I consensi del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, calcolati in centesimi calano da una media di 73 dell’agosto 2014 a 39 dell’agosto 2015 a 35 dell’agosto 2016. Lo rivela Carlo Buttaroni, sociologo e politologo, presidente di Tecnè, secondo cui il dimezzamento del giudizio degli italiani sul capo del governo dipende in larga parte dalla mancata crescita economica. Per il 51% degli italiani la nostra economia è peggiorata, mentre un anno fa aveva dato lo stesso giudizio il 3% in meno. Dopo il caso Roma il calo dei consensi coinvolge anche M5s, che passa dal 30,5% di fine luglio al 27,5% di inizio settembre. Forza Italia rimane sostanzialmente invariata, mentre i partiti che guadagnano di più in proporzione al loro bacino elettorale sono Lega Nord, Fratelli d’Italia e Sinistra Italiana.



Buttaroni, i consensi di Renzi salgono o scendono?

Lo scorso agosto, prima del caos M5s a Roma, abbiamo calcolato un indice specifico sulla figura del presidente del Consiglio. Come dinamica generale il dato registra un calo rispetto alla media dell’anno. Su una scala da 1 a 100, ad agosto scorso la fiducia era pari a 35, mentre ad agosto 2015 era pari a 39 centesimi e ad agosto 2014 a 73 centesimi. Vorrei precisare che non si tratta di percentuali, cioè non si tratta del numero di italiani che esprimono un giudizio positivo, bensì della media del voto da 1 a 10 che ciascuno degli intervistati dà a Renzi. Quindi se ad agosto 2014 mediamente il voto sulla fiducia politica nel governo era pari a 7,3 su 10, ad agosto 2015 era 3,9 e ad agosto 2016 era 3,5.



Quali fattori incidono sul dimezzamento della fiducia in Renzi?

La ragione principale è di tipo economico. L’andamento della fiducia nel governo riflette le attese mancate rispetto alla crescita del Pil. Per esempio la crescita zero registrata nel secondo trimestre 2016 alimenta il calo di consensi del governo.

Su 38 punti in meno in due anni, quanti gliene fa perdere la mancata crescita economica?

Il fattore economico incide moltissimo. Quella attuale è l’epoca storica in cui le questioni economiche pesano di più nella formazione del consenso. Nell’ultima rilevazione le persone secondo cui la situazione economica dell’Italia è migliorata sono il 15%, quanti pensano che sia peggiorata sono il 51% mentre per il 34% è invariata. Rispetto a un anno fa quanti affermano che è peggiorata sono cresciuti del 3%. Un anno fa infatti il 16% aveva detto che l’economia italiana era migliorata, il 48% che era peggiorata e il 36% che era invariata.



Il peggioramento riguarda anche le aspettative sul prossimo futuro?

Sì. Chiedendo a un campione di italiani che cosa si aspettano dalla nostra economia nei prossimi sei mesi, ad agosto 2015 il 40% aveva risposto che migliorerà e il 26% che peggiorerà. Ad agosto 2016 invece il 26% ha risposto che migliorerà e il 34% che peggiorerà.

Questo è anche un giudizio politico sul governo?

Siccome le questioni economiche pesano molto, questo peggioramento si riflette inevitabilmente anche sulla fiducia nei confronti del governo. Di fronte alle molte questioni che il governo Renzi ha messo sul campo da quando è in carica, quella economica è la più importante. E’ su questa che ciascuno misura le proprie prospettive, gli investimenti che farà e le scelte che intende compiere per sé e per i propri figli.

 

Veniamo al Movimento 5 Stelle. Guadagna o perde voti?

Tra la fine di luglio e la prima settimana di settembre, cioè prima e dopo che scoppiasse il caso Roma, M5s ha perso il 3%. Nell’ultima rilevazione la stimiamo al 27,5%, mentre a luglio era al 30,5%.

 

Lei come valuta questa perdita del 3%?

E’ una perdita significativa in quanto si verifica soltanto in un mese e mezzo. C’è stato un fattore di tipo “congiunturale” che ha inciso sull’andamento dei consensi. Per un anno noi abbiamo avuto M5s in ascesa in termini di voti, con una vittoria non soltanto a Roma ma anche a Torino e in altre città. Il risultato di M5s è stata un’affermazione molto importante, e anche dove non è andato al ballottaggio comunque ha aumentato il proprio bacino elettorale. Dopo di che è scoppiato il caso Roma.

 

Secondo lei questo smottamento di M5s continuerà?

Tutto dipenderà da come M5s risolverà quella che è una vicenda politica, e rispetto a cui ci si attende una risposta di tipo politico. Questa sarà una fase molto importante per i pentastellati, e che definirà che tipo di partito sarà.

 

Forza Italia intanto sale o scende e perché?

Forza Italia ha avuto una situazione di sostanziale stabilità. Oggi è al 13,5%, dopo che l’ultima settimana di luglio era al 14%. Forza Italia non ha né beneficiato né risentito negativamente di tutta la vicenda di Roma. I partiti che invece hanno più beneficiato del risultato sono soprattutto quelli all’opposizione più radicale nei confronti del governo Renzi. Ad esempio la Lega Nord, Fratelli d’Italia e Sinistra Italiana sono cresciuti tutti e tre rispettivamente dell’1%. In proporzione al bacino elettorale che avevano, questi tre sono i partiti che hanno attratto i maggiori consensi.

 

(Pietro Vernizzi)