“L’establishment internazionale teme che un No al referendum italiano crei un effetto domino in grado di ripercuotersi in successione sul referendum ungherese, le presidenziali in Austria e Francia e le elezioni legislative in Germania. E’ per questo che tanto Washington quanto Berlino sono intervenuti a favore del Sì”. E’ quanto afferma Marcello Foa, direttore del Corriere del Ticino e docente di comunicazione. Martedì l’ambasciatore Usa in Italia, John Phillips, ha rimarcato che una vittoria dei No “sarebbe un passo indietro per gli investimenti stranieri in Italia”. Mercoledì quindi è intervenuto anche il cancelliere tedesco, Angela Merkel, per esprimere il suo appoggio a Matteo Renzi rispetto alle “sue diverse attività di politica interna e alle riforme che il premier ha avviato, ad esempio nel mercato del lavoro”.



Qual è il vero senso dell’endorsement dell’ambasciatore Usa al Sì al referendum?

L’establishment internazionale non vuole che il referendum italiano possa aprire un nuovo fronte di destabilizzazione dell’Unione Europea dopo il voto sulla Brexit. Da diverse settimane sia i politici europei sia in questo caso l’ambasciatore Usa, appena hanno l’occasione si lanciano messaggi per sostenere Renzi e per fare in modo che l’opinione pubblica recepisca i messaggi e voti Sì. Non sorprende che il governo americano possa avere questa posizione, mentre è un’altra questione se sia opportuno o meno che intervenga pubblicamente rispetto alla politica italiana.



Quella dell’ambasciatore Phillips è una presa di posizione a favore del Sì al referendum o di Renzi?

E’ una presa di posizione in favore della stabilità dell’Italia. Il prossimo 2 ottobre si terrà il referendum in Ungheria sulla politica Ue dei rifugiati, e vincerà il No confermando in modo plebiscitario la posizione del governo ungherese. Il 4 dicembre si terranno le elezioni in Austria, e i sondaggi indicano che il candidato dell’FPO, Norbert Hofer, dovrebbe vincere abbastanza facilmente. In tal caso per la prima volta un candidato di destra prenderebbe la guida di un Paese europeo. Quindi nel 2017 ci saranno altri due appuntamenti elettorali fondamentali.



Le elezioni in Francia e in Germania…

Proprio così. La prossima primavera si terranno le presidenziali in Francia, e Marine Le Pen è molto forte nei sondaggi, mentre nel settembre 2017 si svolgeranno le elezioni legislative in Germania dove la Merkel è sempre più debole.

Qual è il filo rosso che lega il referendum italiano alle elezioni in Germania?

In questo contesto si è visto ormai da parecchi anni che c’è un certo effetto domino. Brexit è stato uno shock da cui l’establishment non si è ancora ripreso. Quello che si vuole scongiurare è che si entri in una fase di turbolenza politica in un Paese come l’Italia, che nonostante le difficoltà economiche e finanziarie resta uno dei più importanti in Europa e che è cruciale dal punto di vista strategico.

Il 18 ottobre Renzi sarà ospite della Casa Bianca. Qual è il senso di questo invito?

Ha un senso molto importante. Gli osservatori della politica internazionale avevano dato grande importanza al fatto che nel primo anno dal suo insediamento a Palazzo Chigi, Renzi fosse stato tenuto lontano dalla Casa Bianca. La sua prima visita risale infatti al 17 aprile 2015. Per venire all’incontro previsto per il 18 ottobre prossimo, farsi ricevere da un presidente che in questo momento è popolare e che viene rivalutato visto quanto sta accadendo tra Donald Trump e Hillary Clinton, ha una forza simbolica enorme.

 

Quali possono esserne le conseguenze?

L’invito alla Casa Bianca con la copertura televisiva e mediatica che ne deriverà è un modo per proiettare autorevolezza e rafforzare il profilo politico di Renzi. A poche settimane dal referendum è un fatto molto importante che certo al premier non dispiacerà. E’ un gesto che ha ancora il suo peso politico, nonostante il fatto che Obama sia in uscita.

 

Ieri anche la Merkel ha espresso il suo sostegno a Renzi. Che cosa significa questa presa di posizione?

Significa che la preoccupazione di cui abbiamo parlato da parte dell’establishment europeo e internazionale è davvero molto forte. Se nell’arco di 24 ore l’ambasciatore americano e la Merkel fanno dichiarazioni di questo tipo, è indice del fatto che davvero temono tantissimo il fatto che, con una vittoria dei No al referendum, Renzi diventi molto più debole. Stato Uniti e Germania non vogliono che l’Italia sia l’anello ancora più debole della politica europea. Questa doppia uscita è molto significativa. Tra l’altro il fatto che la Merkel abbia detto queste cose disinteressandosi delle polemiche che avrebbero suscitato è piuttosto emblematico.

 

(Pietro Vernizzi)