-L’intervista sulle riforme e sul referendum costituzionale realizzata da Mario Calabresi al presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, a distanza di ore dalla sua pubblicazione su “La Repubblica”, continua a far discutere. Ad esempio le dichiarazioni di Napolitano non sono proprio andate giù al leader della Lega Nord, Matteo Salvini, che sul suo profilo Facebook non le ha mandate a dire all’ex capo dello Stato:”Il signor Napolitano (ancora parla, dopo tutti i danni fatti?) invita a votare Sì al referendum di Renzi per fermare i POPULISTI e per difendere il governo, l’Unione Europea, l’Euro e i suoi compagni. L’anziano comunista, traditore dei cittadini, non conosce vergogna. #napolitanotraditore, anche per questo #IOVOTONO”. Anche la capogruppo di Sinistra italiana al Senato Loredana De Petris, presidente del Gruppo Misto, ha espresso il proprio dissenso per le parole di Napolitano:”Ancora una volta l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano approfitta del suo autorevole ruolo di presidente emerito per guidare una campagna propagandistica falsa e tendenziosa sul referendum costituzionale”.



-Arrivano parole importanti da Matteo Renzi, il presidente del Consiglio nonché primo sostenitore del Sì alle riforme al referendum costituzionale. Il premier, come riportato da “La Repubblica”, parlando ai microfoni di TeleNorba ha innanzitutto aperto alla possibilità di modificare la legge elettorale in vigore come ampiamente richiesto dall’area dem del Pd, che proprio questa mattina tramite Roberto Speranza aveva indicato la sostituzione dell’Italicum come condizione fondamentale per votare Sì al referendum. Renzi ha chiarito:”La legge elettorale si può cambiare in 3 mesi, in 5 mesi, quello che non si può cambiare è la Costituzione: o la cambi col referendum o rimane la stessa per 30 anni. L’Italicum non piace? E che problema c’è, discutiamola, approfondiamola, ma facciamo una legge elettorale migliore di questa, non accetteremmo mai una legge elettorale peggiore di questa. La mia apertura è vera, sincera”. Renzi ha aggiunto che però la consultazione referendaria “non è sul futuro del Governo, è sul futuro del Paese. Non riguarda la legge elettorale, i poteri del premier ma la riduzione del numero di quelli che fanno politica. Non stiamo riducendo la democrazia, stiamo riducendo le poltrone dei politici, le tensioni tra Regioni e Stato, stiamo eliminando enti inutili come il Cnel e stiamo permettendo  al Paese di avere un sistema più facile, più semplice: chi vota sì riduce le poltrone, chi vota no lascia le cose come sono”.



-Sebbene non sia stata ancora indicata la data in cui si svolgerà, sono già moltissime le prese di posizione sul referendum costituzionale. Apparentemente scontato il “No” del fondatore della Lega, Umberto Bossi, il quale, come riportato da ilpiacenza.it, dal capoluogo emiliano ha tuonato contro Matteo Renzi:”Neppure Mussolini aveva avuto il coraggio di passare sui popoli con i suoi stivaloni come vuole fare Renzi. Deve andare via, fa danni”. Secondo il Senatur, il fatto che la Lega Nord si alleata con una parte della sinistra italiana per dire no alle riforme renziane non deve stranire:”I referendum non sono “di colore”. Anche quelli di sinistra fanno parte del sistema politico italiano. Non ci siamo messi d’accordo. Sanno anche loro che le cose sbagliate provocano sempre dei danni”. Bossi ha poi spiegato le ragioni per cui a suo dire sarebbe importante votare No:”La riforma taglia le Province, creando un problema di identità. L’identità non si tocca. E invece fanno scomparire anche le Regioni. Resterebbe solo Roma: questo è inaccettabile. Non esistono risparmi: il Senato esisterà ancora, come quando hanno detto che eliminavano la Provincia, ma in realtà hanno solo tolto la democrazia e la partecipazione. Non mi pare una via accettabile quella di Renzi”.



