Mentre il dibattito per il referendum costituzionale fa registrare una sorta di disgelo tra l’Anpi, l’associazione nazionale partigiani italiani, e Matteo Renzi, c’è da sottolineare la posizione della sinistra dem che, come riportato da Il Sole 24 Ore, continua a chiedere libertà di coscienza al Pd in vista della prossima consultazione referendaria. Una richiesta, questa, che non viene vista di buon occhio dai vertici del partito renziano, dal momento che la linea ufficiale è quella del Sì e soprattutto visto che il segretario stesso ha investito moltissimo sull’esito delle riforme. Rispetto alla distensione verificatasi tra Anpi e Renzi, anche i bersaniani esprimono soddisfazione per bocca di Federico Fornaro:”Come da noi fortemente auspicato le polemiche sono state intelligentemente messe da parte e si è riaperto un dialogo costruttivo tra il Pd e l’Anpi. Un fatto positivo che si spera possa contribuire a un confronto aperto, libero e nel merito sulla riforma costituzionale, nello spirito con cui i costituenti avevano pensato e scritto l’art.138 della nostra Costituzione”. La sensazione, non troppo velata, è che la sinistra dem festeggi il diritto a manifestare per il No concesso ai partigiani italiani nella speranza di vedersi concessa la stessa libertà…



Clamoroso al Cibali, si diceva una volta: il referendum costituzionale non è ovviamente uno stadio e il voto sulle riforme del governo Renzi non è un match di Serie A, però per il resto il paragone può reggere. Dopo lo scontro diventato nazionale tra i partigiani dell’Anpi de il Pd di Matteo Renzi, arriva la distensione, manco fossimo in periodo di Perestrojka post sovietica. Ebbene, mentre il dibattito del referendum – di cui ancora va pensata per bene la data – è stato per ovvi motivi lasciato in disparte per quanto successo di tragico e umanamente drammatico in centro Italia: il terremoto nelle Marche e nel Lazio ha coinvolto tutta l’attenzione politica di questi giorni, con giustamente tutte le istituzioni e anche le opposizioni al Parlamento impegnati per i fondi, gli aiuti e le decisioni in vista dell’emergenza sisma. Ma il referendum ieri ha fatto lo stesso capolino nelle cronache politiche nostrane, visto che dopo una settimana di ritardo, l’Anpi fa dietrofront e accetta l’invito di Renzi compiuto prima dell’incontro di Ventotene. Breve recap: i partigiani lamentano il diniego del Partito Democratico dei loro banchetti alle Feste dell’Unità (ora Festa del Pd) con volantini per il No al referendum. Polemiche anche dalla sinistra radicale che si oppone alla segreteria dem che replica con il proprio premier “sono pronto per un confronto pubblico aperto e leale con Smuraglia, capo Anpi, su tutti i temi del referendum. In un primo momento barricate e poi la diplomazia renziana forse è servita: sentite Carlo Smuraglia in una nota Anpi. «Diciamo sì al confronto pubblico, è una buona occasione di confronto». Certo, il motivo è presto che spiegato visto che alle Feste dell’Unità “magicamente” sono riapparsi i banchetti dell’Anpi: «poiché la questione principale dibattuta nel corso dell’estate, circa la libertà, senza limitazioni, dell’Anpi di usufruire di spazi all’interno delle Feste dell’Unità, appare sostanzialmente e ragionevolmente risolta, con la ricezione delle posizioni sostenute dalla nostra Associazione non sussistono motivi di sorta per non accettare l’invito del segretario del Pd, Matteo Renzi, rivolto al presidente nazionale dell’Anpi, Carlo Smuraglia, per un confronto pubblico sul referendum». 1-1 e palla al centro. Ma ora chi farà il gol partita? (Niccolò Magnani)

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