Intervenendo al forum della Stampa, il ministro Boschi prova a replicare sul referendum costituzionale alle bordate di Massimo D’Alema che sta sconvolgendo la campagna per il voto di novembre all’interno del Pd: il ministro che ha firmato la legge sulle riforme costituzionali, prosegue nel suo tour per l’Italia per provare ad illustrare le ragioni del Sì. Sugli attacchi del leader della minoranza dem, il Ministro delle Riforme replica così sul fronte dell’Italicum, sempre più discusso a doppio filo con il voto del referendum: «questa legge elettorale potrebbe cambiare nel tempo e nel rivedere la Costituzione non possiamo esser vincolati a una specifica legge elettorale. Io sono convinta che sia meglio una legge maggioritaria come l’Italicum. Guardiamo alla Spagna: tre poli, e senza ballottaggio. Cosa è successo? Sono dovuti andare a votare due volte in un anno, sono piombati nella instabilità e incertezza». La Boschi non condivide il fatto che l’accoppiata riforma-legge elettorale produca un impoverimento della vita democratica, ovviamente, e replica la possibilità del cambiamento dell’Italicum ma in maniera “del tutto slegata al voto dei prossimi mesi”. Anzi, «Al referendum non si voterà sulla legge elettorale. Anzi, se vince il sì la Corte costituzionale dovrà pronunciarsi sull’Italicum» chiude il ministro Boschi.



Il referendum costituzionale entra nel vivo delle discussioni, anche se rimane sempre un alveo di distanza tra i contenuti reali delle riforme del Ddl Boschi e la posta in pali politica che sussiste nel voto di fine novembre. Il Premier Renzi ha parlato in ieri dal G20 in Cina e sul referendum costituzionale ha confermato che entro il 13 ottobre verrà decisa la data, e dunque entro fine novembre, massimo inizio dicembre. Ma la scelta di Massimo D’Alema è ormai chiara, ovvero di scendere direttamente in prima persona contro il proprio stesso partito proponendo la campagna “dem per il no” contro il voto del referendum costituzionale, fulcro del governo Renzi. “La maggioranza che ha cambiato la Costituzione non aveva il mandato per farlo. E’ una maggioranza trasformista, formata grazie alla trasmigrazione di parlamentari eletti sulla base di una legge incostituzionale. Sarebbe un vizio di origine grave che costituisce un precedente preoccupante”, ha affermato ieri a Roma per la presentazione del movimento “i dem per il No”. Poi si passa ai contenuti, finalmente, con le ragioni del No per l’ex premier leader della minoranza dem in seno al Pd, e qui sorge la vera sfida a Renzi perché finalmente politica: «mix tra riforma costituzionale e Italicum riduce «la questione democratica al tema della governabilità, ma la democrazia non può essere ridotta a governabilità e non sono le leggi elettorali a garantire la stabilità dei governi». Secondo D’Alema, «la teoria la sera stessa si saprà chi ha vinto è priva di fondamento: se l’Italicum sarà riconosciuto costituzionale basta che 35 deputati cambino opinione e la governabilità è finita». Se la Carta Costituzionale, è come se dicesse D’Alema, viene relegata a semplice legge viene meno di tutta la stabilità delle Istituzioni: a questo cosa risponde Renzi? Le prossime tappe in Puglia del premier proprio per la Campagna del Sì partiranno certamente da questo punto, non volendo rimanere “indietro” rispetto al suo più ostico rivale interno al Partito Democratico. (Niccolò Magnani)

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