“Angela Merkel è indispensabile ma insufficiente” ha tagliato corto due giorni fa il Financial Times. La City di Londra, resa ufficialmente offshore da Brexit, è costretta suo malgrado ad aggrapparsi alla giubba della supercancelliera: che non mostra fretta di sganciare il Regno Unito dalla Ue. Non per caso Merkel ha incontrato anche il principe William (in una base britannica in Germania) durante il suo frenetico tour diplomatico di fine agosto in giro per l’Europa. Ma proprio questo girovagare — soprattutto nei paesi orientali dell’Unione, a cominciare dai quattro del gruppo di Viesegrad — hanno reso visibile l’indebolimento della “premier d’Europa”: all’inizio di quello che potrebbe essere l’ultimo suo anno di “regno”, iniziato nel 2005.
Merkel è tornata ieri in Italia nove giorni dopo aver iniziato il tour a Ventotene, assieme al premier italiano Matteo Renzi e al presidente francese François Hollande, in vista del vertice Ue di Bratislava il 16 settembre (il primo senza la Gran Bretagna).
Tra 12 mesi chi dei tre sarà ancora in sella e in che condizioni? Gideon Rachman, sul FT, ha indicato ben sei spade di Damocle che pendono sulle teste dei leader europei ‘fondatori”: Brexit, l’euro, il nodo-migranti, i rapporti con la Russia, il peggioramento degli standard democratici in alcuni paesi dell’Unione e l’avanzata — in altri — dei populismi anti-Ue. Più in concreto: in Italia è in programma un referendum insidioso per Renzi mentre l’anno prossimo si vota il presidente a Parigi e si rinnova il parlamento a Berlino.
Non sappiamo se a Maranello Renzi e Merkel abbiano trovato il tempo di andare oltre l’attenzione “umanitaria” confermata dalla Germania dopo il terremoto. L’ospitalità, peraltro, è stata offerta da un manager industriale che ha trasferito la Fiat negli Usa e dall’erede della famiglia Agnelli che ha portato in Olanda la sua holding Exor. E questo all’indomani del missile fiscale lanciato verso Apple dall’Antitrust Ue, nel mezzo delle mezze conferme e mezze smentite sulla rottura fra Usa e Ue al tavolo dei negoziati commerciali Ttip. Per una volta non era Renzi quello che aveva più problemi ieri (anche se ne aveva molti). Ma il fatto che li avesse la Merkel non è una buona notizia.