I Dioscuri di Silvio oscillano cupi tra la stroncatura impietosa e la mesta considerazione che Teseo-Parisi si sgonfierà da sé.

Teseo ha nella radice del proprio nome la parola greca tesmos che significa istituzione. È troppo istituzionale. Questo sarebbe stato il commento di Zeus-Silvio dopo la performance televisiva di Porta a Porta seguita dalla due giorni postindustriale di Megawatt. 



Ma soprattutto affiora il timore che aver rifiutato i suggerimenti di Arcore ed evitato di riproporre la tesi dei “quattro colpi di stato” tanto cara al presidente sia un tutt’uno con l’improvvida (e non concordata) raccolta fondi per l’associazione l’Italia che corre, cassaforte nuova di zecca di Parisi. 



Beninteso Silvio non sa che farsene dei suoi. Li ritiene ormai non riproponibili. Ma il complicato pensatoio di Mr Chili gli è estraneo, privo di quei requisiti da bar sport e balera di provincia che sono la vera ossatura del pensare berlusconiano. Là dove il popolo si compiace della propria grossolanità e prende le distanze dalle élite per comunicarsi la gioia di vivere. 

Ecco, la gioia di vivere del popolino, Silvio, nei mille e passa addetti ai lavori di Milano, non la vede. E pensa che una cosa così non valga i numeri di una qualsivoglia lista Monti. 

Ciononostante non staccherà la spina a Parisi. 



Meglio tornare a Villa Certosa. Lì, tra una passeggiata tra i cactus e una festicciola tra amici, attende notizie da Strasburgo. Se ci sarà la censura della legge Severino cambia tutto… A Parisi come a Brunetta non resta che prenderne atto e prima che, arrivato il tempo, Cronos-Silvio divori i suoi figli, forse ricordarsi oltre il mito anche dei Capponi di Renzo. 

E volersi un po’ bene, come se non fossero mai stati socialisti…