La sfida ieri sera sul referendum costituzionale tra il premier Matteo Renzi e il presidente Anpi, Carlo Smuraglia, alla Festa dell’Unità ha riunito in sostanza le due anime più forti interne al Pd e al centrosinistra in generale. Sì o No al voto sulle riforme, che si legge come un Sì/No allo stesso Matteo Renzi: in termini di eloquio non c’è mai stata battaglia, l’ex sindaco di Firenze li batte tutti, sui contenuti ancora un po’ deboluccio il piano del Sì, come del resto le ragioni del No sono venute fuori ma in maniera poco incisiva. Il round ci sentiremmo di darlo a Renzi, anche se due punti vanno sottolineanti che il premier non potrà non osservare con cautela. Si è autosmentito e ieri lo ha fatto definitivamente, andando a dire che anche con una sconfitta rimane al suo posto “rimango fino a quando avrò la fiducia del Parlamento”. Secondo punto, Smuraglia invita a ragionare gli astanti della Festa Unità di Bologna, «Il nostro statuto dice che tra gli obiettivi c’è da difendere e chiedere l’attuazione della Costituzione, nello spirito con cui la votarono i costituenti. Una modifica è sempre ammissibile, ma quando c’è qualcosa che stravolge quello spirito ci sentiamo obbligati a schierarci a difesa della Costituzione». È un pensiero abbastanza diffuso, con molti professori e costituzionalisti che stanno cercando di attaccare il governo con queste ragioni. Replica di Renzi? «Si può votare sì. Si può votare no. Ma dire che è in gioco la democrazia è una presa in giro nei confronti degli italiani». Palla al centro.



Le date del referendum costituzionale sulle riforme del Govenro Renzi stanno finalmente per arrivare sul tavolo del Consiglio dei Ministri: il prossimo 26 settembre infatti il Cdm darà il suo via libera per la data ufficiale delle urne, con Renzi che ha riferito ieri in una intervista a Uno Mattina come “il tempo speso rispecchia quanto per legge è previsto per la scelta delle urne”. Ma quali sono le reali ipotesi in campo per il voto decisivo delle prossime stagioni politiche? Il mese di novembre è quello candidato con più forza per ospitare il voto sul referendum costituzionale, con le domeniche che cadono sul 20 e il 27 che paiono le più indicate: in alternativa, il 4 o l’11 dicembre potrebbero ospitare il voto, anche se resta il dubbio legato alla decisione della Corte Costituzionale sulla legittimità o meno dell’Italicum. Il 4 ottobre dovrebbe esserci il voto d’esame della Consulta ma a più riprese potrebbe arrivare un rinvio provvidenziale per non “scombinare” i piani del voto tra Sì e No che potrebbero essere condizionati dalle scelte della Consulta sulla contestatissima legge elettorale. Renzi prova allora a rilanciare anche sul questo punto: «chiederemo agli altri partiti delle opposizioni quali sono le loro idee, altrimenti è una discussione surreale. Per me – ribadisce – l’Italicum è un’ottima legge elettorale, se qualcuno ha delle idee migliori che le tiri fuori». Davanti alla stampa ieri sera, poco prima di cominciare il dibattito con i partigiani dell’Anpi, nella sfida tra le ragioni del Sì e del No che si contrastano: «Al presidente dei partigiani dirò che ci sono dei partigiani che votano no, ci sono dei partigiani che votano sì e grazie ai partigiani c’è la democrazia di vedere chi avrà un voto in più. Ringrazierò i partigiani per quello che hanno fatto 70 anni fa, vorrei scrivere la storia dei prossimi anni. Tenere viva la memoria di quella del passato, ma scrivere la storia dei prossimi anni». Renzi a tutto campo: ma il Pd lo segue? (Niccolò Magnani)

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