E adesso che occorre attendere la prossima mossa di Matteo Renzi in campo istituzionale e sulla legge elettorale Stefano Folli, editorialista di Repubblica e analista-principe della politica, parla di un eventuale “basso profilo che non può bastare” in questa circostanza. Insomma, secondo l’ex direttore del Corriere della Sera la disponibilità che Renzi ha dichiarato a Catania, al Festival dell’Unità, a ritoccare la legge elettorale, non può essere una cosa marginale o addirittura insignificante. Deve essere convincente e deve creare nuove premesse di dialogo.
Che ne pensa, Folli, di questa dichiarazione fatta dal premier ieri a Catania?
Credo che abbia colto le sollecitazioni che gli sono arrivate sia dall’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che non vuole trasformare il referendum in una sorta di plebiscito tra due fazioni che si mettono a fare la conta forsennata dei voti sul Sì e sul No; sia le sollecitazioni ancora più esplicite del presidente della Repubblica emerito Giorgio Napolitano, che è già stato chiarissimo nel voler disinnescare una sorta di “guerra referendaria” e ora è stato ancora più preciso su un ripensamento di questo Italicum, che continua a dividere e che deve passare al vaglio anche della Corte costituzionale.
Lei crede che Renzi abbia colto veramente questo invito?
Credo proprio e spero che lo abbia colto davvero, anche perché l’invito e le sollecitazioni dei due presidenti sono anche una sorta di “messa con le spalle al muro” del presidente del Consiglio. Insomma, credo che gli abbiano fatto indirettamente presente gli errori rilevanti compiuti in avvio della campagna referendaria e i rischi di un’eventuale sconfitta. In questo momento non mi sembra proprio che Matteo Renzi possa permettersi di avere molti avversari, magari anche tra chi lo ha sostenuto.
In sostanza, lei si aspetta una mossa significativa e convincente del premier?
Credo che se la aspettino tutti. E non posso credere che cerchi solo di prendere tempo, perché tutto il quadro politico incrociato alla situazione economica sta diventando problematico e quindi il premier deve essere credibile e determinato in un momento di difficoltà. Non mi pare che stia attraversando una situazione semplice. Credo che farebbe bene a comunicare anche la data del referendum. Appare strano a molti che non lo abbia ancora fatto.
Lei vede le difficoltà di Renzi legate soprattutto all’intreccio tra questione istituzionale e situazione economica?
Non c’è dubbio che i numeri economici abbiano un peso determinante sull’elettorato, anche quello che andrà a votare per il referendum. Le questioni istituzionali sono importanti, per carità, ma l’andamento economico attuale crea ancora insicurezza, incertezza, e il problema è che il tutto non si trasformi in una sorta di rabbia anti-politica, che non fa che accrescere l’astensionismo. Alla fine, se non si fanno scelte decise, si corre il rischio di accumulare altri problemi ai tanti che già sono sul tappeto.
Il momento quindi è davvero delicato…
Sì. Ed è per questa ragione che si attende una mossa di Renzi convincente, soprattutto non fumosa. Non si può aspettare molto tempo e non si può dimostrare solo una disponibilità di facciata. La mia impressione è che si presenta l’occasione di curare il vizio di fondo dell’Italicum come del precedente Porcellum: le liste bloccate, l’assenza di un rapporto tra elettore ed eletto. I collegi uninominali, ad esempio, sarebbero una scelta coraggiosa che richiede la determinazione di giocare in campo aperto, senza paura di alzare la posta. In fondo erano le caratteristiche del renzismo originario.
Scusi Folli, aggiungiamo un’altra considerazione. I fatti di Roma, della sua giunta e di quello che sta avvenendo all’interno del M5s potrebbero creare una situazione diversa rispetto a quella delle ultime amministrative. E’ adesso che occorre attendere la prossima mossa di Renzi in campo istituzionale e sull’Italicum, sulla legge elettorale che continua a dividere e a far discutere anche all’interno dello stesso Pd.
Qui è meglio non farsi illusioni e non fare confusione. C’è stata indubbiamente una grande mobilità elettorale. Ed è prevedibile che questa mobilità si ripresenti perché c’è una diffusa diffidenza verso la politica. Ma i voti non vanno e vengono. Difficile che i delusi del M5s si riconvertano al Pd. E’ più probabile che accrescano la loro disillusione e che disertino le urne. In questo modo si arriva lentamente all’asfissia di una democrazia. Forse è meglio affrontare con chiarezza e determinazione sia il problema economico, che è indubbiamente grave (si pensi solo alla questione bancaria, alle perdite in Borsa dell’Italia durante quest’anno, alla crescita degli altri paesi rispetto alla nostra crisi) e affrontare, senza creare divisioni devastanti, la riforma istituzionale.
(Gianluigi Da Rold)