La reazione del Movimento 5 Stelle alle parole di Renzi sul referendum costituzionale di questa mattina a Rtl 102.5 sono durissime: il premier aveva chiesto “non usate il voto per mandarmi a casa” e i grillini si sono scatenati. «E’ evidente ormai la schizofrenia di Renzi. Il Presidente del Consiglio prima ha personalizzato per mesi l’esito del referendum, legandolo alla sua permanenza al governo, oggi, invece, dato che i sondaggi danno il no in netto vantaggio, ci dice che non va utilizzato per mandarlo a casa». I deputati M5s hanno espresso questo concetto alla Commissiona Affari Costituzionali nella mattinata di oggi e riprovano l’attacco diretto al premier sempre più nell’ottica di personalizzare il voto sulla figura di Renzi. Il premier ha la colpa fondamentale di essersi prestato a questa logica e a pagarne le conseguenze sono che sempre i contenuti del ddl Boschi che passano sempre in secondo piano. «Dato che non possono parlare dei contenuti dell’obbrobrio costituzionale, cercano armi di distrazioni di massa come la boutade del ponte sullo Stretto, o inviando la Boschi in Sudamerica, a spese dei contribuenti, per fare a campagna a favore del sì, con i soldi pubblici, ai nostri connazionali all’estero. E’ chiaro che sono alla canna del gas: per tutte queste ragioni occorre votare no il 4 dicembre», si conclude la nota, ma anche in questa occasione si perde l’attimo per entrare in questi benedetti contenuti del referendum.
Che Matteo Renzi si senta accerchiato è abbastanza comprensibile, con il referendum costituzionale alle porte e una lunga campagna elettorale che però deve vedere ancora nel vero merito nei prossimi due mesi, il premier però rischia di vedere “troppi fantasmi” attorno a sé e di conseguenza attacca. Stamattina a Rtl 102.5 il Presidente del Consiglio ha parlato ovviamente di referendum e alla domanda sul prossimo compleanno di 80 per Silvio Berlusconi lancia il sasso e non nasconde la mano. «Aspetterei sempre a giudicare Berlusconi come un uomo del passato. Non c’è dubbio che ha più vite di un gatto e questo gli fa onore” aggiunge. “Gli auguro di tornare, anche col no a referendum insieme a D’Alema con cui ha vissuto la stagione delle Bicamerali, ma io sto dall’altra parte della barricata. Auguri dal profondo del cuore, così come a Bersani che compie gli anni lo stesso giorno, il 29 settembre». Fantasmi che ritornano, o spine nel fianco per un No al referendum delle riforme costituzionali: Renzi ci prova, è reattivo ma rischia di infilarsi sempre più in un one-man show uno contro tutti che finora non ha portato a molti risultati, specie perché così ancora una volta si perde l’occasione di approfondire i contenuti del testo.
Sul referendum costituzionale 2016 si stanno esprimendo sotto ogni latitudine e forma i commenti e le polemiche più aspre ma ancora non si hanno risultati convincenti in termini di dibattito serio sui contenuti: la solita noia e solfa da anti-politica? Non diremmo, visto che si vota tra pochi mesi ormai e la campagna elettorale finora – con buona pace di tutte le forze politiche – è rimasta una accozzaglia di attacchi o difese del testo Boschi senza approfondire minimamente (tranne casi isolati e non solo sul nostro quotidiano) i contenuti del Sì o del No. Il premier Renzi (non esule da colpe per aver personalizzato e tanto il voto del referendum) nei prossimi giorni proverà personalmente a spiegare le motivazioni che porterebbero la vittoria del Sì verso una maggiore stabilità della Cosa Pubblica: lo farà venerdì in prima serata contro il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky (tra i primi firmatari dei circoli del No) nel programma di Mentana su La7 e il giorno prima aprirà invece la Campagna Elettorale ufficiale nella sua Firenze. Proprio per questa occasione ha parlato ai giornalisti il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi: «ll 4 dicembre, è una data come un’altra, speriamo che non sia troppo freddo ed i cittadini possano partecipare. C’è tempo per fare una discussione di merito approfondita, io sono impegnato come sapete a spiegare le mie ragioni. Non trasformiamola in una guerra, in uno scontro ideologico, si tratta di decidere una proposta sulla quale questa legislatura è nata». Rossi è anche il candidato opposto a Renzi al prossimo Congresso Pd e prosegue nel lanciare frecciate al suo segretario di partito, senza apertamente propendere per il No ma neanche risparmiando nulla alla campagna renziana sulle riforme. In fondo, il vantaggio per vedere una sconfitta del ddl Boschi porterebbe al 99% un’anticipazione del Congresso e lì la guerra potrebbe davvero essere a 360°. Intanto una piccola rivincita molto “social” arriva per il premier: per la scelta della data del referendum, arrivata due giorni fa e fissata per il 4 dicembre, il referendum costituzionale ha infiammato non solo il dibattito politico ma anche le conversazioni degli italiani su Twitter: nel giorno dell’annuncio, il volume di “cinguettii” è più che triplicato rispetto al giorno prima (+222%). In testa ai personaggi più menzionati il 26 settembre c’è Matteo Renzi. Andando indietro nei mesi, tra il 28 luglio e il 26 settembre sono stati 687.224 i tweet dedicati al referendum. Interesse destinato a salire, ma i contenuti saranno via via più dibattuti o l’interesse crescente si imbatterà in abbozzati scontri politici?