endorsement al Sì per il progetto di riforme Boschi-Renzi. Le fratture dunque continuano, proseguono ed interrogano la piazza di sinistra: con chi stare? Debora Serracchiani, dalla segreteria del Pd lancia l’allarme (interno ed esterno) su cosa potrebbe succedere se vince il No: «Se vince il No ci dimentichiamo le riforme per decenni, come ha detto lo tesso Renato Brunetta. Sa che significa ricominciare da una Bicamerale? Che passano almeno due anni per costituirla. Poi, per iniziare il confronto quanti altri ne passerebbero? Non penso che ci si possa permettere di aspettare così tanto tempo». La ragione starà da questa parte?



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