Lo scontro a livello politico del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre 2016 assume toni duri, con il testo stesso del quesito referendario che viene di nuovo messo sotto accusa dalle opposizioni: Renzi e Boschi già lo avevano difeso dicendo che il testo rispecchia il titolo del ddl e dunque è assolutamente nella legge. Ma oggi Beppe Grillo sul suo blog pubblica un testo “rivisitato” e riscritto contro quello “renziano”: «Una scheda vergognosamente faziosa, mistificatoria e incompleta», scrive Morra del M5s su Facebook, mente la scheda viene riscritta di grillini per una «Una scheda onesta che mette i cittadini davanti alla verità, nella condizione migliore di poter scegliere dovrebbe recitare». Su questo punto, si può dissentire visto che se è la faziosità il problema, in queste righe “qualche problemino” lo troviamo lo stesso. «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “l’elezione dei senatori ad opera dei segretari dei partiti anziché dei cittadini, la concessione dell’immunità per consiglieri regionali e sindaci che faranno un doppio lavoro, il mantenimento dei costi sostanziali del senato, l’accentramento di competenze regionali, ma solo per le 15 regioni ordinarie, la triplicazione (da 50mila a 150mila) del numero di firme per le leggi di iniziativa popolare”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n.88 del 15 aprile 2016?».



Che non ci stia provando Renzi su referendum costituzionale a cercare una via d’uscita per guadagnare i voti necessari al Sì sulla riforma Boschi non si può certo dire: il premier è preoccupato che l’arco politico ostile al voto e alla sua persona possa alla fine convincere la maggioranza degli italiani alle urne il prossimo 4 dicembre. Da un lato si può dire gergalmente “l’ha voluto lui” con tutti i mesi di battaglie personali e con la scommessa della sua personalissima carriera sul voto che prevede la ridisegnazione del Senato, della burocrazia e delle autonomie regionali. Dall’altro proprio i contenuti del referendum ancora sono “sconosciuti” ai più per via della troppa bagarre politica scatenata contro la persona di Renzi. Come forse giustamente affermava Pisapia, non certo un renziano, in discussione non è la democrazia e con il Sì non instaura il regime: ma allora si riuscirà ad arrivare ad una discussione più o meno concentrata sui temi della legge? Difficile, intanto Renzi le prova tutte e attacca. «A me costa fatica perché credo che l’Italicum sia la legge elettorale perfetta, funziona benissimo. Ma sono pronto a fare una discussione vera e anche a cambiarla. Perché la legge elettorale è meno importante del referendum, così come la mia carriera personale è meno importante del referendum. Mi va bene trovare le ragioni che ci uniscono», ha detto stamattina in un incontro a Perugia proprio sulla campagna elettorale pro-referendum.



Il referendum costituzionale forse dopo il voto del 4 dicembre, a prescindere dal risultato, starò un grande respiro per i premier: una bufera ogni giorno, scontri interni, esterni e il ruolo stesso di segretario dem e presidente del Consiglio messi in discussione dal destino del voto sulle riforme costituzionali. Per Renzi non certo semplice da gestire, ma per l’intero arco politico la campagna elettorale metterà a nudo (e già lo sta facendo) tutte le fragilità e i punti deboli degli attuali partiti italiani. L’ultima? Arriva con l’intervista di Matteo Renzi al Foglio, dove ha affermato «Inutile girarci intorno: i voti di destra saranno decisivi al referendum. La sinistra, ormai, è in larghissima parte con noi». Bufera, come prevedibile nel Pd con la minoranza che reclama la differenza di vedute sul voto del referendum ribadendo il convinto No alla riforma Boschi-Renzi: «Il referendum si vince a destra…non è una bella frase, detta dal segretario del Pd e non è una bella frase detta dal presidente dl Consiglio – osserva Gianni Cuperlo – ho sempre pensato che noi dovessimo cercare, sia nella fase in cui la riforma è stata costruita, scritta, votata, che nella fase in cui il popolo italiano si pronuncerà, di tenere assieme questo Paese. Rischiamo di svegliarci il giorno dopo il referendum, chiunque vinca, con istituzioni non più solide ma più fragili, con un Paese più diviso e anche con una sinistra più divisa», chiude Cuperlo su Repubblica, letteralmente imbestialito. Il premier infatti è andato oltre nell’intervista al Foglio di Cerasa, specie quando ha detto «La questione vera oggi è la destra. E l’elettore di destra oggi si trova di fronte a due scelte: votare sul merito, non votare sul merito. Se la scelta diventa votare sul merito vota sì. E sono certo che alla fine andrà così. Sulla scheda elettorale in fondo non c’è scritto: volete voi cancellare dalla faccia della terra il governo Renzi. Il governo Renzi può essere cancellato ogni giorno in Parlamento, in qualsiasi momento, o alle elezioni politiche, dai cittadini. Oggi si discute di altro. Oggi si discute di Italia, non di una persona». E la bufera? È assicurata, of course…(Niccolò Magnani)

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