Il Consiglio dei Ministri ha deciso: il referendum costituzionale si voterà il 4 dicembre, urne aperte dunque nella prima domenica di dicembre per il voto sulle riforme costituzionale del ddl Boschi. Da ottobre e fine novembre ora si è deciso inizio dicembre, nella norma dei tempi tecnici precisi dalla legge, ma con il novero delle polemiche che rimane costante: «Sarebbe scandaloso se Renzi fissa la data a dicembre», diceva D’Attorre, mentre Brunetta tuonava, “a dicembre Renzi dimostrerebbe una scarsissima sensibilità istituzionale”. Così è avvenuto e ora le polemiche non restano certamente “tranquille”: in più scatta la polemica, come vi raccontiamo qui sotto, sul testo del quesito che è al centro del ricorso Codacons contro il referendum Boschi-Renzi. L’annuncio del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio De Vincenti ha dato il via all’ultima fase decisiva di questa lunghissima campagna elettorale che infiamma la politica ormai da mesi: Renzi ha già fatto sapere che aprirà la Campagna per il Sì il prossimo 29 settembre a Firenze, la prima di una lunga serie di città dove il premier in persona si spenderà con un tour per discutere le motivazioni del Sì al voto costituzionale.
Alle 17.30 inizierà il Cdm che deciderà la data del referendum costituzionale, l’attesa indicazione delle urne aperte che da mesi infiamma la discussione politica: polemiche ancora oggi per la possibile data scelta dal governo Renzi, 4 dicembre, che verrebbe vista come un oltraggio per “la troppa poca affluenza che rischierebbe di favorire l’esecutivo”, a detta di Forza Italia e Sinistra Italiana. Ma non è l’unico pensiero che agita le acque della maggioranza: oggi infatti il testo del referendum sulle riforme costituzionali è arrivato sul banco del Tar del Lazio per il ricorso condotto dal Codacons contro il quesito referendario. Il movimento guidato da Carlo Rienzi ha fatto sapere nella nota pubblica che il ricorso avviene non per una delle due decisioni in campo, né per il Sì né per il No, ma «la formulazione della domanda posta agli elettori potrebbe violare l’articolo 16 della legge n. 352 del 1970, secondo cui, in caso di referendum costituzionale, è necessario indicare gli articoli interessati e specificare i contenuti degli stessi – sostiene il presidente Carlo Rienzi – La costruzione della domanda oggetto del prossimo referendum non solo non risponde a tali criteri, ma induce in errore i cittadini, poichè mira a sbilanciare la risposta verso il ‘sì’, utilizzando formule quali ’la riduzione del numero dei parlamentarì, ’il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzionì, ’la soppressione del Cnel». Ora si attendono i tempi per la risposta del Tar che non dovranno però esser molto lunghi visto che tra qualche ora si saprà la data ufficiale del voto che sarà tra il 20 novembre e il 10 dicembre prossimi.
A poche ore dal Consiglio dei Ministri la data del voto sul referendum costituzionale, il fulcro del CdM di oggi, vive di due probabili ipotesi generali che stanno facendo infuriare le opposizioni: la scelta della data dovrebbe cadere o il 27 novembre o il 4 dicembre, con gli ambienti vicini al Governo che rivelano all’Ansa come la data di dicembre sia la preferita da Renzi. Proprio questo fatto avrebbe indotto le opposizioni alla furia, per non essere stati consultati sulla possibile scelta e soprattutto per fissare un voto importante come il referendum in periodo di possibili weekend in montagna e con dunque meno affluenza. Oggi pomeriggio la decisione definitiva con queste due date sul tavolo, mentre si prenderanno decisioni anche sul documento del Def e l’impianto della Legge di Bilancio da presentare entro fine anno. «Ancor più della manovra, il nostro appuntamento cruciale è il referendum perché l’Italia ha bisogno di una governance forte”, afferma il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda. “E’ molto importante”, rimarca, dal G7 dei Trasporti in Giappone, il ministro Graziano Delrio, che però invita a tenere la discussione sul merito: “Non è un referendum sul governo”, ci prova il governo mentre la furia di Forza Italia e Sinistra Italiana – come potete leggere qui sotto – prosegue.
Il referendum costituzionale vede oggi l’arrivo della data ufficiale per il voto: il Consiglio dei Ministri dovrebbe licenziarla entro fine giornata, arrivando a spegnere finalmente le polemiche da settimane. Forse. Da oggi si potrà puntare sugli ultimi decisivi eventi di campagna elettorale per il Sì o il No nei prossimi mesi, con la fine novembre e l’inizio dicembre che sono i termini limiti fissati dallo stesso Renzi. Le polemiche restano però accese ancora su due fronti: Sinistra Italiana e minoranza dem agitano (ancora) il mare della maggioranza vicina al Premier. Sul primo caso è Alfredo D’Attorre ad esprimere il pensiero anche degli altri partiti d’opposizione: «il referendum è un diritto dei cittadini, non di Renzi. Fissarlo a dicembre per ridurre l’affluenza e far recuperare il Sì sarebbe davvero scandaloso». Quando allora sarà fissato questo referendum vedrà comunque lo sciogliersi o l’aumentare delle polemiche, ma con il chiodo della sinistra sempre più ostile al governo Renzi. Già, infatti è proprio la minoranza del Pd a presentare il secondo fronte di problemi per il premier-segretario: Cuperlo e Bersani, sulla scia di D’Alema minacciano di votare No sulle riforme costituzionali senza un impegno più stringente del governo a modificare la legge elettorale dell’Italicum. Non è piaciuta infatti la mozione della maggioranza giudicata “troppo generale” per poter realmente cambiare l’Italicum in tempi brevi. La data… l’impressione è che anche questa sera, con l’ufficiale giorno delle urne aperte, le polemiche non finiranno… (Niccolò Magnani)