Dopo il rinvio dell’esame sull’Italicum, vista la vicinanza del voto sul referendum costituzionale che probabilmente ha fatto propendere alla Corte Costituzionale di rinviare tutto al 2017 per non creare “condizionamenti”, ora arriva un’altra novità sulla Legge elettorale tra le più discusse della Repubblica italiana. Il Movimento 5 Stelle ha presentato in Parlamento un mozione all’Italicum che chiede di cancellarlo e far posto ad una legge proporzionale: «Secondo noi deve essere adottato un sistema elettorale con formula proporzionale da applicarsi in circoscrizioni medio-piccole in quanto, oltre a garantire rappresentatività e vicinanza agli elettori, favorisce l’aggregazione fra le forze politiche piccole e medio-piccole, spingendole a mettere insieme le loro idee, se conciliabili, dentro forze politiche più grandi ma coese e favorisce l’omogeneità interna dei partiti e dei movimenti, disincentivando frantumazioni e scissioni». La mozione grillina sostanzialmente richiede, a poche settimane dal referendum costituzionale, di cancellare del tutto quella legge elettorale, «in quanto non è una legge migliorabile perché è antidemocratica e incostituzionale”. Il modello proposto dal M5S prevede anche “modalità di espressione della preferenza da parte degli elettori», si legge sulla nota Ansa.



La notizia è unica e piomba sul referendum costituzionale e la campagna elettorale come se fosse un grande soda di Damocle tolta dalla testa di Renzi improvvisamente: la Consulta ha rinviato l’esame sulla legge elettorale, l’Italicum così tanto discussa, che era previsto per il 4 ottobre prossimo e invece ora verrà riposto nel 2017. «Il presidente della Corte Costituzionale, sentito il collegio, ha deciso di rinviare a nuovo ruolo la trattazione delle questioni di legittimità costituzionale sollevate dai Tribunali di Messina e Torino in merito alla legge 52/2015 (Italicum) previste per l’udienza pubblica del 4 ottobre», sono le parole della nota di Palazzo dei Marescialli. In questo modo sostanzialmente non si avrà un risultato e giudizio sulla legge elettorale prima del voto sulle riforme costituzionali, in modo da non “condizionare” il risultato del voto, come auspicato da Palazzo Chigi per mesi. E infatti Renzi replica col sorriso: «Il referendum costituzionale non riguarda la legge elettorale. E considero questo fatto molto positivo perché ora possiamo discutere nel merito della riduzione dei parlamentari, del superamento del bicameralismo perfetto, dell’abolizione del Cnel e dei poteri delle Regioni», ha chiosato il premier all’evento di premiazione del Global Citizen Award. Un sospiro di sollievo che però ora costringe a lasciare veramente sul tavolo i veri contenuti e a non perdere altro tempo su questioni “altre” dal voto.



Il dibattito sul Referendum Costituzionale vive ancora di altre sferzate con i “pochi” in Parlamento che sostengono con forza il Sì, visto che sono gli artefici principi delle riforme costituzionali discusse negli ultimi 3 anni e ago della bilancia del governo attuale. Proprio loro, Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, hanno provato a ribadire ieri le ragioni del Sì al referendum, anche se sottolineando punti diversi. Da un lato Renzi, impegnato nella logorante questione europea tra crisi economica e immigrazione, ha gradito e non poco l’aiuto non richiesto arrivato dall’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. «Non ci sto allo scontro tra guelfi e ghibellini sul referendum costituzionale. Questa riforma non è pericolosa e l’ha chiesta il Parlamento. Non sono iscritto al fronte del No, per ora non mi esprimo, ma sto facendo un giro dell’Italia per invitare a confronti nel merito, sui vantaggi e gli svantaggi. Molto dipenderà se ci sarà la modifica dell’Italicum e dall’impegno a rendere più snelli alcuni punti di questa riforma della Carta», ha detto nella sua intervista a Repubblica. Nella sua e-news Renzi ieri ha voluto rimarcare il fattore-semplificazione come elemento decisivo per il Sì: «Sono molto contento del fatto che il clima sia cambiato, finalmente, anche dopo alcuni confronti civili di questi giorni. Il dibattito non è sulla legge elettorale, non è sulla durata della legislatura, non è sui poteri del premier. È più banalmente una possibilità concreta di rendere il nostro Paese più semplice». Sul fronte della legge elettorale invece è la stessa ministra Boschi a gettare l’allarme sul possibile condizionamento dell’Italicum sul voto di novembre: «il voto sulla riforma non può dipendere unicamente dalla legge elettorale, che è una legge ordinaria e può essere modificata dal Parlamento». E ha aggiunto che «non siamo chiamati a votare fra questa riforma e una riforma diversa ideale». In attesa della data, il Sì batte qualche colpo contro i tantissimi oppositori. (Niccolò Magnani)

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