“Eventuali dimissioni di Virginia Raggi, sia che avvengano per scelta personale sia che siano provocate dal suo gruppo consiliare, sarebbero il suicidio di M5s in quanto certificherebbero che è incapace di governare grandi città e quindi lo stesso Paese”. Lo afferma Antonio Padellaro, giornalista e scrittore, ex direttore de l’Unità e de Il Fatto Quotidiano. Ad aggravare le difficoltà in cui versa la giunta Raggi nei giorni scorsi è stata la notizia che l’assessore all’Ambiente, Paola Muraro, è indagata da aprile. Il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, ha scritto un comunicato nel quale denuncia: “Da due anni chiedo una maggiore organizzazione e regole certe, condivise da tutti gli eletti portavoce attraverso un incontro pubblico, un meetup nazionale, come deve essere nello spirito di partecipazione del Movimento. Invece si legge sempre più spesso di incontri a porte chiuse e decisioni prese dall’alto. Alla luce di tutto questo, il direttorio dovrebbe oggi rassegnare in blocco le proprie dimissioni per non aver saputo gestire il Movimento”. Nella serata di ieri una riunione fiume del direttorio nazionale di M5s ha valutato tutte le opzioni; Luigi Di Maio ha annullato la sua partecipazione in tv a Politics.



Padellaro, lei che idea si è fatto di quanto sta avvenendo a Roma?

Siamo di fronte ai continui problemi che questa giunta sta incontrando al proprio interno, prima ancora di potere affrontare in modo strutturato e progettuale le gravi questioni che affliggono Roma da moltissimo tempo, e certamente non per colpa del Movimento 5 Stelle. Il paradosso è che M5s si trova a dover risolvere problemi che sono stati creati da altre amministrazioni di destra e di sinistra, ma nel momento in cui si mette al lavoro si impantana in una serie di questioni interne, frutto di inesperienza e di errori. In questi due mesi e mezzo M5s non è ancora riuscito a dimostrare la sua capacità di governo della città, mentre ha dimostrato la sua incapacità di fare squadra.



L’errore di fondo è stato pensare di poter governare la città con i criteri giacobini della trasparenza?

No, tanto è vero che a Torino M5s non ha gli stessi problemi che ha a Roma. A Livorno li ha avuti all’inizio, ma poi li ha superati, mentre a Parma non li ha avuti affatto. Eppure sono tutte città governate dai Cinque Stelle, mentre in altri centri più piccoli ci sono state epurazioni ed espulsioni.

Per Federico Pizzarotti, i problemi di Roma nascono da “una grave mancanza di regole chiare a tutti” all’interno di M5s. Condivide questa analisi?

Innanzitutto trovo che Pizzarotti sia un buon sindaco, che si è ritrovato a gestire fin dall’inizio un baratro di debiti. Parma era una città fallita, e sia pure con grandi difficoltà il primo cittadino è riuscito a sanare almeno una parte dei problemi che aveva lasciato la destra. Il sindaco di Parma ha perfettamente ragione anche nella sua analisi su M5s. Il vero problema è questo direttorio che non si sa quali poteri abbia, questa mancanza di regole, questo spirito un po’ settario, in quanto M5s dà la sensazione di essere una setta.



E’ questo il vero problema di M5s?

Sì. Quest’aria da gruppo chiuso, con regole che non conosciamo, non va bene perché i Cinque Stelle non sono più una forza di opposizione minoritaria, bensì un movimento che si candida a governare grandi città e lo stesso Paese. Ma come possono farlo se non cambiano proprio la struttura e la filosofia del loro gruppo dirigente?

 

Perché i problemi di M5s vengono fuori tutti adesso?

Non dobbiamo dimenticare l’assenza di Gianroberto Casaleggio. La sua morte ha causato dei problemi a catena, nel senso che Casaleggio era l’unico nel Movimento che aveva una visione politica e, conoscendo i difetti della sua creatura, sapeva prevenirli. Se oggi fosse ancora vivo, la nuova giunta di Roma avrebbe avuto meno problemi. Casaleggio era l’unico che poteva dire alla Raggi: “Così non va bene, devi comportarti in un altro modo”.

 

Perché Grillo non è capace di giocare questo ruolo?

Grillo non è capace di fare questo. E’ stato uno straordinario motivatore, ma non ha neanche voglia di mettersi a mediare tra le beghe di questi personaggi con una levatura anche abbastanza modesta. La Raggi a Roma soffre dunque della mancanza di un riferimento forte a livello nazionale.

 

La Raggi riuscirà a durare?

Intanto stiamo parlando di un sindaco in carica soltanto da due mesi e mezzo. In ogni caso noi abbiamo due possibilità. La prima è che la Raggi sia costretta alle dimissioni, e che quindi Roma sia di nuovo commissariata e si ritorni a votare. Ma è pensabile che M5s voglia suicidarsi in questo modo? Le dimissioni della Raggi, sia per scelta personale sia provocate dal suo gruppo consiliare, sarebbero il suicidio di M5s in quanto certificherebbero che è incapace di governare grandi città e quindi lo stesso Paese.

 

(Pietro Vernizzi)