Torna a far sentire la propria voce Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica, che in un’intervista realizzato da Mario Calabresi, direttore de “La Repubblica”, esprime il suo parere sul referendum costituzionale confermando il suo Sì alle riforme volute dal governo Renzi. Napolitano spiega che “con quello che succede nel mondo e quello che ha sulle spalle l’Italia, è davvero surreale l’infuriare di una guerra sul referendum costituzionale”, aggiungendo che nella politica italiana attualmente “non c’è respiro, non c’è visione ampia, manca lo sguardo lungo e soprattutto scarseggia il senso di responsabilità”. Napolitano si scaglia contro i sostenitori del No che tentano di personalizzare la consultazione referendaria per abbattere Renzi:”È noto che io non ho condiviso la iniziale politicizzazione e personalizzazione del referendum da parte del Presidente del Consiglio, ma specie all’indomani del sia pur lento sforzo di correzione di questo approccio da parte di Renzi, nulla può giustificare la virulenza di una personalizzazione alla rovescia operata dalle più diverse opposizioni facendo del referendum il terreno di un attacco radicale a chi guida il Pd e il governo del Paese”. Il pensiero di Napolitano è chiaro, le riforme servono all’Italia:”Credo si comprenda che mettere (alla cieca) a rischio la continuità e l’azione del governo oggi esponga il Paese a serie incognite in termini di convulsione politica e istituzionale”.

In questi mesi per il Governo Renzi ci sono tanti appuntamenti importanti in agenda attraverso i quali si potrebbe decidere l’immediato futuro dello stesso Esecutivo. In particolare il riferimento è al referendum costituzionale del quale non è stata ancora fissata la data, e che lo stesso Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha voluto trasformare in una sorta di un voto politico anticipato. In ragione di ciò il Governo in queste settimane si sta occupando di una serie di questioni che potrebbero accrescere notevolmente la popolarità nel corpo elettorale italiano ed in particolare con la riforma delle pensioni. Infatti, il Governo sta dialogando castamente con le parti sociali allo scopo, per quanto possibile, di venire incontro alle principali richieste di lavoratori prossimi alla pensione e pensionati. Dunque, è lecito pensare che la capacità da parte del Governo di gestire il nodo pensioni potrebbe incidere sull’esito del referendum.

Per il Referendum Costituzionale che tra pochi mesi definirà probabilmente molto del futuro politico di Matteo Renzi, i sondaggi danno un sostanziale pareggio al momento per chi voterà Sì e chi No, ma sono ancora in tanti gli indecisi e soprattutto quelli che al momento non vanno a votare perché sostanzialmente contro la politica del governo Renzi. Legittimo ovviamente, ma su questo lavora lo stesso Premier in questi giorni di ripresa della Campagna Elettorale dopo l’emergenza del terremoto in Centro Italia. Inutile dire che la lite con D’Alema in seno al Pd continua e continuerà fin dopo il voto: il leader della minoranza dem conduce la sua battaglia per il No al voto sulle riforme costituzionali mentre di contro il segretario democratico gira i vari raduni del Pd per provare a convincere la sua gente ad andare al voto. Ma dal comizio di ieri alla Festa dell’Unità di Firenze emerge ancora qualcos’altro: «Ce l’ha con me perché non l’ho nominato alto rappresentante della politica estera europea. Io ero disposto a farlo ma per quel ruolo ci voleva una donna, anche se si tagliava i baffi se ne sarebbero accorti. Il punto centrale è che io non credo si possa fare una battaglia politica per un risentimento personale: si fa politica per sentimento, non per risentimento», riferisce Renzi contro D’Alema e si gioca la carta jolly per la platea. «lui dice no a costituzioni approvate a maggioranza ma l’ultima riforma così approvata porta la firma di Massimo D’Alema. Che l’ha votata a sua insaputa evidentemente. Noi siamo coerenti con il nostro passato, lui è coerente con Brunetta, Salvini e Grillo. Berlusconi e D’Alema si vogliono tanto bene e torneranno a fare e disfare». Il Senato e la possibilità di avere un bicameralismo completamente diverso da quanto immaginato e notato dai padri costituenti è il seme della battaglia: la destra di Berlusconi in sostanza attacca sullo stesso punto di D’Alema e in questo modo Renzi prova a giocarsi la carta appunto dell’antico “inciucio”. E a chi conferisce la scelta di avere un Senato non eletto e dunque all’anticamera del fascismo, il premier risponde: «Chi dice che se vince il sì l’Italia diventerà fascista si deve vergognare. Occorre avere cura delle parole. Io rispetto chi vota no, ma non si può sostenere il no dicendo che arriva il fascismo». Ora non resta che vedere chi davvero è impegnato in un inciucio…