Il referendum costituzionale rinviato a primavera 2017: non è una bufala ma non è ancora stato verificato, resta una “bomba” lanciata questo pomeriggio dai colleghi del sito Affari Italiani che riportano indiscrezioni da Palazzo Chigi. In sostanza, secondo le loro fonti vicine a Renzi si potrebbe spostare definitivamente la data del voto sul referendum delle Riforme per motivi di risparmio dello Stato. Ovviamente la voce andrà confermata e al momento appare molto difficile dopo essersi da poco espresso pubblicamente lo stesso Presidente del Consiglio affermando “il voto sarà tra fine novembre e inizio dicembre” che avvenga un dietrofront così clamoroso, ma va registrata questa notizia e da qui bisognerà ripartire e verificare: sicuramente era un’idea giù trapela per poter unire il voto del referendum assieme alle Amministrative in primavera 2017. Un risparmio per le casse dello Stato, ma se realmente fosse confermata la “bomba” di certo i motivi saranno molto più pragmatici: calo nei sondaggi per il Sì e frequenti tensione interna al Pd che lotta con la minoranza dem che spinge per il No secco al voto.Inoltre, da ultimo, potrebbe in questo modo essere possibile rivedere prima la legge elettorale dell’Italicum tanto bistrattata per poter arrivare poi con gli animi più calmi verso la scadenza del voto referendario sulle riforme costituzionali. Per ora tutto è fermo ma è nelle prossime ore che si saprà se l’indiscrezione verrà confermata o meno.



Il fronte del referendum costituzionale, quello dell’Italicum e quello del Pd: Renzi ne ha aperti tre e per evitare di perderli completamente sta cercando di aggiustare la sua strategia. Ma il fronte interno del Partito Democratico al momento sembra paradossalmente quello più in crisi: il suo tentativo di ricucire con la minoranza dei D’Alema e degli Speranza che chiedono da tempo, come Bersani, di rivedere la legge elettorale come “oggetto di scambio” con il Sì al referendum sta naufragando. Certo, non sarà piaciuto quando detto ieri da Renzi a Catania per la Festa finale del Pd: «la minoranza è un insieme di correnti che dalla mattina alla sera sparano a zero sui giornali l’una contro l’altra seminando il panico tra la nostra gente». D’Alema attaccato a più riprese poi non è certamente un modo “furbo” per riavvicinare la frattura interna, a meno che l’obiettivo non sia altro, ovvero quello di isolare sempre di più “Massimino” e il suo No al referendum. Ecco la risposta di Speranza: «Allo stato delle cose il mio voto al referendum è no. Avrei voluto da Renzi un tentativo vero di abbassare i toni della polemica, ma così non è stato». A ruota segue il senatore Miguel Gotor: «Non ho colto nessuna apertura nelle parole di Renzi, anzi un passo indietro. Stando così le cose voterò No al referendum. Anzi, farò campagna per il No». Guai grossi in vista per Renzi…



Qualcosa è cambiato sul fronte del referendum costituzionale che si terrà a fine novembre e ancora una volta è Renzi che detta i tempi dell’appuntamento e cambia i fronti su cui discutere il punto politico di svolta per l’intera sua carriera politica, oltre che momento chiave della vita repubblicana parte “terza”. Questa chiave di volta si chiama sostanzialmente Italicum: a poche settimane dal voto del pacchetto riforme costituzionali Boschi-Renzi, il problema dell’Italicum torna ad agitar fil mare della maggioranza, specie nel Pd. La sinistra dem continua a rilanciare il proprio No al voto se non arrivano modifiche alla legge elettorale, e ora anche il main sponsor per il Sì al voto (Giorgio Napolitano) con veemenza “chiama” Renzi per intimargli di cambiare la legge Italicum. Ebbene, ieri sera alla chiusura della Festa Pd a Catania, il premier si è sbilanciato eccome arrivando alla “totale disponibilità per cambiare l’Italicum”, un proclama che solo qualche mese fa non avrebbe e non ha mai fatto. «Ci hanno detto – sottolinea – che il problema del referendum era la legge elettorale: abbiamo detto che siamo pronti a discuterne. C’è bisogno però che gli altri facciano proposte, noi facciamo le nostre. Disponibilità totale a discutere di legge elettorale». Il voto si avvicina e da molte parti arrivano, specie interne, ricatti rispetto al Sì o No sul referendum costituzionale legato a doppio filo alla ridiscussione dell’Italicum. Ecco dunque l’attacco diretto che prova a rimettere al centro la frattura interna al Pd: «Noi non ci faremo trascinare nella guerra del fango al nostro interno da chi pensa che sia opportuno litigare tra di noi, dimenticando che fuori di qui non ci sono le magnifiche sorti progressive, ma destra e populismi». Qualche riferimento preciso? Beh, giudicate voi, a noi viene in mente un certo D’Alema dopo queste parole «Alcuni leader del passato vorrebbero fregarci il futuro continuando con le divisioni interne, le risse, le polemiche di tutti i giorni. A loro diciamo che questa è la riforma del Pd, come lo era dell’Ulivo e del Pds». Renzi show a parole, ma chi l’avrà vinta al termine della disfida? (Niccolò Magnani)

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