“Il referendum costituzionale è un passaggio rischioso, ma è impossibile effettuare il cambiamento in Italia senza rischi e sono fiducioso”, lo dice Matteo Renzi, i premier sotto l’occhio del mirino di tutte le opposizioni italiane che attendono il passo falso con la vittoria del No il prossimo 4 ottobre. Il premier lo ha detto in una intervista alla Bbc questa mattina in cui per la prima volta ha ammesso – non un caso che lo abbia fatto ad un’emittente straniera – che le urne potrebbero essere un passaggio molto complicato per il proprio Governo. «Penso – si legge nel report di Katya Adler – che pochi italiani diranno no alla riduzione della burocrazia e degli stipendi dei politici. E’ una cosa buona per gli italiani quindi non sono preoccupato». Si legge tra le righe una certa insofferenza per il No corale di tutto l’arco politico praticamente e allora tenta ancora una volta di attaccare per primo, ma sembra più in un angolo in un uno-contro-tutti: «Le opposizioni – ha concluso il premier – hanno un obiettivo nobile dal loro punto di vista: buttare giù il governo. Io ne ho uno un pochino più nobile: tirare su l’Italia. Loro hanno un disegno chiaro, che io rispetto, ma che non condivido. Io dico loro: provate pure a buttarmi giù, ma fatelo quando ci saranno le elezioni politiche, non fatelo oggi che si vota su una riforma storica, che non è la riforma che può rafforzare Renzi o il Pd, ma è la riforma che può cambiare l’Italia: è come un treno che passa una volta e la seconda non ricapita più».
Una novità sul fronte del No al referendum costituzionale arriva da un vertice improvviso ad Arcore: il centrodestra batte un colpo e di colpo si ritrova unita e con un unico obiettivo da qui fino al 4 dicembre. Renzi ha avuto “il tocco magico” per riunire un fronte come quello del centrodestra fratturato e molto poco in salute negli ultimi mesi, e lo ha fatto proprio con la battaglia rilanciata del voto sulle riforme costituzionali. Ieri dunque a sorpresa il vertice ad Arcore che ha visto di nuovo Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi insieme per ribadire la battaglia da compiere. «Il centrodestra è unito nella campagna referendaria per il No. I tre leader hanno concordato sulla necessità di un forte impegno del centro destra, unito nella battaglia contro una falsa riforma, che non riduce i costi della politica, non rende le istituzioni più efficienti, ma limita gli spazi di democrazia nel paese e rischia di affidare a una minoranza non rappresentativa poteri illimitati, senza adeguati controlli e contrappesi», afferma la nota diffusa in serata dai tre apparati di comunicazione di Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Renzi, il referendum contestato su senato e centralismo dello stato rispetto alle regioni e soprattutto la ghiotta possibilità di diminuire la forza apolitica attuale del premier fiorentino sono i punti chiave della mossa del centrodestra: resta da capire se questa rimarrà solo una compattezza elettorale e non si sfalderà appena salterà fuori un altro argomento già divisivo (non sappiamo, ma tipo l’immigrazione ci suggerisce qualche indizio di possibile complicazione). «È il contrario di quello di cui l’Italia ha bisogno: istituzioni efficienti, nelle quali finalmente i cittadini possano di nuovo riconoscersi, dopo anni di governi che non hanno mai ricevuto il voto degli italiani. La vittoria del No non sarà un salto nel buio, né la fine di un processo riformatore», conclude la nota. Una battaglia vera o un “carosello” anti-Renzi pronto ad eventuali spaccature subito dopo il voto del 4 dicembre? (Niccolò Magnani)