Il coro di No per il referendum costituzionale è riempito sempre di più da esponenti delle Regioni – ovviamente in prima linea quelle di colore politico opposto al Pd – che lamentano le decisioni all’interno delle riforme costituzionali del pacchetto Boschi-Renzi, sul tema delle autonomie. Con la vittoria del Si al referendum infatti numerose competenze che fino ad ora erano in mano alle Regioni, tornano allo Stato che tramite la nuova struttura del Senato sarà il compito di regolarle. «Siamo per il No convinti perché questa riforma cancella le Regioni e riporta il sistema delle autonomie prima degli anni 70, quando non c’era alcuna autonomia per sindaci e territori. Siamo contrari e lo diremo unitariamente il 15 di ottobre in Lombardia, spiegheremo le ragioni del no e la nostra proposta alternativa che valorizzi il territorio e le autonomie senza cancellarli», ha detto ad un evento ad Imperia il Governatore della Lombardia, Roberto Maroni. Detto questo, lo stesso Maroni assieme al Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, non ha escluso un incontro specifico sul No al referendum: «Vogliamo Regioni in cui chi governa bene viene premiato e chi governa male viene punito».



Il referendum costituzionale chiama ad un bivio il Partito Democratico che una volta di più dovrà decidere se scegliere la strada anti o pro Renzi – e allora la minoranza dem andrà compatta per il No – o se invece scaligere in base a coscienza propria e priorità del Paese. Un terzo e altrettanto probabile fatto potrebbe essere la scelta di seguire il vantaggio del Pd per non dover destituire un governo a un anno dalle elezioni: al netto di tutto questo, le dichiarazioni di questi giorni sono indicative per capire quale strada prenderà il Pd. Intanto un momento simbolico ma importante per vedere come si schierano i dem, sarà il 15 settembre quando alla Festa dell’Unità di Bologna si sfideranno Matteo Renzi e il presidente Anpi Carlo Smuraglia per il dibattito tra il Sì e il No al voto del referendum di novembre. Giovedì prossimo alle 21.30 l’appuntamento che verrà moderato da Gad Lerner e che segnerà a livello mediatico un primo vero punto a favore del Sì o del No delle riforme costituzionali nel ddl Boschi. Un Pd che dovrò vedere, di fronte allo schieramento evidente della sinistra radicale e dei partigiani, a suo volta come potrà e vorrà schierarsi: la minoranza dem seguirà la tradizione o si dividerà a sua volta?



Il referendum costituzionale sbarcherà nelle urne degli italiani tra il 15 novembre e il 5 dicembre, come detto da Renzi ed entro il 13 ottobre si avrà la data certa dal CdM. Ma intanto le schermaglie sui contenuti e sullo sfondo politico di questo voto proseguono senza sosta: dopo l’annuncio di Renzi in tv e gli attacchi contro il Comitato del No costruito da Massimo D’Alema, interno al Pd, prende parola intervistato ieri sera dall’Huffington Post un altro leader della minoranza dem, ovvero Pier Luigi Bersani, che però sul fronte referendum si tiene assai più cauto. «Io non faccio comitato del No. Certo, ci si sono difetti nella riforma, come per esempio eliminare l’ipermaggioritarismo della legge elettorale. Insomma pensiamo di vincere sempre noi nel prossimo secolo?». Nè No, né Sì: Bersani si distanza sia da D’Alema che dal suo segretario premier, visto che questi difetti la riforma costituzionale per lui non si può accettare. «Il governo e il Pd assumano una iniziativa seria per una modifica radicale dell’Italicum e per una legge che stabilisca l’elettività dei senatori». Qualche leggero attacco ironico consueto per la sua figura – “dimostrino di fare sul serio. E per farlo non serve il mio Sì: sono due anni che fanno senza di me, anche stavolta non casca l’asino se continuano a farlo. Ma basta con le dichiarazioni verbali” – e poi la chiusura finale in cui ribadisce che il suo appoggio al partito non è per un “Basta un Sì” renziano o un “Dem per il no” dalemiano. Ma allora cosa propone? «Non voglio dare indicazioni sul referendum. Ognuno faccia come vuole, ognuno si faccia la sua idea», l’impressione è che ancora nel Pd vi sia molto, molto fumo e l’arrosto sia ben lontano dalla cottura perfetta… (Niccolò Magnani)

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