“L’idea di Parisi non è quella di guidare Forza Italia portandosi dietro i vecchi alleati come la Lega, bensì di cercare di mettere in campo idee, uomini e forze che siano nuovi rispetto alla rappresentanza partitica del centrodestra tradizionale”. Lo spiega Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera, a proposito del nuovo ruolo affidato da Silvio Berlusconi all’ex candidato sindaco alle Comunali di Milano. Lunedì Parisi ha incontrato i vertici regionali di Forza Italia e ha rimarcato: “La mia mission è individuare il percorso per riportare Forza Italia almeno sopra il 20%, non so se sarò io a portare avanti questo lavoro, ma intanto dobbiamo sviluppare insieme un piano di rilancio”.



Il progetto unitario del centrodestra che è stato proposto a Milano oggi ha ancora senso a livello nazionale?

Milano è una realtà molto significativa ma anche molto particolare, in quanto si tratta di una metropoli in rilancio in un Paese che continua a declinare. Una contesa come quella tra Giuseppe Sala e Stefano Parisi fuori da una realtà sociale e culturale come Milano sarebbe difficilmente immaginabile. Milano è l’unica città dove si è attrezzato uno schieramento di centrodestra attorno a una linea liberal-popolare, che è stato battuto ma soltanto sul filo di lana. Il capoluogo lombardo è l’unica realtà dove il centrodestra ha una politica, una faccia e una visione. E’ però difficile stabilire quanto questa realtà sia esportabile, e questo è il vero cuore del problema.



Matteo Salvini ha subito detto di no alla leadership di Parisi. Qual è il suo progetto?

Il nuovo modello della Lega nord di stampo lepenista e basato sull’identità nazionale ha fruttato molto in termini di sondaggi, ma se poi andiamo a vedere i risultati elettorali non è che abbia ottenuto questi grandi risultati. E ciò né nelle sue aree di insediamento tradizionale né tantomeno al loro esterno. Salvini ha evocato il tema di una destra populista che ha cresciuto il suo peso in tutta Europa, e gli abbracci con Marine Le Pen vanno in questa direzione. E’ un modello che magari avrebbe anche una base di consensi nel Paese, anche se trova un freno nella presenza di un movimento particolare come quello dei Cinque Stelle.



Il segretario della Lega ha davvero interesse a coalizzarsi con Forza Italia?

La prima questione aperta riguarda il fatto che Salvini sia in grado di fare o meno il leader di un elettorato lepenista e di dispiegarne le potenzialità nella società italiana. Il vero problema non è infatti la possibilità o meno che la Lega stringa un’intesa con Forza Italia, bensì chi avrebbe il timone dell’operazione. La questione non si pone soltanto per Salvini. Quel che resta dell’elettorato tradizionale di centrodestra, espresso più direttamente da Forza Italia, non vedrebbe infatti di buon grado una leadership di Salvini. A Milano non a caso la coalizione del centrodestra è stata guidata da un moderato come Parisi e la linea politica non era quella della Lega.

Forza Italia è per il NO al referendum, i centristi per il SI. Come si può tendere la mano ad Alfano in vista di una campagna referendaria molto battagliera?

Farlo sarebbe molto complicato. Poiché la rilevanza di Ncd in termini di voti non è però proprio così straordinaria, lo ritengo più un problema di Ncd che di Lega e Forza Italia. Il centrodestra ha molti problemi, ma come si comporterà Alfano è più che altro una questione che riguarda una parte del ceto politico che ha trovato casa in Ncd. Non è certo un tema che scaldi il cuore degli elettori.

 

Forza Italia può essere ancora l’aggregante del centrodestra come lo è stato in passato?

No. La questione è se c’è una leadership, un arco di forze, una quantità di soggetti che senza distruggere i partiti fuoriesca dai loro confini tradizionali. Ciascuno di questi partiti ha già dei problemi a sopravvivere da solo, figuriamoci se può ambire a federare gli altri sotto le sue insegne. L’idea di Parisi però non è quella di fare il nuovo capo di Forza Italia portandosi dietro i vecchi alleati, bensì di cercare di mettere in campo idee, uomini e forze che siano nuovi rispetto alla rappresentanza partitica del centrodestra tradizionale. Non so se ce la farà né se queste forze siano disponibili alla battaglia, ma conoscendo Parisi penso che il suo progetto sia quello di creare realmente un nuovo schieramento di centrodestra.

 

Con quali temi e obiettivi?

Il progetto di Parisi passa dalla ripresa di alcuni dei temi originari su cui Forza Italia prese forma nel 1994, ispirandosi a quella che allora si chiamava la prima rivoluzione liberale. L’idea di Parisi è quella di una sfida al Pd sul suo stesso terreno riformista, sia pure con altre proposte e prospettive. Del resto anche nell’impostazione della campagna elettorale per il referendum è su questo terreno che Parisi cerca di connotare il suo NO. L’ex candidato sindaco ha spiegato infatti che il suo non è un NO alle riforme, bensì un NO a questa riforma.

 

(Pietro Vernizzi)