Cento anni nasceva Aldo Moro, lo statista Dc tra i più importanti del Novecento Italiano, e non solo perche fu protagonista suo malgrado del sequestro politico più famoso della nostra Repubblica – fu infatti rapito e infine ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978 – ma anche perché fu uno degli artefici del compromesso storico tra Democrazia cristiana e Pci di Enrico Berlinguer. Fu uno dei fondatori della Dc di cui tutti più o meno sanno la storia politica: è quella più personale che è certamente meno conosciuta, se si eccettua il periodo del sequestro. Pochi giorni fa durante un incontro in Trentino, ha parlato la figlia Agnese e un giornalista di Avvenire ne ha riportato ampi stralci. «Un papà che puntava più sulla convinzione che sulla proibizione. Un politico per il quale dialogo era «rispetto e umiltà», così ha introdotto l’incontro sul padre Aldo nel ricordo di questo centesimo anniversario: un padre di famiglia e un politico, la sottolineatura della figlia è importante perché delinea una figura intera, così come era in famiglia era nelle diatribe dello stato, nel periodo forse più buio della Repubblica Italiana, negli anni Settanta. «Era un padre molto affettuoso. A volte gli uomini hanno un po’ di pudore a esprimere i propri sentimenti, soprattutto gli uomini di quella generazione. Lui questo non l’ha mai avuto. C’è sempre questo desiderio di farti sentire che lui è vicino a te e ti vuole vicino a lui. Era un papà che puntava più sulla convinzione che sulla proibizione, come nella vita politica. La persona è sempre la stessa. Dialogo dunque, non imposizione». Un politico ma prima di tutto un uomo, forse proprio per questo fu scelto lui come simbolo forte di uno stato visto come nemico.