Manca ancora la data del referendum costituzionale che si terrà il prossimo autunno. Gli italiani saranno chiamati ad approvare o bocciare la riforma voluta dal governo Renzi che in particolare modifica il bicameralismo perfetto. Inizialmente l’ipotesi era di fissare il referendum costituzionale a ottobre ma ora la consultazione sembra slittare a novembre. Non esiste però la certezza visto che la data non è stata ancora stabilita. Lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato oggi all’emittente radiofonica Rtl 102,5, come riporta il Messaggero: “Non abbiamo pensato alla data del referendum, in questa settimana ho pensato a tutto meno che al referendum”. E sulle decisioni che il premier prenderà in caso di vittoria del no al referendum costituzionale, Renzi ha ribadito: “Ho già detto quello che dovevo dire, il referendum riguarda il futuro del Paese e io smetto di parlare del mio futuro, chi mi conosce sa cosa penso e cosa farò. Di me non parlo più”.



Se le notizie sul referendum costituzionale, sui suoi contenuti e sulle prossime discussioni a riguardo del pacchetto di riforme del ormai celebre ddl Boschi, si riducono sempre ad un scontro per la democrazia del Paese, forse un problema sussiste. Non tanto sul referendum in quanto struttura, ma ovviamente sulle due correnti principali, pro e contro Renzi: inutile dire che il voto di novembre sarà sempre più una conferma o una bocciatura dell’esecutivo e della persona del segretario Pd. In questo tante colpe sono imputabili a Renzi certamente, ma ha ragione quando dice che “se si discute sempre di rischio democrazia e non si parla mai dei contenuti delle riforme, il problema c’è eccome”. Nell’ultima e-news il presidente del Consiglio annuncia a muso duro: «Questo referendum non riduce gli spazi di democrazia come qualcuno vorrebbe far credere: più semplicemente riduce le poltrone, senza toccare minimamente il sistema dei contrappesi. Basta leggere il quesito referendario per rendersene conto». La reazione è veemente e non fa che esacerbare l’interno della polemica: «sul referendum Renzi mente. Se vince il “sì” la democrazia è in pericolo, rischio di autoritarismo e Paese regalato a Grillo», scrive Renato Brunetta su Twitter. Di poco distante quanto afferma il M5s da mesi, ovviamente senza la parte del “regalo ai grillini”: di contro, la “solfa” è la stessa, quando Renzi afferma ancora che “se vince il no rimane tutto come adesso. Se vince il sì, finalmente si cambia. Si rende il Paese più semplice. E io dico anche più giusto”, questioni di “feeling” si diceva in una canzone di anni fa. Democrazia a rischio? Come si intuisce dipende anche molto dalla legge elettorale dell’Italicum, vista come la “pistola” che verrebbe caricata contro il Paese se vincesse il “sì”. Come dicevamo, se il “dialogo” è su questi temi, allora sì che il problema sussiste: ma non per il referendum, per la politica. (Niccolò Magnani)

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