Oggi a Lucca il referendum costituzionale vede l’affermarsi di un Comitato per le ragioni del Sì, voluto e portato in giro per l’Italia da Marcello Pera: ex presidente del Senato, membro autorevole di tradizione legato al centodestra: si chiama LiberiSì e il prossimo 2 ottobre verrà presentato ufficialmente a Palazzo Ducale di Lucca. La sua particolare scelta, visto che certamente Renzi è lontano e di tanto dalla tradizione di Pera, sconvolge in un contesto politico praticamente completamente contro il referendum sulle riforme elettorali. «Un grave errore anteporre il giudizio sul governo alla discussione sulla riforma costituzionale – spiega Pera -, perché si può essere di centrodestra e riconoscere che la riforma servirà allo stesso centrodestra quando tornasse a vincere», ha introdotto su La Nazione l’ex presidente del Senato. Il motivo fondante del suo Comitato è però la questione del bicameralismo perfetto, il vero anello da spezzare secondo Pera: «La riforma ha innegabili vantaggi. Elimina quel bicameralismo perfetto che richiede che il governo abbia la fiducia in entrambe le camere. La storia recente mostra che questo risultato è difficile da ottenere con qualunque legge elettorale, perché mentre i deputati sono eletti ‘a suffragio universale’ i senatori sono eletti su ‘base regionale’, e perché quattro milioni e mezzo di cittadini votano per la Camera e non per il Senato».



Lo ribadisce ancora una volta e forse più forte: “il referendum costituzionale? Un mio errore buttarla come personalizzazione”. È stato uno dei temi di punta dell’ospitata di ieri sera a Otto e Mezzo di Matteo Renzi, con la presenza di Marco Travaglio del salotto di Lilli Gruber di La7. Molte scaramucce con il direttore de Il Fatto Quotidiano, qualche attenzione legata alle Olimpiadi a Roma 2024 (“che amarezza questa decisione, ma la rispetto perché tifo per il bene della città”) e poi tutto concentrato sul voto delle riforme costituzionali e poi sulla legge elettorale, legata a triplo filo con il referendum. Renzi ha ribadito che ha sbagliato a personalizzare il voto, ribadendolo con più forza rispetto alle ultime volte, forse rendendosi conto che ancora oggi in molti elettori medi la scelta tra il Sì e il No resta ancora un voto sulla sua persona. «è stato un errore, io partivo dal presupposto di dare un messaggio di serietà e responsabilità. La mia carriera politica è meno importante della riforma istituzionale». Per quanto riguarda la data del voto, la conferma è del 26 settembre prossimo dove verrà decisa una data che viaggerà tra il 27 novembre e il 4 dicembre, un’arco di tempo possibile per la convocazione delle urne. Qualche stoccata rispetto alle conseguenze del No il segretario del Pd le ha comunque lanciata, andando a parlare di risparmi della macchina statale: «Se passa il Sì le mutande verdi non se le comprano perché togliamo i rimborsi, se vince il No restano i rimborsi», ha detto Renzi. E se vincesse il no? «Ci teniamo il Parlamento così com’è, il Cnel, i rimborsi dei consiglieri regionali». E la legge elettorale? Ecco, il caso del mese viene rilanciato da Renzi con una disponibilità a cambiarla quasi del tutto, con dei distinguo ovvi visto che solo qualche mese fa quella stessa legge è stata approvata e licenziata dal Parlamento (con due voti di fiducia): «Se il Parlamento è disponibile a cambiare la legge elettorale noi ci siamo. Qualcuno vuole il proporzionale puro, rischiando gli inciuci. Sono disponibile a cambiare la legge elettorale qualunque sia la decisione della Corte». (Niccolò Magnani)

Leggi anche

REFERENDUM CONTRO IL JOBS ACT/ Lavoro da remoto, IA, migranti: i veri temi che la Cgil non vedeReferendum aborto in Arizona e Montana durante Elezioni Usa 2024/ 8 Stati al voto dopo abolizione Roe v. Wade