“Siamo determinati a lavorare per il bene della città. Queste dimissioni non ci spaventano. Diamo fastidio ai poteri forti ma siamo uniti e determinati”. Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha commentato così le dimissioni a catena nella sua giunta e nelle municipalizzate romane. Anche se per Antonio Polito, vicedirettore ed editorialista del Corriere della Sera, i poteri forti “non possono essere all’origine di questa crisi che al contrario è stata tutta preparata nella cucina di M5s. Cascano le braccia di fronte al fatto che la Raggi non sia riuscita a evitare un effetto domino di queste proporzioni”.



Quanto sta avvenendo a Roma dipende da una dinamica all’interno del Movimento 5 Stelle nazionale?

No, all’origine della crisi non ci sono scontri a livello nazionale tra esponenti come Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio o Roberto Fico, che non sembrano affatto essere in guerra tra di loro. Ritengo che la crisi dipenda da un conflitto tutto romano, cioè dal fatto che c’è un gruppo di persone vicine alla Raggi che non hanno mai digerito l’arrivo di tecnici e magistrati che sono stati fatti assessori e capi di gabinetto. E’ piuttosto l’effetto di questa crisi a essere nazionale, in quanto la politica dei Cinque Stelle oggi si identifica proprio con la volontà di dimostrare la capacità di governare Roma.



Una dei cinque dimissionari, Carla Raineri, ha detto: “Sono andata via prima che arrivasse la revoca”. Significa che il problema non era la revoca stessa, bensì che c’è un clima “malsano” in Campidoglio?

In effetti la Raineri è stata convocata alle 23 dal sindaco, che le ha comunicato il parere ricevuto dall’Anac di Raffaele Cantone. Se si fosse voluta mantenere aperta la collaborazione, si sarebbe potuto rifare il provvedimento di nomina così da perfezionarlo anche in presenza delle obiezioni di Cantone. Invece la Raineri si è dimessa, e di conseguenza durante la notte il sindaco ha pubblicato su Facebook il comunicato con il quale le ha revocato l’incarico.



Lei come si spiega questa rottura?

La richiesta di parere all’Autorità di Cantone era stata scritta dal vice capo di gabinetto, Raffaele Marra, precostituendo i motivi della revoca. Al fondo di questa vicenda c’è una guerra intestina mai placata. D’altra parte si sapeva che l’ex assessore al Bilancio, Marcello Minenna, faceva un blocco unico con la Raineri, e che quindi si sarebbe dimesso a sua volta insieme agli altri tre. Cascano le braccia di fronte al fatto che la Raggi non sia riuscita a evitare un effetto domino di queste proporzioni.

La Raggi ha detto: “Diamo fastidio ai poteri forti”. E’ davvero così?

Intanto i poteri forti in Italia sono debolissimi, e quindi è un’espressione che non ha senso. E’ possibile che la giunta Raggi abbia infastidito chi, avendo potere, era abituato a trattare con la giunta comunale con maggiore capacità d’influenza. Queste persone potenti non possono essere però all’origine di questa crisi, che al contrario è stata tutta preparata nella cucina di M5s. I cinque che si sono dimessi erano stati scelti dal Movimento: Alessandro Solidoro in particolare era stato nominato un mese fa alla guida di Ama.

 

A questo punto che cosa deve fare la Raggi per salvarsi?

Innanzitutto bisogna capire che cosa deve fare il Movimento 5 Stelle per salvarsi. Questa è una partita in cui se la Raggi fa harakiri, a morire saranno anche tutti i Cinque Stelle a partire da Di Maio, che è il candidato in pectore come presidente del Consiglio.

 

Lei che cosa consiglia ai Cinque Stelle?

M5s deve scendere a patti con la democrazia rappresentativa. Il popolo ha eletto direttamente il primo cittadino con un plebiscito di voti. A questo punto la Raggi risponde soltanto ai romani e deve essere lasciata libera di fare le scelte che ritiene giuste. Lo ritengo un punto cruciale. Nel caso della raccolta rifiuti, la Raggi ha sostenuto la soluzione Muraro che nei fatti ha dimostrato di funzionare.  

 

Perché in M5s è così difficile digerire il fatto che la Raggi lavori in modo autonomo?

Perché M5s si considera come un insieme di feudi, personalità, gruppi e militanti, ciascuno dei quali vuole dirigere la politica comunale. La Raggi deve sostituire queste persone con nomi credibili, perché per governare una città come Roma ci vogliono persone competenti che conoscono le leggi e le sappiano applicare. Tra i militanti di M5s non sono ancora maturate personalità di questo tipo.

 

Le Olimpiadi possono avere fatto da catalizzatore di questa crisi?

Non credo. Chi vuole che la Raggi dica di sì alle Olimpiadi a Roma, ha interesse ad avere una giunta nella pienezza dei suoi poteri. Al contrario da questo caos e confusione non può nascere una maggiore disponibilità di M5s a dimostrarsi come forza di governo. Casomai è vero il contrario, e cioè che dalla rabbia e delusione può nascere un’estremizzazione delle posizioni. Mentre da una giunta che lavora in tranquillità ci si può aspettare anche che superi qualche tabù della base di fronte all’ovvia necessità di governare una grande città.

 

(Pietro Vernizzi)